La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 20-21 - 2-9 luglio 1922

~ivista Storica Settima:n.ale di I?olitica Anno I. - N. 20-21 --------- Edita dalla --------- Casa Editrice Energie Nuove fondata e diretta da PIERO GOBETTI TORINO - Via Venti Settembre, N. 60 - TORINO Per il 1922: L. 20 (pagabile in due quote di L. 10) - Sostenitore L. 100 - Estero L. 30. UN NUJM:ERO LIRE o,~o (Conto C<>rrente Postale)-------- SOMMAR I O: La Rivoluzione Liberale: I popolari. - N. PAPAFAVA: Popolari e liberali. - M. LAMBERTI: Il miglioliemo. - P. GODETTI: Don Sturzo. - P. G., A. MONTI, li[, IlROSIO: Problemismo popolare (Politica scolastica • Decentramento - Siedacalismo). - ANTIGUELFO: Esperienza liberale. - A. GRAMSCI: I Popolari. I POPOLARI Il partito popolare è nato con un programma. eclettico : ha trovato nella praxis la sua realtà e la sua distinzione. Bisogna dunque valutarlo nella pra.xis oltre il contenuto del programma. I popolari trovano attraverso la lotta politica la loro antitesi nei fascisti e .nei comu11.Ìsti.Anche nel Risorgimento i clericali e i gesuiti combattevano senza pace i veri liberali (Spaventa, Bertini) e i mazziniani. I popolari di oggi non sono i clericali di ieri e meno che mai assomigliano a.i liberali (checchè ne pensi Salandra) i fascisti : i comunisti, im•ece di vantar diritti, si sdegnerebbeto di venir paragonati ai mazziniani. Ma sarebbe difficile trovare analogie di ra.pporti fuor di quelie accennate; impossibile, se non per questa via, risa.lire alla tracli7.,1one. Il partito popolare non teme il centro sinistro, non si sdegna verso i moderati atei, come Passaglia non era solo tra i preti a far l' occhioiino a Cavour. Gesuiti (e popolari) han temuto (e temono) i fermenti religiosi, gli slanci cli intolleranza, le rigide intransigenze rivoluzionarie o anti-legittimiste. Il partito popolare è monarchico appunto nella sua indifferenza verso la monarchia, che eredita dalla più pura tradizione cli monarchismo giolittiabo (si può esaltare una realtà che vive di transazioni, cauta, guardinga, blanda e silenziosa"). E' monarchico (si salvi solo in parte Don Sturzo) perchè moderato. Incute paura ai cònservatori ogni possibilità cli rivoluzio.ne religiosa: e la repubblica (quando non è la repubblica di E. Chiesa) è la premessa politica della rivoluzione antidogmatica. Si può convertire Mussolini, ma non ci si può fidare cli Grandi: il fascismo è confusionario, incerto e perciò poco pericoloso; ma è meglio vedere chiaro. I ccmunisti tengono buoni rapporti con Satana e pariano al popolo cli autonomia come l'aborrito Mazzini. Biscgna temere le minoranze (furono le minoranze ad occupare Roma) e sventare la rivoluzione (per ridurre i limiti della lotta politica). La Chiesa vuol cou·servare le sue posizioni e vogliono conservarle le classi dirigenti. La Chiesa è sempre stata una gerarchia che ha costretto tutte le forze nei quadri della tradizione e nell'online dell'immobilità : il criterio per la distribuzione delle cariche v'è assai più reazionario cbe no.n sia il principio d'ereditarietà. Gli interessi delle classi pohtiche clominautì, prossime ad esaurirsi, hanno sempre trovato analogie e coincidenze con questo processo conservativo della gerarchia ecclesiastica. Per rep1im.ere gli sforzi all'autonomia delle nascenti aristocrazie la classe ecclesiastica porta i_ndono alla reazione politica il rnbdolo gioco di una prnpaganda democratica. La Chiesa può sempi·e proclamare senza timore le sue intenzioni cli parlare al popolo. I Gesmti per salvare il feudalismo potevano proclamare nel 70 0 anche il re2"icidio Nello stesso modo il P. P. I ubbiclisc~ a un~ logica di conservazione. - • L'ultima resistenza alla rivoluzione laica all'aut()nomia del popolo è l'illusione rifor'. 1~sta._ Si ]YUÒ far cr_ollare_nellemasse lo spinto cli sacnfic10. S1 predica la tranquillità, la pace, 11 benessere : merce buo.na per accompagnarsi con la minor età e lasciare l'esigenza cli una tutela; i popolari sono ... democratici e per amore del popolo non si stan. cheranno di guidarlo alla rassegnazione e alla tolleranza. Senonchè sotto le prediche c'è la realtà storica. La nuova tolleranza. dei popolari, il loro utilitarismo li obbliga a scendere sul terre.no della modernità e - anche se essi sono riusciti a corrompere l'autonomia del socialismo adeguandolo a sè - han finito per accettare le premesse laiche. Queste premesse saranno mantenute o respinte - inutile la previsione - ma oggi la loro insopprimibile validità e la loro importanza cli fronte al popolo è, come dimostra il Papafava, cli natura libera.le. Anche la transigenza riformista suscita virtù e coscienze anti-clogmatiche. Il problema delle relazioni tra Stato e Chiesa è sempre stato in Italia così acuto e pericoloso cbe bisogna trattarlo con molta cautela. Se il partito popolare riuscirà alla iuuzione che gli assegna Papa.fava di migliorare questi rapporti non avrà avuto certo nell'empiria politica una lieve importanza. LA RlVOLUZTOXE LIBER.H,E. POPOLARI E LIBERALI Prima cli tutto occorre intendersi sul significato del tennine liberalismo. A queste parole si fanno forse corrispondere due concetti diversi. Infatti il liberalismo può essere un metodo politico ed una teor;a filosofica. Come filosofia l' idea liberale è l' antitesi assoluta al realismo ossia a qualsiasi forma cli dogma e cli ves-ità. Non esiste nessuna verità data alla quale lo spirito umano debba tendere come meta suprema; n.nica. realtà è ia libera attività clelio sp[rito. Infatti a rigore libertà e verità sono concetti contraclditori. Data la verità essa si impone per sè stessa negando· la libertà e data la libertà questa non può riconoscersi vincolata ad alcuna verità. Il liberalismo, inteso come negazione di qualsiasi verità o fin.e, è la logica concezione sto1-ica deil'iàealismo assoluto. ~on esiste una verità su.prema, n1a tutte le e( verità » non sono che termini della eterna dialettica storica. Questo modo di pensare è evidentemente contra.rio a qualunque dottrina realista che creda cioè in una qualsiasi forma cli verità suprema. Invece il liberalismo come metodo politico è la clerivazione pratica clel1'agnosticismo (realismo negativo) e può essere anche ammesso dal dogmatismo tollerante. Il liberalismo come metodo non nega nessuna verità, esso esige soltanto che a 91,esta verità gli uomini giungano per intrinseca convinzione e non per estrinseca coercizione. In questo senso il liberalismo non è che libera concorrenza fra le « verità» e conv-inzione che questo sia appunto il melodo migliore per far trionfare la verità suprema. Ciò che è vero deve imporsi per sè stesso; la libertà è insomma la prova della ,·erità. Questo e nulla più mi sembra debba essere il credo del liberale in senso politico. Libertà come migliore mezw per raggiungere la verità. on voglio qui discutere i rapporti fra queste due forme di liberalismo e considerare se e quando esse vengano a coincidere; dico soltanto che un realista non può accettare il liberalismo filosofico mentre può benissimo accettare quello politico. La Chiesa cattolica depositaria cli una mor:ile assoluta ed erede della tradizione aristotelica tomistica è la ma.ggiore rappresentante del realismo. Da ciò l'imnossibilità di una sua c011ciliazione col l!ibe~alismo filosofico. In questo senso è a$Sai difficile essere cattolico e liberale, ossia idealista. Invece non è affatto assurda una conciliazione fra cattolicismo e liberalismo politico. La Chiesa può infatti benissimo accettare il metodo della libertà senza negare in nulla l'assoluta dogmatica verità della sua legge morale. Ammettere il confronto fra le altre e la propria verità non significa negarla, ma anzi confidarvisi maggiormente. La storia moderna come umanesimo, rinascimento, riforma è la reazione alla teocrazia medioevaie, e perciò alla Chiesa che ne fu la massima rappresentante; portato alle sue estreme consegu<;!nze questo movjmeuto doveva sboccare nell'idealismo o nell'immanentismo assoluto. Negli ultimi cinquanta anni precedenti la guerra europea si poteva veramente credere al tramonto della Chiesa, al riso] versi della morale sociale nella così eietta eticità dello stato, alla fine della trascendenza. e del r~}ismo e al trionfo dell'immanentismo e dell'idealismo. :i\Ia è sopraggiunta ia guerra mondiale. Evidentemente questo è un fatto cli cui bisogna tene1· conto ed è difficile che la sto1-ia mantenga inalterato il suo corso dopo un simile cataclisma. In questo senso si può forse dire che la guerra. segna la fine dell'umanesimo. Non ~i può negare che la filosofia. della volontà, deìia potenza e clei1a lotta abbia avuto 1.,na connessione con la guerra. Ls. guerra è una tirannide anarchica ed in questo essa dimostra la sua parentela con l'ideaiismo assoluto che nelle sue concezioni politiche oscilla perennemente fra tirannide ed anarchia. Lo stato è un Assoluto, ma de,·e essere il « proprio stato», il che in pratica significa che ognuno deve ritenere la propria concezione dello stato come assoluta e che quindi ognuno può imporre questo assoluto al prossimo. Questi errori derivano dal credere che si possa risolvere la reale pluralità ed eterogeneità degli spiriti in una astratta e teorica u.nità senza comprendere che per ottenere appena in parte questa unità è necessario un principio che almeno dalla maggioranza degli individui sia sentito non come immanente o soggettivo, ma come trascendente ed obbiettivo. Secondo il mio parere questo è l'unico insegnamento che si possa trarre dal dilm·io universale della guerra mondiale. Oggi il mondo ha molto più bisogno cli « verità » che di libertà e paiono vani tutti quei tentativi cli soccorrere la società con quegli indirizzi di pensiero che forse han.no contribuito a gettarla nell'ultima crisi. Pensare nel 1920 come nel 1914 è assurdo. La Chiesa ·che ha avuta la grande saggezza cli mantenersi fedele ad una concezione assoluta ed obbiettiva della morale può così presentarsi oggi come un'àncora di salvezza all'umanità sconvolta da un eccessivo soggettivismo. Ma se la storia sembra aver conclapnato le estreme conseguenze dell'idealismo filosofico, figlio dell'umanesimo, questo non significa certo che si debbano rinnegare tre secoli cli storia. Un periodo di tale importanza cle'V'epure avere un contenuto idea.le inestinguibile; esso secondo me consiste nel principio che la libertà è il miglior metodo per mantenere la convivenza sociale e l'unico vaglio della ve1-ità. Questo, in fondo, è il pensiero della fisiocrazia anglo-francese e l'idea madre del nostro risorgimento; non per nulla essa è comune a Mazzi.ni e a Cavour. Se il liberalismo idealista conduce alla negazione di ogni verità obbiettiva, il liberalismo politico vuol soltanto sottoporre ogni verità al controllo dei liberi confronti. Ma anche questa forma di liberalismo fu più o meno accanitamente combattuta dalla Chiesa. Basta, ricordare il sillabo e l'ostilità al risorgimento· italiano. Ma per quanto combattuto, il metodo liberale e il gover.uo democratico rappresentati•vo si affermarono vittoriosamente. Da ciò quel distacco fra storia e chiesa che da Pio IX a Pio X sembrava incolmabile. Sorsero allora alcuni movimenti riformatori nell'ambito stesso della Chiesa ed abbiamo il modernismo e la democrazia cristiana. Pio X li condannò, ed in quanto il modernismo poteva condurre all'idealismo ebbe ragione poichè salvò il pripcipio realista su cui la Chiesa deve poggiare, ma la stessa Chiesa si valse nel suo spirito di questo movimento idealista in quanto le facevano riacquistare il contatto con la storia viva. Il successore. cli Pio X avrebbe seguito la via delle tacite riforme anche se non fosse sopraggiunta la guerra mondiale. :Ma questa accellerò il processo di modernizzazione pratica della Chiesa. Il trionfo delle democrazie occidentali, e il crollo del!' Austria e della Prussia, ultimi residui di assolutismo e cli teocrazia, la vittoria dell'Italia che dimostra la solidità materia.le e spirituale del suo Stato contro cui è va.no lottare più o meno subdolamente, devono aver fatto svanire le ultime speranze dei cattolici intransigenti. Con l'abolizione del non-expeclit la Chiesa dimostrava cli rassegnarsi allo stato democratico liberale, con la costituzione del partito popol:tre essa invece lo riconosce e lo accetta. Questa è la grande importanza storica del P. P. I. La Chiesa imr::.obi!e nella kttera si è d;tuostrata ancora una volta agile nello spirito poichè essa dà il suo appoggio ad un partito che concreta nella pratica i postulati ,-itali del modernismo e clelia democrazia cristiana. Il sillabo è in buona parte superato. Il P. P. I. si dichiara democratico parlamentarista e fautore della libertà d~Ùa scuola. Quale programma potrebbe essere più liberale cli questo? E' noto il sospetto che la Chiesa possa servirsi del liberalismo del partito popolare soltanto per ristabilire la sua autorità, pronta a negare allora ogni libertà. Per quanto il sospetto possa essere giustificato, il gioco che farebbe la Chiesa è dei più pericolosi. Ì\on è facile ad una istituzione come la Chiesa rinnegare quei principi che essa stes- ~a ha _invocati per la propria difesa. Oggi la Cluesa proclama santa la libertà della scuola. Attenti ai precedenti! e sappiamo che per la Chiesa i precedenti hanno un certo rnlore ! Libertà della scuola significa ammettere la prnmnlgazione cli ogni teoria e cli ogni fede il che, dal punto di vista cattolico significa an<:he libertà all'errore. La mao-'. giore nemica della libertà d'inseo-namento fu la Chiesa, la qua.le, convinta di possedere il monopolio della verità assoluta, non ammetteva qualsiasi insegnamento che, appunto per essere diverso dal suo, dove,·a essere errato. Ma quando la scuola divenne di Stato e questo, sotto l'apparenza della libertà (sempre maggiore di quella concessa dalla Chiesa) sostituì i suoi dogmi demopatriotticoma.ssonici a quelli della Chiesa, questa, per difendersi, non si appellò al diritto divino cli esclusività, ma semplicemente a quello comune della vera libertà d'insegname.nto. Per quanta malafede possa esservi nella Chiesa è certo che essa in tal maniera viene a dare la sua sanzione al metodo liberale come l'aperta partecipazione alle elezioni clell'e.,,-cliabolico governo democratico parlamenta~e clim9stra. che la Chiesa, non potendo più dare la sacra investitura agli impera.tori, si rassegna. a darla al popolo elettore. Con tutto ciò la Chiesa non smentisce la obbiettività ed assolutezza. della sua morale; essa accetta soltanto di confermar:ne la validità ammettendo tutti i contrasti. Questi sono fatti che devono profondamente rallegrare l'anima liberale, poichè essa no::, poteva sper_are maggior suçcesso; la propna ideologia 1.nvb<:atae riconosciuta dalla secolare e quanto mai guardinga istituzione della Chiesa. E se, fenno restando il principio del metodo liberale, dopo il diluvio uni-

76 versale della guerra, la Chiesa riescira a spargere più intensamente la parola cristiana, chi può dolersene? Forse qualche cenacolo di filosofi che, mentre crede di risanare il mondo fondando ogni giorno una nuova religione col vangelo di alcuni libri di filosofia teoretica, trascura e dimentica una diffosissima ed antichis&ima, per quanto difettosa organizzazione, come la Chiesa cattolica. •Oggi tutti parlano di contenuto etico dello Stato. Il vecchio concetto dello Stato come amministratore e garante della libertà individuale non soddisfa più. E sia pure. Ma se, stanchi di un eccessivo individualismo si ,•uol ritornare ad una superiore spiritualizzazione sociale perchè concentrare tutto in un unico organismo, il famoso Stato etico? Forse si vuoìe istituire una moraie di Stato? Non si è mai a~'Uta una spiegazione chiara. L'etica più connaturata al nostro spirito è il cristianesimo e l'istituzione che malgrado tutti i suoi urori lia saputo conservare attraverso due millenni questo patrimonio è la Chiesa Cattolica. L'antinomia fondamenta.le dello spirito urna.no ha per tennini : libertà e certezza (certezza non è verità, ma che cosa è la verità?) ; a tutelare e promuovere la prima pensi lo Stato., a promulgare la seconda la Chiesa. Dal rapporto fra queste due istituzioni dipende in gran parte l'equilibrio spiritu2le delle società. Migliorar nella pratica tale rapporto dovrebbe essere il compito ed il merito essenziale ciel P. P. I. NOVELLO PAPAF.-\VA. Come si -vede il nostro Pa:pafava.giunge a ris11./latinon dissi-mili da.i1wstri -t,·ur movendo da opposte premesse. Il suo processo di pensiero è ùit.eressante e non senlia11ioalc:4-,;b,zi-. sogno di oppo·rg/. ,:pedantesca.mente i/. nostro, che è già ·nolo. JM::IGLIOLIS:M:O !Wiglioli ha 1a sua comprensione neila situazione caratteristica del dopo guena. Dal torIl!ento bellico esce in Italia confusamente un 'affen:c.2zione ideale cli una nt!ova lotta. iVIapur nel • vacillare deJìa vecchia impalcatura e neli 'indizio di possibilità' future, troppi sedimenti pe.I1n2ngono. Un soffio caotico scuote tutte Je :rosizioni : ma sul vario confuso sono le più equivoche - appunto perchè paiono per un momento sodàisfare le contradditorie esigenze che si agitano negli animi inquieti - che assurgono a segno ed a guida. Come il massi1nalismo e più tardi il fascismo s0110 i'espressione cli questa crisi: ii ·migliolismo ne è un caratteristico aspetto. ~ell'azione di classe - confusamente e torment05amente delineata, acquistando tra gli errori e il sangue una sua volontà e µfferrnandosi come vaiore storico capace di rinnovare le masse ne11o .stato - apparivano i baleni di' quella coscienza che era mancata da secoli. La posizione cattolica - ferma e inaccessibile nella sua verità dogmatica, ritornata ai suoi principi, affinando la propria intransigenza come unico valore didno - se er-'.l l'appoggio apparente di tutte le conser•;azioni, aYreObe potuto essere la leva capace d'infrangere entrambi i termini clella con• servazioue e della rivoluzione. Que.sta posizione ideale è intima alla lotta politica e ne è il segreto tormento, ma non se ne riesce ad avere chiara coscienza: è l'equivoco che appare alla superficie. Tra la religiosità laica che crea sè stessa e la religiosità dogmatica adorante la verità rivelata è il dissidio ultimo. l\1a si riverbera come confusione su tutta l'azione politica e la lumeg· gia d'incertezze: le antimonie più irriducibili appaiono superabili nel soffio dell'ora che passa. 11iglio1i che sente il cattolicismo in uno slancio mistico in cui la ribellione democratica si riconnette al messaggio di Cristo, meglio d'ogni altro s.i appresta a superare 1'equivoc@/ rimanendo in una posizione netta. :via anche in lui la ribellione d<:::mocratica diviene evoluzione sociale: la negazione cattolica assume gli aspetti di negazio. ne massimalista. Quel furore che òovrebbc ne·- gare il mondo moderno, nega l'ordi1lllmento at.. tu.ah::: ma è tra5<:iuato ad azione politica <li dHS· se, che t; combattimento in nome e per il mondo moderno. Se da w, lato è l'esponente ckll 'arretratezza delJ(: masse non coscienti del loro \·alore autonomo e pur intuendo vagamente 1a spontaneità popolare la inquadra - raffrenandola e: fabbrificando]a - in un'affermazione di V(:rità rivelata per i se:coli; daJl'altro la sua azione è:. tut... ta imbevuta <li lotta moderna che fa a sè stessa la sua verità. L'incapacità socialista <leri\·a cla 11n.a moder• nità che 11011 ha il cora~gio di affermarsi riso1u• tamente tale, nia transige - quando la pur mini.ma transazione l:: accç::ttazione delle posizioni avversarie nelle qua1i è sicura la sconfitta. Yli• glioli si avvicina a que.sta incapacità e la lumeg· gia nell'altro aspetto. La sua lotta di cias.se si riduce a caritù; non carità risolutamente sentita nella fede ili Cristo, ma falsata perchè condotta in nu campo che non è il suo e ridotta ad esteriore pratica: aumenti di salari, miglioramenti ai contadini. La riYoluzione è accettata, ma (: rivoluxione cristiana in 11on..1t dei , valori ideali • dello spirito. "Ma la rivolu, zione politica non si attua che con la piena CP· LA RIVOLUZIONE LIBERALE scienza di sè e si determina storica.mente; il lie· vito tivo}uzionario del cristianesimo nou nuò avere efficacia di strumento politico: o neg; sè stesso o nega la rivoluzione: iu ogni caso ri• 1uane nell'equivoco. Su questo equivoco s,i è costruito: nella fede dei padri appariva l'a1111uucio del futuro. Aia le leggi storiche, se pw·e sono negate nello slancio di un'ora, non si possono violare. Sulla doppia posizione non si può costruire. L'ultimo landamento è disgregatore, quando uon è un atléìcronismo; 1a pratica, pur trascinata dal caso storico, rimrrne confusa ed equivoca. Il Co;:1:ane - ricordo di medioevo su di Uila realtà modc.n1a.- è l'emb1ema della teoria politica contro -il S0,.1.J'iet: opposizione cli una realtà italiana ad tuia realtà russa che nasconde l'atomi• smò disgregatore contro l'organicità che si riassunte nello Stato. I tenniui sono irriconciliabili, quancl fanche la 1otta sia confnsa e le posizioni appaiano invertite: Il sindacaUsm.o cristiano teoriz7..a i « consigli di cascina » : si appella alla lotta di classe per ne• ·garl.:1 in un fine che è utilitaristico, qnan<lo ap·· punto \·uole richiamarsi ai « valo;:i deilo spirito)). Volendo attuare attraverso la organizzazione dei contaciil1i una 111:iglior prod·uzimie in un perjezio1uu;!ento t.ecwico, il valore eàucativo di forn1azione autonoma S<:omprtre: è miglioramento ck:gli indiYidui non slancio vitale di uua nuòva aristocrazia che. ponendo sè stessa, si afferma nen..,1ì.ott'.l e in questa affina la propria coscienza e la propria capacità. E pur quando il rilmo della lotL'l - !1egata, ma affermantesi contro ogni 11egazione - si è imposita, l'.equivoc.o permane: l'o:toccuI>o:n.. Neì problema c1e1l.apei'sonalità di Luigi Sturzo si riassumono le più insolubili difficoltà e i pili sottili equivoci cùe impediscono al teorico e allo storico di comprendere la praxis del Partito Popolare. 1~e1 quaie, checchè dicano gli avversati, si vengono elaborando posizioni politiche e stati sentimentali •che è impossibile confondere col vecchio clericalismo. Lo stato cli profondo disagio in cui l'on. l\1eda si è venuto trovando da qualche anno, l'improvviso tramo11to della sua gran· de autorità di quasi-capo di governo e indiscusso capo dei cattolici non sono un caso di fortuna pe.rso11ale 1 non corrispondono a una sostituzione di idoli, ma hanno il carattere preciso di uu rinnovamento ideale, di un mutamento di metodi e cli concezioni. F. Meda 11011può sembrare oggi ad alcuno il capo del P. P.; egli rappresenta nét P. P . .il vecchio clericalismo liberale e riformista. Come questo è compreso :n quelìo, il J\'.fecìauon è che un elemento nel complesso gioco politico dello Sturzo; nella storia rappresenta il precursore non ancora cosciente e perciò smarrito e _µavolto talora in una logica antitetica alla sua. :Meda al governo è un uomo, un'abilità, non un'idea: è un'esperienza di cui Sturzo si servirà per costruire il suo pensiero e impostare la sua azione. Meda ha conciliato cattolicismo e liberalismo senza neanche proporsi il problema della conciliazione. La storia invece suole proedere con più ripensamento e più profondità: l'esperienza Murri non si poteva saltare cosl leggermente. Ma l'esigenza Murri risolta senza escludere Med~, anzi giustificandolo, determinava problemi assai più complessi di cultura e di azior,e: uel cbiuso cerchio dell'incertezza clericale (rimasta a vagheggiare misticamente un idillio) do- \ 1evano penetrare elementi nuovi. Il clericalismo era stato una letterat11ra di nostalgia e, come valore sociale 1 l'origine di una tecnica cli cliplontatici: il P. P. doveva diventare un termine della lotta politica. Far coesistere Miglioli e Crispolti, accettare l'eredità di Murri e di Pio X, esaltare le elucubrazioni pseudo economiche di Toniolo e valo• rizzare il concretismo cli Tangorra, accogliere lihcram(;nte con sovrana superior:ità persino l iere::- sia, servirsi addirittura con sapienza regia dell'elegante dilettantismo eristico di Luigi Ambrosini (senza compromettersi anzi ccmpro111c:ltendoio) ·: ecco la maestosa dialettica che il P. P. ha imposto nella disorganizzata vita italiana, ec-co la verità del suo equivoco. Agevole spiegare partitamente Speranzini e Anile, Gemelli e Crispolti, ìVfiglio]i e De Rossi. In Sturzo si tratta di riso]. 1:ere in una sola volta il problema di tutte queste antitesi, di trovare l'unità di tutte quest~ persone. Sen_za troppi acroh~tismi dialettid si può seguire l'azione del P. P., spicgan1e la natura e le forme. Jn Sturzo è hnmancntc il passato e il futuro del suo partito: e 11011 si f,(1ò compre11derc Ja sua persona se 11011si risale a una logica che wvra.c;ta alla lotta empirica. l'crciò e:gli ri nane un cnign1::i.di fronte ai tecnici dc-Ila politica. l\.. Giolitti do\ettc sembrare un dcu.s ex 1n-ach.ina improvvisamtnte apparso a sconvolgerlo : i Jìlosofi stessi ne sono sconcertati. Tnfati i Lµigi Sturzo si può clefiuire il ·messianico del ri• form:ismo: e la defini:donc, già così complessa e inafferrabile, non esaurisce tutti gli aspetti del1a Hta fig-ura. Parlando <lel pensiero di Luigi Sttu·zo il concetto ùel rijorn-ii.:;mo esige un cloppio chiarimcuto. Nou si può 11011 distinguere :n1che in :1sb·atto tra riformi~mo e rifanne. La riforma coincide con l'arte dd governo. Invece nel concetto di riforpazione delle cascine,,, fenomeno d'imitazione - ptu- oscuramente denunciante in sè la necessità di una forza autonoma - respinge da sè tutto il valore ideale d~ll '« occupazione delle fabbriche». Lo strumento rivoluzionario si converte in tentativo di approfittare di condizioni favorevoli per attribuire a sè un utile non guadagnato. Dalla negazione intransigente del diritto di proprietà, passati all 'accettazioue della proprietà, l'affel'- mazione rivoluzionaria nasconde e rivela immo• rnle cupidigia: acquisto di terreni co11indennizzi a prezzi più bassi di quelli del mercato i11 nome di uon si sa quale diritto che i contadini avreb· bero avuto, una volt.c.'clhe quello rivoluzionario - solo capace di trovare in sè la sun giusUficnzio11e - era rifiutato. Se pur :1ttraverso il si11dacalismo cristiano ::ip• pare oscu..rmnente la necessità di una libera affermazione secondo i modi della lotta di classe,• ì\1i• gliali è stato il baleno rivoluzi0112.rio che copre la realtù. Oggi - passata la torbida palinge11esi - h posizione dopt)ia per ~rn momento rnasche• rata, si rivela: e si ri\·eb c:orne conservazione. Il m:igliol'isino,. è morto perchè tutto il partito va preudendo le sue po:::.izioi1LL'intransigenza personale di l\l!iglioli - che è ancora contro la collaboràzio11e - rivela una coscienza sicnra e foxse il bisogno di uua posizione veramente netta che qualche primo accenno già rivelava. l;!a 11 partito popolare, ripudiato secondo le necessità parlamentati lo slancio mistico - sorto c1a1'1csasperato dissidio di una çoscieuza in travaglio - rimane ben co1i..tento nell'equivoco. i\1Al~IO l,AMBERTI. ;;1ismo rico.1osciamo elementi che ci inducono oggi, 11ella specifica situazione italiana, a un giudizio di svalutazio:ce. Luigi Sturzo si inserisce nella ·dialettica delia storia italiana inserendosi nel processo del riformismo nostro e realizzando una logi~ laica. Dal '48 al '914, 2.bbia1110spiegato altra volta, il governo italiano è un socialismo cli Stato : il centro sh~istro pieinontese, il trasformismo di Depretis e di Giolitti, la monarchia socialista indicano la separazione di governo e popolo e la tragica assenza di una disciplina e di un valore laico 11eJ1avita nazionale. Il governo deve ri• correre al ricatto, alle transazioni, alle com1zio• ni per trovare· un equilibrio in cui la sua funzione non sia travolta; le riforme come correlative all'arte di governo non sono sufficienti perchè si tratta di ricreare senza posa l'instabile premessa: e questo è il compito del riformismo che fa perdere anche' ai liberali la coscienza dei ]oro principi. Nell'illusione riformista il popolo si piega all'utilitarismo: e questa condizione allontana ancora l'unità due volte fallita. Bisogna fare i conti con la nuoya degenerazione formale. Bisogna impedire la catastrofe dell'atomismo, che i socialisti non vedono e non sanno evitare. In questo senso Sturzo è il niessianico del rijor1wis1no; e accettando la fonnula cavouriana con la più ingenua convinzione lavora a fare che il pop.ola creda alla politica attraverso una pt'egiudiziale morale. Pensa a una vital.ità dc1nocratica., ma, chiuso nei limiti del prob1etna che deve risolvere, non vede ]a politica in funzione de11o Stato. L'attività popoiare è pensata da lui in relazione con gli elem.enti palingenetici dell'a.,.1n;e11ire dei popoU. Così risolve i due problemi essenziali della vita del partito e della vita italiana. Pnò tentare l'opera di proselitismo, falli~ ai de1nocratici, perchè agita la bandiera del riformi·smo messianicamente e con l'illusione religiosa fa partecipare le masse al processo della laicità. Non teme la praxis perchè accettando il 'yecchio liberalismo monco e riformistico rende più difficile la concorrenza dello Stato panteisti• co e del uu1rxiSmo. Ma oltre che ·nella storia d'Italia Luigi Sturzo inserisce l'opera sua nella storia della Chiesa. Perciò 1a sua figw·a si fa più complessa e iuafferrabile. Egli diventa per un analogo atteggiamento e per un'identica misura il riformista del ·messianisnio. Politica e religione creano per forza propria le posizioni reciproche. La guerra europea ha dimostrato che la Chiesa 11011può lottare contro tutta 1'Enropa, che 11011 può teorizzare la s.ua antitesi con 1'eresia, ma dc'. ve anzi clialeltizzarla c011 cautela. Stnrzo che non ama le rivoluzioni trova anche qui la pa· lingenesi pacifica e ai fermenti rumorosi oppone l'agilità cli una transazione. Come in lerrcno polit'ico si opponeva al materialismo storico e :::i.Ilo Stato libC;ralc, s'oppone qui alla Riforma reli• giosa. 11 Risorgimento è 1111 risultato che biso· gua accettare: ecco la premessa tacita che im• pediscc a Sturzo di 1agginn;:;ere una soluzione inLcgTn.le. La Riforma rcligios.-'1 è scmorc un ntto che scoppia clall 'esterno per soddisfare iutrre~- si clte premono dalla , ila contro ln chiusa unità ciel dogma ampliatosi a Chiesa .R per sventarla 11011 bisog-11.to'lppord un:1 Riforma intima, ma una agilità cliplomatica, una \·ersatilità cli consem,i e cli simpatie: Sturzo resta per queslo aspetto 11ella tradi~iouale Jìncna e duttilità del c;ttolico. l\1a nel gioco è: più spregiudicato: fa sboccare il cristian~simo nella politica, va al popolo attra ... verso il Vangelo. Hanno parlato con malizia e con scetticismo della religiosità di Sturzo. Ma egli, pur essendo w1 pratico e repugnando al misticismo. è u11a delle più gra11di anime religiose del nost~·o tempo per il rigore con cui va oltre le -apparenze, per l'assolutezza con cui vede _i risultati, sicuro anche attraverso le co11tradd1zioni e o-li adattamenti. Non è la religiosità di· Giuliottt': è la fede del Cristiano, ottimista e sereno, che agisce come uomo e sa che la divinità non può non essergli pr1.::sente perchè è universale. Sturzo sente i problemi più vivi dello spirito senza averne il terrore degli asceti; la sua religiosità non è un tormento, lna, se cosl si può dire, goethiana serenità fatta operosa. . E' difficile trovare iu Sturzo una professi,~me cli cristianesimo e se ci fosse sarebbe inadeguata pe,-chè egli non è intollera11te e-la preoccupazione del proselitismo lo induce ad attenuare tutti i toni. Ma il pensiero della trascendenza è presente in lui anche se non è affermato, la su.a filosofia delb storia è cattolica e gli permette di guardare le cose con fiducia. Realista capiSC<! il mito solo genericamente. Pratico rinuncia al dog1na per fissarsi al problema del] 'azione considerato dall'esterno. C'è una premessa psicologica necessaria nella via che conduce alla trascendenza e i1 centro dello spirito e delle intenzioni di Sturzo consiste nel far agire queste premesse. Affermare il dogma e la fede integralmente sarebbe forse un oltraggio alla modernità .. Ma il -verbo della fede e dell'am.ore parlato dalla Chiesa sorge spontaneo nella solitudine della coscienza del1'iudiYiduo. Gli elementi palingenetici in cui Sturzo confida portano indirettmnente al cattolicismo e si offrono nel momento giusto alle speranze inappagate clell 'umana debolezza. Bisogna creare l 'aspett.1.zione messianica in cui questi impulsi possano agire. Sturzo viene incontro ardiu1entosame11te al mondo moderno e ne aspetta l'istante di debolezza in cui la1 dedizione alla Chiesa universale potrà tornare ad essere una realtà: Notate, per ora, come egli si ~forz.i di vedere in ogni fatto politico un valore morale; e come faccia risalire la giustificazione di ogni atto non aila realtà storica o all'autonomia dei iisultati obbietti\·i (11:ar:..;e. I-Iegel), ma alla suprema dignità della morale indi.viduale. La Chiesa potrà vincere ancora facendo conto sulla paura dei singoli cli fronte alla crisi di coscienza. li calcolo cli Sturzo è profondo ma si con verte in un gioco pericoloso. La aconfessionalità è la chiave di volta di questo piano satanico. E' il tentativo d! convertire l~ armi dei liberali contro loro stessi. La sana lotta autonomistica contro lo Stato burocratjco diventa lotta contro lo Stato e il Socialismo. E' più facile ne11a praxis vincere gli spiriti singoli che gli stati. Gli Stati 11011 conoscono le dure. vigilie dell~ coscien7.,a nè la pat1ra dell 'eÌ·esia. Dopo due millenni la tattica che ha servito a sgretolare dall'interno }'impero romano, quando non ~ra possibile per la Chiesa domarlo dall'esterno, ritorna valida. Ma sarà possibile svegliare de11e coscienze sen.- za suscitare delle respo11sabilità? Le volontà operanti si adatteranno ancora a chiedere la sanziope? Sturzo fa i suoi conti senza ricordarsi del ro- \ 1esciamento della praxis. S'impiglia nel suo stesso giuoco. Non si può servire insieme Satana e Dio. Svegliando coscienze individuali, suscit:·u1.d,) impulsi anto.:.:orni egli opE:ra come un liberale e non sa più egli stesso fermarsi a mezz.a strada. Il messianico del riformismo pratico s•..:r\llrù alla Chiesa o allo Sl:2.to? Il 1ifonnista del messiasmo resterà cattolico o seguirà la logica del libero esame? A guardare le conseguenze delle sue azioni, Sturzo non parrebbe 1nolto lontano cl.alla scomunica : e anche se egli si fermerà non si fermeranno le conseguenze. ì\1a la cosa è assai più interessante pcrchè Sturzo non si fermerà e in questo paradosso sta la funzione e l'intportanza del partilo popolare. Pnmo Gomrrn. FAuSTO A:-ODREANr LEGISLAZIONE SOCIA.LE CO~ !'!rnFAZIC'-'I.-: DI G. SAl,\'El\IIKr Un \·olume cli pagine 125, agli abbonab di 1ta Ri-vol.nzionc Liberale. L. 4. ìvlcntre :-.i agita con ta.n~a intensità il problema delle assicurnzioni sociali e del monopolio, i lettori troven"!.ll!lOripre&'l. la questione dal nostro collaboratore co11 una netta posizione autibu.ro· cratica. li Yolume si spedisce immediatamente a chi nwnda. cartolin.a vaglia alla •nostra redazione. Per la raccomandazione agginngere L. 1 . lu preparazione un nutnero declicato al Nazionalismo. In. ot(obre pubblicheremo un numero su Al[redo Oriani, nel 12° anniversario dQ:lla su.a morte. La Ri-volnzione Liberale ha già pubblicato nel 11. 5 un articolo di Gaetano Salvem.ini sul Partito f->opolare; nel 11. 11-12 un articolo su lVIeda; nel n. 17 u11 articolo stt Gli 11..Uinii conservatori (st~ la collabornzio11e tra socialisti e popolali).

LA RIVOLUZIONE LIBERALE PR□BhEMISM□ P□ P□ hflRE _ Gli 0,1ilich-i clericali ,wn si prcoccujJavano di problemi p-ralici : risoli.a la queslione cent1·ale con una p,-0Jessi01ie di osseqitio alla Chiesa., non 1:ede1·anonello Stato la risullanle di lult e le forze econo-111-icheecontingenl1, o, se vede1,uno, no-n pensavano di /Jartecipare a.! processo jJenelra1-1dolo.Po1ievano non dei problemi, nw delle pregiudiziali : com.e sarnbbero lolla cont.ro il divonio e propaganda contrn la fJor;10grajia. Meda anche diventando uomo di governo è rimasto a queslo spirito. La novità dei popolari è nella revisione tecnica della w/tu.ra clericale: suscitali infini.li problemi, le diverse tendenze che 11ascono nel, jJarlilo derivano afJfJv.nlo dall'ingenua incer/ezza di fron(e alla vastità del comp-ito. Il problemis1110 /,a ,.,na fw1zi01w esse11zia/111eniepolitica e consen,atrice: Slurzo se ne è fai.la un'ar11w. conlrn le inie1nperanze d.og1naliche dei destri e cont·ro la /Jalii-1-- genesi demagogica dei sinis/.ri. Il richiamo alla real_tà ·rompe le aspirazioni iu fra111menta1'1e esigenze concrete, 11·1a nella sil·uazione presente im•este il part-ito popolare della sua 11era missione adeguata e lo induce a farsi eco dei _bisogni delle classi medie, impotenti a 1.inari oluzl01'le e non più &1:sbostea coni1·- nu.a·;-esulla 1.:iapresente. ~ I popolari 110-nsono liberali, ,n.a.si 111anteugono assai vicini a quelli che sl: eh iania·vano • /.ibera/i -,w/.c/ie anno fa : o almeno la logica d1 Stii.rzo porta su- questa -via. Ha.11-noassimilalo il conc-rel·ismo di Sal-.1em-ini e han Portato di fatti nel costnme parlanientare alnieno 1.tna. par-venza di discussioni reali. Volendo essere conservatori ill-uminati si so110dovuti riconciliare con la 1·ealià _ Presto -,;edrarmo che i "roblem·i non sono nidla. senza la forza cl,e li possa real·izzare : e quesf:o sarà il -,;eroproblema intorno a cui i <>opolarisi dovranno to·r-m-enta.,·eper elaborare la prop-ria originalif.à, se pur di ,ma origi-nahtà diventeranno capaci. p. g. Politica scolastica A consultare gli atti ufficialissimi del P. P. I. (manifesto del 18 gennaio 19r9, atti del congresso dì Napoli, progetti Anile) risulta evidente che perno e caposaldo del progxamma popolare di politica scolastica è la idea della libertà di insegnamento 9er ogni grado <li scuo1a, e che il modo pratico con cui il P. P. l'. vuole attuare tale idea è quella dell'Esa-;ne di Stato, e che predsamcnte questa riforma degli esami è dagli uoillini responsabili del P. P. I. intesa come una contaminazione fra il tipo francese cli esame di stato (baccellierato) e il tipo, che io chiamerei vociano, della ·sostituzione della ammissione alle licenze. Qu.an?-o noi avessimo detto che in questo programma non vi è nulla di originale e d,i1 proprio, che l'idea della libertà scolastica vera e propria Don Sturzo l'ha desunta immediatamente dalla Democrazia Cristiana, la quale a sua voìta la caldeggiava non in quanto era D. C. n1a in quanto era una delle inconsapevotii sopravvivenze del 110stro liberalismo storico, quando avessimo detto che l'Anile, relatore a Napoli sulla politica -5colastica del P. P. I., e autore dell'ultimo progetto sull'Esame di Stato, è il pnmo firmatario dell'appello del Fascio cli Educazione Naziouale, gruppo di essenza e di origine crociano-unitaria, cioè schiettamente e rivoluzionaria.mente liberale, quando noi aYessimo eletto questo e altro di si1nile, noi avremmo detto una banalità, e non av'remnlC' d.imostrato 11ienteaffatto che il programma scolastico del P. P. I. .manchi di originalità, perchè ìa essenza e 1a novità di uu programma, come si sa, non è nella lettera ma nello spirito, ci~ ~ella fede da cui s0110 animati i propugna- -ton cli questo progran1ma. * :~ * Durante il congresso di 2\apoli, la vigilia della àiscus,sione sul problema ocolastico, a sera tarda, Don St11rzo, sempre di servizio in linea, ricordò a.i congressi-sti che· il giorno dopo si sarebbe trattato della questione - -ùnportan,iissinw - clella ·libertà d'iusegnamento. Voci dall'estrema interruppero: « E' secondaria!». .Successe allora una scena singolarissima. Fu vi 5t o Don Sturzo: pallido e tremante, balzare su d'uaa sedia, e di là fulminare una c0sì veemente invettiva contro gli iuterruttori e ìnto- ~are una così appassionata apolorria della sua idea, ~be toSt o tutta la sala del nf"ercaclante fu un finimoucto di applausi e di acclamazioni. .:°" queS ta scena è tutta l'orjginalità della DOhttca scolastica popolare. 1 .. _Un'id~ covat~ da quelle minoranze intellettua11, che,. 1nc~nsc1amente ed effettivamente, reggono !a ~1~ d1 una stato, una moltitudine distratta ed 1ndrft:ereub~,.~ttruppata a1la ru.egHoin partito; un uomo pohtico, u:n no-mo, il quale dice alla massa sonnrrcchiosa e svogliata: « Vieni qua. e ui c'è uu tubo di ge~tina da porre fra i reti;ol;ti d~lla nostra vita politica, portalo su e fallo scoppiare; per quel varco passeranno tutte le libertà che a te, forse, 11011premono, ma elle giovera11uo1 se non a te, ai tuoi figli » ; e il « partito » che piglia sn e va. Ecco l'origiiialità della Lo1'0 politica scolastica. A Hz-i quesL:1.imposizione Don Sturzo e.on il suo P. P. I. non l'ha falla solamente agli indifferenti dalla parie sua, ma ]'l1a folta agli in<liHerenli che -il nove aprile del '20 a l\apoli inlcrrom .. pcva110 per bocca cli quegli estremi del P. P. J. Il partito di Don Sturzo, coo la sua campagna pro' libertà scolaslica ha rollo il ·sonno nella testa anche fl tulta la gente d'Italia che s'occupa di politica, e in due :rnni di ballaglia una questi011e di scritloio l'ha fatla divenire una questione naziouale; l'idea della libertà d'insegnamento orma.i si è imposta a tutti e, o tardi o tosto, trionferà anche nella pratica. Il merito è di Don Sturzo. Ma è un prete! E' un ]iber~le, e gi;'t il cappello. E tanti auguri di sua lunga permanenza alla lesta del P. P. I., 11011per il bene del suo partito, che a me nou cale, ma per il beoe della idea che a mc preme infinitamente. * * * Ma quella sera al Mercadaute Don Sturzo forse esagerava scaldandosi tanto contro i poveri untorelli cbe lo jnterrompevano: la n10ltitudine specialmente di sinistra, un po' carez7...andola, W1 po' violentandola, molto persuadendola, vieue do- ,;·e tu Yuoi. Ivia c'è ancora. entro il P. P. I., un'altra ben più tenace rèmora all'opera di Don Sturzo anche nel campo scolastico, rèmora che l'impaccia assai più della sottana nell'andare, e che, forse, fin.irà con dargli lo sgambetto. Prima del P. P. I. la politica scolastica clericale consisteva insomma nel protestare platonicamente contro la tiralli-iia statale massonica e nell'adattarsi effettivamente dello Status q;w, sfruttandolo ai propri fini di setta e di bottega. Pareggiamento cli scuole confessionali, asservimento ai proprii fini di scuole sedicenti laiche o .regie o pareggiate mantenute iu vita dalla presenu-i..in sede cli convitti confessionali, avviamento di privatisti a scuole regie le cui commissioni fossero in fama di indulgenti, d.i questo constava la pratica clerical1= d,i sfrutta111e;1to del 1.10stro Yergognoso status quo scolastico e i bassi interessi della setta 1Je erano largamente soddisfatti. Dou Sturzo ha gettato un sasso anche in questo pantano, e quei rospi ne sono furiosi. I-Ianno un bel clire, per accontentarli, che questo della Jic • bera concorrenza fra scuola confessionale e scuola cli s_tato, non è che un. primo passo, che poi verra ?eJI 'altro, Ja ripartizione scolastica, il ri- :onos~tmento deg1i istituti. confessionali, ecc., 1 1 osp1 non s'accontentano di queste parole. Essi saimo benissimo che da qnesta form.:1.tli concorrenza la loro bottega scolastica sarà rovinata in poco tempo, e che cli questa 11uova libertà l'unica scuola. che 11'av1·à vantaggio saJ·à, con quella cli stato, la :scuola libera laica, e masticano ainaro, e sotto sotto fanno voti che 1a riforma deli'esame di stato vada per aria. Se la riforma nou è ancora passata, la cosa si deve, oltre e più che alla opposizioue professoralemassonica, alla renitenza della superstite fazione ~!ericale; i, «fessi» del P. P. I. propougono, ma 1 « f.es~i )> del clericalismo dispongono. Se in quel conglomerato che è il P. P. I. ci fosse stata attor110alia questione scolastica 1~ metà della concordia che c'è per la questione del pareggiamento delle organizzazioni bianche a quest'ora l'esame di Stato sarebbe legge da un pezzo. _n1atale accordo non c'è. Piuttosto, sulla queSbò:tJ.e.scolastica, i clericali sono cl 'accordo con i framassoui, e il documento di questo accordo si ebbe llel p1'0getto Co'1'bi-nosul/.a libe1'tà d:i NON insegn .·.1-1nento, punto della {:011aborazione fra il 111~55imodei gesuiti (professo1i dei Corbiui figli) e 11 Palazzo Giustiniru1i dei massoni (confratelli di Corbino padre). E in questo è la tragedia del Partito Popolare, ma è poi anche la tragedia della vita. politica italiana. Il Partito Popoiare sU1rà insieme solo a patto di non attuare ness1111adelle riforme elle i libe,~ali suoi fondatori ritengono essenziali; se domani i liberati 1 seguaci di Don. Sturzo ci si im.. pnutano soli in scho/.i.:;relinq·uentu.-r. E lo stesso acade nella nostr?- vita politica. Si regge solo quel governo che abbia in animo o si rassegni a 110n attuar nessuna delle oTandi riforme liberali che il paese attende; te domani un governo acceuna a far :-ul serio in questo senso, succede l'ira di Dio e rien ne -va pl:Hs. Eppnre il feto è maturo e il 11ostro stato è in doglie. Il parto non può anelar molto in là: ma perchè avvenga, basteranno i conati naturali o ci vorranno i ferri? Questo è il problema. AUGUSTO l\lIONTI. D2c1mtrnmrnto Affermato uel congresso cli Venezia un larghissimo indirizzo rìnuovatore uel cai11po del cl:iritto an1m.i1.1istrn.tivo con l'affermazione della necess.ità di creare l'Ente Regione, il Partito Popolare Yi si è arrestato, lasciandolo pi_ù che altro come un pulito da studiare e da precisare, senza pervenire, dopo la relazione Don Sturzo, ad ulteriori determinazioni concrete del ~uo programma. Ora, e proprio di questi giorni, le sue proposte si limitano ad una rifonn..c1i.mmediata sem.- piificatrice di Ministeri, come primo passo nella attuazione di un piano più vasto e più lontano. ~on poteva essere diversamente : la creazione <lell'J,:11leRegione è più un motivo sentimtntak, una vaga approssim.azio1Je ili ciò che forse dovrebbe c:ss-erc, che la sicttra posizione di una realtà vicina. Pdù che complesso, che non sarebbe molto, il problema <.! con.fuso, il che è grave: creare I.a regione come unità amministrativa autonoma imposta un tale rimescolamento di tutte Je 110strc istilu:doni, da far dubitare che la si possa real.iz7Atre con la semplice imposizi011e cli un piano studiato, sia pure accuratamente, dall'alto. Effettuata in questo modo, essa crea l'immedia .. ta evidente minaccia di una moltiplicazione di piccoli accentramenti, sostituiti a un solo colossale centro burocratico, Nell'Italia seltentrio11ale lo sviluppo :industriale nelle città e 11elle campagne ha compiuto una funzione <li li vellameuio innegabile il quale ha tolto molte delle ragioni che rendevano utile un regolamento della vita pubblica, fondato su organi. amministrativi regionali. Il regionall-smo vi rimane quindi uon come esigenza cli coscienze autonome, ma affiora solo, ogni tanto, come residuo di velleità letterarie e sentimentali, oppure co::ne passeggero esplodere di vecchi rancori campanilistici in occasi6ne di pkcoli urti cli interessi fra cl.as&ii le quali n0n rappresentano neppure le forze più vive de11e regioni (piccoli commercianti, piccoli industri.ali). Diamo l'autonomia a queste « espressioni geografiche» e imru.aucabilmente ne dovrà nascere un riacutizz.arsi dei sentimenti tradizionali non più come fattori at .. tivi, anzi come riitorno a riottosità primitive superate ormai da sessant'anni di unificazione. Sullo sfruttamento di questo ritorno a cose passate (serie per alcuni, e per altri, come al solito, strumento di un nuovo tipo di dilettantismo) potrà so1·gere dappertutto facilmente una 11uova schiera di legulei e di burocrati, pronti a crearvi :il loro piccolo nido vicino, nello sforzo d emulare le giorie della corruttrice Roma lontana, deprecata e inutilmente sospirata. Nè le masse proletarie potrauho aderire a que• sti nuovi nuclei nei quali vedrebbero subito senz'altro ~a ripetizione del prodotto peggiore di un movimento che è stato, in fondo, loro estra11eo. Se un movimento autonomistico poti'à sorgere nell'Italia settentrionale per opera di masse proletarie (o di loro aristocrazie) sarà un moto 11011certo banalmente regionale; il movimento comunista torinese non ha nulla di questo. Op~ 1,.1..·~, se lo sarà, nou potrà servirsi degli organis1ni che si vorrebbero creare ora. Il cl1e è Io stesso·, ~ significa che movimento autonomistico .almeno come io l'intendo, non può aver 11nll~ a che fare con un'opera legislativa che incoroni: di grazia burocratica il rude Piemonte, e 1'industre Lombardia e il Veneto ridente. I Popolari (e Don Sturzo specialmente) Lanllo sentito questo, e si sforzano cli dare alla regione un valore di disciplina del moto sindacale, il quale, con organismi suoi propri, dovrebbe agire parallelamente agli organi btu-ocratici dell'ente nuovo, per aspirare neile sue arterie tutto il suc,- co migliore c1e11avita regionale. Errore: perchè in tal modo innestato nella. vita regionale il movimento ,':iindacale acutizzerebbe i suoi caratteri corporativistici; svilupperebbe le tendenze tipo Cooperative Emiliane della Terra e Cooperative Liguri del Mare; farebbe perdere a tutto il movimento la sua più viva forza generale, per farlo stagnare, corrente per corrente ,in una ristretta concezione di particolarismo. Le masse organizzate non debbono essere per la regione, e il nord (inutile negarlo) si fonda su queste massé. Questa contraddizione 11011 è risolubile; lo sforzo dei popolari per operare la fusione tradisce il loro sistema patri-arcale di politica operaia,'" sistema reazionario. Nell'Italia Meridionale, nelle isole la situazione è diversa : regioni agricole su cui iil peso delle tradizioni rimane formidabile, la loro costituzione e schietta e conisponde al moto di ri1mo•:amento che dopo la guerra le travaglia. Chiamate pe.r la prima vo.lta a sentire l'esistenza di una re..'lltà politica italiana, le popolazioll..i si souo incHrizzate confusamente a conoscerla e banuo troYato il loro primo appoggio in solidariet_à regio11al.ianche grette, egoistiche tnlvolta, ma necessarie come punti-base. Ciò che si vorrebbe fare per l'Italia Settentrionale è l'applicazione dal di fuori di forme che la realtà sta soroassaliclo pe:r l'Italia Ivieridionaie è l'aiuto di ~111 mov/ meuto appena ali 'inizio; probabilmente, anche, un'arma troppo forte e pericolosa. Nessuno può negare la colossale impreparazione politica del mezzogiorno d'Italia c'è il segno promettente di una vita nuova, ma esso 11011è p-er ora che cenno con[Uso, rimescolio di movimenti caotici) affermazione di -interes&:ielementari incapaci cli orgnnizz.arsi. Su questa massa i.uforme il Pru·tito Popolare, più antiveggente òi ogui altro, sta ponendo le sue basi più forti: esso adopera la tradizione religiosa così intimamente legata alle masse agricole del sud, per farne fa piattaforma della sua azione politica. j\Iescolando curiosmnente una vi:::doìiechiara dei problemi tecnici con abil:i puntate òemagogich,~ (il progetto Drago ne è un esponente) esso si ran1ifica e si afferma. 77 Ma la solidificazione dj questo moto in enti autonomi e obbligati a fare da sè, sarebbe la soluì',iont prima ùeJ processo. Darebbe. 1n mano a popolazioni imprepo.tate delle armi di cui nr,n si saprebbero servire. Riforma troppo profonda per essere largita improvvisa, fonte quindi di consegu<:::rne estranee agli scopi che il riJmoYamcnto dell'Italia ?,,feridionale ricerca, nel suo sforzo enorme. che ci deve <l.are, attraverso Jotte penose, una unità. Anche qui dunque, e per altri motivj, degli <:nti non vivi, impalcatw·e senza il cemc.."!lto,pronte a ricevere scorie e calcinacci o peggio verniciati.. Delineata in questo modo approssimativo la situazione, so110 1ontano dal trarne delle conseguenze fisiocratiche, dei sorpassati « laisser faire ,. Lo stesso Partito Popolare, nella sua opera pratica realizzatrice, ha tratto da sè le conse· guenze: l'Ente Reazione rimane una aspirazione che non si tradturà in realtà. Per ora il Par· tito organizza, muov<:::,agita, in un affanposo accaparramento delle ma.~se; e in questa sua opera sente il bisogno di liberazione da un accentramento statale stupido, e contro di esso praticamente agisce. Le proposte precise cli Don Sturzo al recente congresso del partito limitano e specifkm10 qu.ella che può essere una prima azione di sempJifi. cazioue dell'organismo burocratico. Abolizione degli enti statali, <lei monopoli, soppressione e riunioni di m.inisteri, di sottosegretariati, di intendC:!lZe, sono stabliti in modo netto; tracciano sicure direttive, per quanto abbisogn,ino ancora di studio. Su questo piano si possono accennare subito delle critiche: in parte si tratta del semplice smantellamento finale della bardatura di guerra, la quale sta già sfumando, qua.si, per inerzia. D'altro lato, abolire, riunire ministeri, sopprimere intendenze può essere un non senso, se non si precisa il modo di assegnazione delle relative funzioni, l'effettiva economia da realizzare; perchè rim,rne pur sempre la possibilità cli sopprime.re una cosa, per ingrandirne un'altra. Tuttavia Don Sturzo e i suoi sembra abbiano idee più fenne cli tanti altri che strillano alla riforma, e per salvare il loro posto ma1Jderebbe-- ro in malora l'amministrazione: di fronte alle attuali agitazioni di impiegati il loro contegno sembra deciso. Non cadono almeno nelle ingenuità tattiche dei nittiani, che vorrebbero tutti gli impiegati bene a posto con stipendi aumen• tati e stabilità, ecc., per poi poterli selezionare benino. In questo il P. P. è coerente; partito cli masse, ha una lontana funzione, indiretta di preparazione ri voluzion.aria nel campo agricolo, i cui orizzonti sono ancora assai vaghi; i tenci.ni del problema gli -sfuggono. j\1a esso ba pure una funzioue attuale conservatrice, in cui la superiorità indubbia della sua organizzazione disciplinare e, anche, delle sue competenze tecnicbe gli permette di dare alle masse meno vivaci un senso di sicurezza nel vantaggio immediato, che ne smorza il malcontento e ne sopisce i desideri; jmp011e riforme e disciplina, e lascia loro l'illusione cli essersi conquistate le une e l'altra. Ecco il trapasso dal problema delle autonomie alla semplice. riforma dell'amministrazione attuale: creare l'attaccamento degli impiegati all'Ente locale, è, forse, illusione. Nei grandi municipi gli impiegati, pagat-i abbastanza bene, non lavorano di più degli impiegati di Stato. Ad og1.1.U modo, questo attaccamento può ottenersi con un semplice migliorameÌl.to delle finanze locali, con un.a libertà più ampia concessa ai comuni. Su questi punti il partito popolare ha id<2€ chiare e forse agirà. Così minuzzato il problema diventa suo: e non è semplice, tanti sono gli ostacoli e. gli interessi1 da vincere per avviarne la soluzwne. Il pa1iito popolare è veramente, e non solo con Don Sttu-zo, erede del salveminiano amore per i problemi concreti (tradizionale conoscenza dei bisogni umani, su cui i gesuiti crearono un tempo il 1oro potere) ; e vi si sforza. come nessun altro partito in Italia. Questo è uno dei ristùtati positivi cu,i, il suo potere ci deve condurre, man mano che la necessità di demagogia si smorza. l\1. BROSIO. Sindacalismo Due masse potenti cli organizzazioni sindacaJi si conta.vano fino a poco tempo fa in Italia: la socialista e la popolare. Dal parziale sgretol2.- 111ento della prima sotto l'urto di un.a violenza spesso risanatrice, sta sorgendo u.nn terza mas;- sa: 1a corporazione fascista. Le orgm1izzazioni couwniste rimangono esigue ed iu posizioue cl~1bbia: non si può prevedere se il loro atteggiamento assolu_to creerà àei 1rnovi :uuclei di é1ites o si limiterà invece, iu un costante atteggiamento negativo, a dp-etere i fasti del socia- ~ismo estrenùsta. La conlcdera.z.ione bianca ba resistito all'urto anzi uon è stata quasi toccata: essa ri1naue sal~ da e potente, ordinata, metodica, con dei princi• pii cli azione sicuri, con uua linea progi:ammati~ ca defiiùta che si può deÌiuease così, nei suoi car• clini: Consig.lio del l.a,·oro, sviluppo cooperativo legalizzazione elci sindacati, sviluppo delle as~ sicurazioni sociali, sicurezza di contratti di lavoro, salari 1niuimi e ore lavorative minime, tenclenz.,.'alll'abolizione del salariato per r.1ezzo clelia compa1-tccipazione.

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