La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 15 - 28 maggio 1922

E?.ivist:a Storica Settima:n.ale di :Politica Anno I. - N. 15 - 28 Maggio 1922 IL BARETTI SUPPLEMENTO L T ERAHIO MENSILE Non si vende sepa.ra.tameute Casa Editrice Energie Nuove fondafa e direU~ da PIERO GOBETTI TORINO • Via Venti Sett<?mbre, N. 60 • TORINO M[HII Per il 1922: L. 20 (pagabile in due quote • di L. 10) - Abbonamento cumulativo con «IL ~~~~"~ , BARETTI• L.32 (pagabile in due quote di L.16. UN NUJM:ERO LIRE 0,60 (Conto Cor1·ente Postale) t==s~i·smo, 8 ~.. 1 ·tto da iur. J.lA.lllfJ3EoTI, A. lYfONTI, A. VICI.tOl'4GO, P. GOBETTI, ANTIGUEI.lPO, Il et<itieo. 1'4.omerro dedieato al ,~ •· ,.. ~,. ~ IL FASCISMO fascismo e tl'isi di Stato. Il fascismo è l'espressione di crisi dello Stato che si travaglia nel problema dell'adesio.ne delle masse. Lo Stato si era affermato alla fine del periodo eroico del Risorgimento più come compromesso che come fusione tra la conqmsta reo-ia e la rivoluzione popolare. Le class1 diriaenti non avevano che superficialmente sentito e non coscientemente voluto l'unità della Patria; il popolo era stato estraneo e indifferente, qua.udo non ostile. No_nson_-etto da salda coscienza di sè ·e da rntima vita, le nuove improvvisate «élites • - ~r: conciliarsi il favor popolare e mantenersi rn un equilibrio, si.a pure instabile_- si erano fermate attraverso una ideologia pseudo-democrati~a, nell'orbita parlamentare e di governo all'infuori della quale, e alle volte contr~, si svolgeva l'intima vita della .nuova nazione. . La guerra, che ha portato per la pr:1ma volta lo Stato alla prova del fuoco e,. V1tto: riosa., l'ha cementato nel_cozzo con_gh altn stati, ne ha insieme tragicamente nvelat_o l_a profonda divisiòne interna. L? ste?s: d1ss1dio tra neutralisti e interventisti s1 e svolto alla superficie : la massa è apparsa estranea. Ma sotto l'apparenza apatica ferveva una nuova vita che si svolgeva auto.noma nell'ambito della classe, all'infuori della nazione : attraverso gli episodi informi e caoti~i, i~ cui è difficile separare i nuovi motivi 1deal1 dalle semplici ribellio.ni di diserto~, s'andava lentamente formando una coscienza politica nelle masse. Intanto - sotto l'urto della guer:ra - n~- o-li strati medi della società, in cm le trad1- ;ioni democratiche erano rimaste più salde, parve rivivere quella po!ente ideol<:,gi~democratica che (pur utopisticamente nch1edendo che le condizioni di fatto fossero trasformate secondo un modello ideale di progresso) era stata mezw a formare l'embrione della coscienza di popolo. . La crisi che travaglia ancor oggi lo ?at_o parve poter essere superata per lo slanc10 vitale di un ma'nipolo incitatore. . . Per questo intimo ma confuso b1sc:,gnod1 unità morale e ideale - elaborato&! attra.- verso il tormento della trincea - sorge da « interventisti di sinistra • il fascismo, come impulso sentimentale, e ideale c?nfusamente messi.anice che da uno sperato nnnovamento individua]~ traeva motivo per proiettare in un vicino avvenire un rinnav"amento totale. Nei « neutralisti » (e le masse erano state neutraliste, seppure come. sempl:ce e_ne?a: tiva opposizione) si vede 11.nem1w, rn se 1 liberatori della nuova Itaha. _Di fronte_ a neutralisti e socialisti si formò 11nuovo mito dei «combattenti», per cui • medaglie d'or_o» e mutilati insorsero contro la • svalutaz1_0ue • della vittoria, in opposizio.ne alla « v1)- tà • socialista e al «tradimento• neutralista. Il ,,a]ore della guerra, rivoluzionaria perchè cementatrice dell'unità era affermato; ma l'affermazione rimaneva sentimentale e superficiale. La mentalità giacobina im: pediva d'intendere la vera e profonda cns1 di unità, per cui nell'aJ1ti-patriottismo dei socialisti era implicito tutto u,n processo storico di creazione di una coscienza statale nelle masse. Il nuovo mito parve dare la bandiera di raccolta ai reduci, e si formarono i « Fasci di Combattimento » - esigui ed isolati dapprima. I primi organizzatori, 9uasi tutti interventisti ex-smdacahst1, discepoli della « teoria della violenza " tentavano dare una -formazione dottrinale alla violenza pratica dell'arditismo. Così i •Fasci" ::,i ponevano cc,me negatori del socialismo : non antiproletari ma salvatori del proletariato contro un j:>"~rlitoche lo tradiva nel riformismo. Volevano aderire alla realtà del libero movimento operaio, svolgentesi fuori di ogni im: posizione di partito; ai~tavano ed orgamzzavano scioperi econom1c1: da un lato contro il socialismo, che aveva strozzato la 1_deolo2'ia proletaria nella iUusio.ne riformista, dJl'altro contro la borghesia, anch'essa uccisa nell'aberrazione protezionistica ed in un cieco egoismo di casta. La «di~fatta del socialismo » suonaSl'a come volonta d1 una nuo: va e più profonda rivoluzione. ~el IDito dei « combattenti » e dei « smdacat! • tornavano con significato quarantottesco le parole di « popolo» e « liberti ». . , Ma il popolo non mtendeva I)lll queste parole. Il fascismo, affermantesi come « alta realizzazione rivoluzionaria» in una • palrngenesi nazionale ed umana », :1on era sorto clalle masse, la cui coscienza s1 era formata fuori dello Stato i,, contrasto assoluto ed. msanabile, e non poteva essere che superficiale sovrapposizione e c_aoticairreqmetudrne. La superficialità massimalista era gmstamen~e veduta, ma il fascismo non poteva non dibattersi neìla stess,a crisi : invano _era ~oi-L,., come anti-partito che nel suo _d!nam1smo contrario alle formule inceppatnci_ avrebbe saputo fare la vera ri,,oluzione, ant1-borghese ma nazionale. Sulla nuova ideologia dei «produttori • si affermava il nuovo movimento. Incominciavano gli scontri cruenti coi socialisti e s' esaltava il « lavoro intellettuale » che dpveva essere organizzato come quello ma·nuale. Attnrverso i «produttori» si giunse all'esaltazione di una borghesia concepita n_oncome antinomia al proletariato, ma come lil se. assorbente gli elementi migliori del proletariato stesso (che si doveva_liberare dal giogo socialista) e della vecchia borghesia. Ma questa nuova classe dirigente uon scatunsce atti:averso un sanguinoso mito dal dramma storico, rimane superficiale imposi;ione: e 11 fasci.<;ruoinvece di co.ndurre all avvento d1 nna nuova borghesia - nuova ~lite_- r!- marrà a difesa deJle vecchie classi dingent1. Fra le classi medie, che si muovevano attorno al fascismo e che gridavano un lrnguaggio ormai privo di vita, e la nuo_".,acoscienza proletaria, che qneste par~le pm no:1 intendeva non poteva non esservi che reciproca incomprensione. Mentre le mas~ apparivano negare lo Stato, m effetto lo n~ffermavlano nella propria intimità cr~ndos1 una coscienza politica. Le classi medie no.n compresero questo - e pur avendo la parola « po- ,,olo » alla cima dei loro programmi, parl::.• ;ano un linguaggio che per il P?polo non aveva più significato. e s~ ne sen_hvano lo_n: tane. Mentre il massimalismo agitando miti astrattisti si abbandonava al confusio.nismo demagogico, alla superficialità anti_-~atriattica si contrapponeva la superficiahta antipuss[sta e la « rissa senza lampi » si prnfilava codi.e cozzo delle due superficialità. Al mass.imalismo, che tentò invano con procedimento di soV'rapposizione di dare alle masse la coscienza di un nu~vo Stato, ~omsponde il fascismo, superficiale tentativo d1 far a,ccettare alle masse lo Stato. Al disotto Sii formava auto.noma una nuo: va coscienza nelle masse : non compresa ne dao-li uni nè dagli altri. tra il fascismo incominciava a rimanere impio-liato nella sua stessa azione. Sorto da uno « stato d'animo» si era scagliato, privo com'era di una salda e reale concezione politica, con tutta la_ sua forza contro il « pussismo • ; ma, movimento superficiale, non riusciva a concretare la n_uova élite; inciampava nel presupposto patnottico: la qnestione adriatica da mezzo diveniva fine· e mentre il massimalismo tentava l'ultimo ;ssalto allo Stato, il fascismo si trovava senz'accorgersene, non « vero rivoluzion~rio » contro la « viltà • borghese e contro la « viltà » proletaria, ma per la _conservazione da una parte sola della barricata. Ii massimalismo intanto a'Veva dimostrato la propria incapacità rivoluzionaria._ I ram.cori si scatenano al ntardatano gndo di « Viva l'Italia! ». Nuovi aderenti continuamente ingrossaJJo i Fasci; e il fasetsmo quasi per allagamento s1 estende_rn tutta l'Italia. Fallito l'assalto mass,mahsta,_ rncominciava la reazione. Il fascismo da cittadino divenne agrario. Le « barorue rosse • vennero disciolte e l'imperio non della _legge ma di un nuovo arbitrio instaurato rn rntere regioni d'Italia. Ancorn rimaneva - a tratti - l'ideologia rivoluzionaria e sindacalista che, formando i sindacati nazionali, dava ad industria.li ed agrari una nuova e più potent~ _ar: ma di diso-regazione proletaria. I socialisti - demag;gicamente rivoluzionari_ o riformisti - avevano compiuto una un1ficaz10ne operaia superficiale o coatta, non intimamente e vigorosamente sentita. Qtiesto stesso astrattismo accompagnato da provocante trncotanza 'aveva accresciuto gli odi. Al !)Timo mlo c~n tutti gli inte,essi op.1-<,sti~oa- • lizzati, al disotto della .apparente un1ficaz10ne appare il vuoto e le leghe ross~ s1 sc10lsero, incapaci di difesa, quando addmttur_a i loro aderenti non passarono in ma:ss~ '.111~ mrr:ov- ,risate leghe tricolori. Le _spediz10m_fasc_ist~ mentre distruggevano sedi _di orgaru~zaz10m e Camere del Lavoro, vemvano a disperùere negli organizzati l'embrio.na)e coscienza politica, confusamente format1:51 attraverso la prntica economica. Così s1 spi_eganole a~esioni in massa : segno del fallimento socialista ma insieme annuncio del fallimen!o di ogni possibile organizzazione proletana fascista, per cui il fascismo non può essere che « schia,rismo agrano », non solo quando distrugge ed incendia ma anche q1;1andolotta per gli operai contro i propnetan. Non la dittatura àvoluzionaria ha scatenato il fascismo, ma la debolezza i_mp<Jtente e provocatrice; le « squadre ». fasciste sorte da questa debolezza e non ~a rnt1mo processo, peccano anch'esse no.n di for~ ma d1 debolezza che si esplica, nella gio1a, della nvincita in violenza personale. Nella profonda crisi ·dello Stato queste band'.=arm2:te, J?r0,:- tette contro la legge dalla pratic~ sohdanet_a degli organi esecutivi, rr:e~ero ;I c~atten: sticç, aspetto d I r·estanr:atnc1 dell ordme ~ d1 giusta e « legale » reazione al prepote_nte-im: potente sovversivismo 7'.0560. I\ fascismo ~1 svolge nel ritmo di una \USanab:le contraddizione : s,i pone da un lato come d1fenso:e della autorità dello .Stato e dall'altro ne mfirma ogni autorità nella sua pratica quotidiana:., !l comunismo, pnr' negando lo Stato qnal e, crea nelle masse le premesse per una, nuova coscienza politica. Il fas'cismo non puo g'.ungere a questo : non prepara l'_instaur~zione di un ordin·e nu.ovo e mfirma 11vecch10 volendo difenderlo. Intanto Fiume ca.deva. Il fascismo anche in questa che era la sua logica conseguenza, e per ~ui avrebbe salvato almeno gli ultimi valon morali, s1 ~onservo rn quello stesso egnivo,o che lascia= suss,istere dentro di sè la tendenza ancora sindacalista-repubblicana e quella che si andava onnai affermando come res/,awratnce. Le ultime ideoloQ"Ìesi annullavano nell'adesiqne, sia pure n7m dichiarata e con riserve a Giolitti : rimaneva solo la. fantasia core~gi·afica di gagliardetti e camicie nere. Or. gogliosa affermazio.ne di_ ri~ascita, ~el mc:,- mento in cui pareva deciso 11su.o tno.nfo, _11 fascismo, per le sue stesse premesse oscillanti ed incerte, colpi'Va a vuoto. Imbrialiato nel parlamento: la tendenzialità rep;bblicana e il patto di pacificazione furono tentativi di organizzarlo in una nuova orbita. Ma i fasci erano ormai squadre d' azione autonome, fise quasi solo ad una politica regionale e personale : i • destn • insorsero co.ntro tendenzialità repubblicana, i • sinistri » contro il patto di pacificazione, Il 2T1.lppo parlamentare fascista sedeva a de. str; tra nazionalisti e liberali. ~a dest!'a. Nella rivolta anti-intellettnalista era più direttamente sorta la teoria sindacalista, per la quale lo slancio vitale prendeva la forma di « ,riolenza » e l'evoluzione creatrice sarebbe sorta dal cozzo violento tra proletariato e borghesia. In questa potente affermazione dialettica si erano posti i sindacalisti italiani che avevano tentato di seguire appunto il proletariato, a.l di fuori e contro i partiti politici nella lotta dalla quale sarebbe scaturito l'avvenire. Si è vist~ come questi sindacalisti abbiano formato i primi nuclei dei Fasci di Combattimento. .,. Se non con sicura coscienza dalla mede· sima teoria, certo dalle medesime tendenze er:a.no sorti altri gruppi che, partendo dalla comune posizione anti-democratica accettando la lotta come forza dialettica. la trasportavano dal campo borghesia-proletariato (lot. ta di classe) a quello delle nazioni (guerra) affermando il valore assoluto della Nazione. Contrappone.udo lo Stato nazionale, _conscio dei suoi supremi valori, allo Stato liberale, degradatosi in una uniforme e amorfa dem_ocrazia, non rifuggivano - secon_douno scnttore nazionalista - dal concep1re • una futura sistemazione nazionale a somiglianza di n.n grande sindacato, composto di tanti p·ic• coli sindacati di lavoratori ». Partiti da queste posizioni intellettuali, in gran parte comuni con i _si~dacalisti, i_nazionalisti o-ettarono le basi d1 una dottnna : .democrati~ « nell'accettazione del continuo rinnovamento dei valori •, aristocratica « nella concezione di uno Stato che dentro di sè elabora i fini suoi », anti-democratica in quanto si opponevi> all<;>_Stato libe~le e aJlo Stato sociale. Ma positiva.mente ne democratica nè aristocratica nè democratico-aristacratica e solo negativamente anti-democratica. Fra i due termini da cui avrebbe d?- vuto uscire la sintesi nazionale, d~mocrazia cli rinnovamento e aristocrazia di fini, non si trovava un valido nesso, che solo avrebbe potuto consistere nell'adesione allo svolgimento di creazione autonoma nelle masse. Il fine era violentemente imposto e l'autorità non scaturiva dalla libertà : a questa sovrapposta, la soffocava. La politica estera nazionalis!-8: er~ sopravalutata in confronto alla politica rnterna, e, pur riuscendo in un c~rto mod? di scuola alla classe dirigente, destmata ad rnsucces~o. Il tentativo di dare una concezione orgamc_a di Stato era minato da questo intimo ~liSS!- dio. Come i fascisti da propugnator~ d1_una rivoluzione proletaria e d~ ayversan det socialisti che accusavano d1 nfonmsmo, erano div~nuti difensori di industriali ed agrari così i nazionalisti da unificatori delle vari~ classi in nome del valore assoluto dell'idea. di 'Nazione, erano divenuti difensori di quella stessa « casta politica • che voleva. no rinnovare. In opposizione al governo, ma nell'orbita della stessa casta, si muoveva un altro partito, che sorto con presupposti di libertà si era allontanato completamente dal paese e anche per lui la libertà era morta nell'autorità : il partito liberale. Mentre la gran massa liberale-democratica s-imanteneva nel centro sinistro; questo partito che aveva voluto e gridato la guerra si poneva come erede del: la «Destra storica », e pareva affermare 1 principi veramente libei-ali contro il liber~- lismo o-iolittiano, che s1 era trasformato lll burocr~tica democrazia tendente a fondersi demagoaicamente con un socialismo trasformato a1~ch'esso in burocratico socialismo di

56 Stato. Ma la libertà frettolosamente cristallizzata in autorità, l'aveva fatto incapace di guida.re la guerra ed oggi lo faceva aderire ad una non chiaroveggente opera di conservazione. Così, mentre l'azione pratica faceva lotta.re a fianco gli antichi sindacalisti coi nazionalisti e coi liberali, anche teoricamente la fusione s'imponeva. I sindacalisti avevano abbandonato l'internazionalismo e la lotta di classe per conservare le loro simpatie per la forza. I nazionalisti non erano stati capaci, per la loro teorica che non era adesio.ne ma sovrapposizione, di ottenere la fusione delle classi in una concezione organica di Stato e si erano fermati alla teorizzazione dell'autorità ; mentre la volontà di riallacciarsi alla tradizione poneva per loro la pregiudiziale monarchica, per una dinastia ormai fuori della vita della nazione. I liberali, dimentichi del loro nome che era stato rivoluzionario, portavano l'ideale di uno Stato trascendente, privo di vita. Tra fascisti nazionalisti e liberali si farmaya in parlamento la Destra Nazionale che non nasconde oggi le sue simpatie per G~olitti che ucciso ormai nella progressione storica e ri:nasto fermo nel suo tentativo di salvare lo Stato liberale negandolo in u.na trasformazione pseudo-democratica, porta la adesione della burocrazia e di larghi ceti medi ad una comune opera di conservazione. La crisi del fascismo. Attraverso i tentativi dottrinari e gli eventi sanguinosi il fascis~o si è concre:-ato _in una sola pratica : la d1st:uz1one _anti-socia: lista. Tra spedizioni pumt1ve e 1mprovv1s1 successi si è formata quella mentalità vanagloriosa, che con le parole crede rinnovare il mondo e non si solleva al di là delle squadre di azione, strumento di lotta estra-legale sotto la protezione della legge. . Al nuovo partito sorto dall'anti-pa.rtito la necessità di uscire da questo stato d'animo si pone come condizione primordiale di vita. Ma l'aver sentito il bisogno di cambia.re la farnia esterna è indizio dell'incapacità di un cambiamento radicale dall'interno. Dal rifiuto di un pacifico adattarsi alla vita politica parlamentare sorge, pur volendo uscire dalla pratica violenta e disordinata e riallacciarsi alla coscienza popolare, un'affermazione di • gerarchia • quasi simbolo che conduca ad intima unità la Nazione. Ma è intuito della Nazione in una confusa religiosità e non reale comprensione. Le masse non potranno aderire allo Stato che attraYerso un intimo processo di esperienze e di elaborazione e non (volendo imporre un ideale che esse non ponno avere, perchè formatosi all'infuori della loro coscienza) nella vaga ideologia dello Stato nazionale, confusione di concetti. Le stesse masse fasciste sono spostate fuori della loro orbita vitale : operai e co.ntadini potranno trovare nelle Corporazioni Nazionali l'attuazione di qualche postulato economico, non mai la fiera coscienza di una libertà conquistata. Le adesioni obbligate e gli entusiasmi superficiali non che all'u..--to di una nuova forza, non possono reggere alla semplice disgregazione del tempo. Mentre la contro-renior.e riformista prende piede nello stesso fascismo (gli interessi che ad esso fanno capo non potranno più a lungo aver giovamento da una continuata azione extra-legale) e già si tenta incan'.1l~rlo, attraverso la pratica parlam_entare gt?ltttiana in una nuova • democrazia • che sieda a destra il movimento sentimentale ond'era sorto m~e in una contraddizione insana.- bile. Le masse portate in un tumultuare caotico, dalla i.nane rivolta massimalista e dalla confusa e contradditoria reazione fascista, ad affiorare alla vita politica, ricadranno apparentemente inerti. •ella dolorosa e sanguinosa esperienza elaboreran.no con travaglio intimo la loro crisi, che è crisi dello Stato. MARIOLAMBERTI. Le parole sono veramente una mitica forza. Ma perchè lo splendore dei su,m.i sia potenza, non deve rimanere gonfia affermazione di astratto simbolo. Quando \"i sia rispondenza fra le parole ed il _pensiero che devono esprimere, esse con1Jerse in sostanza umana hanno veramente la 'forza di muovere la storia : ma è forza che viene <lai pensiero che le sorregge. Questa intima unione è rotta nella ideologia fascista : la mitica fo-rza non sgorga, la parola alto-sonante ba valore per sè stessa: il pensiero non conta. Di quanto è difiicile il pensare ed è facile il parlare, di tanto si è propagato il fascismo. Jn Gabriele d'Annunzio la parola - non sempre-- penetra la realtà, la esprime, nelle sue apparenze magicbe e la muove profonda; m C. M. De Vecchi - il retore del fascismo dannunz.iano - rimane, sempre, chiacchiera. Lunedì, 29 maggio, ore 21, discussione sul fascisnw in via Venti Sellembre, 60, tra gli amici de La Rivoluzione Liberale. L.A. RIVOLUZIONE LIBERALE Es.pePienza libetrale Fascismo agrario. Rivendicando il sign.ificato nazionale del Fascismo, R. Murri nega che. siano entrati e1eme.nti economici a determinarne le direttive. • E' da piccola gente cercar piccole origini e gretti motivi ad una così vigorosa e vasta rie<:ossa nazionale nelle region.i d'Italia nelle quali più audace e brutale era stata )a minaccia comunista 1ivoluzionaria )). L,amico Muni ha studiato il fascismo da Roma ed ha pott1to agevolmente sovrapporre ad alcune chiacchiere parlamentari, più o meno precise il suo schema dello Stato laico. Come ci spiega il Murri che il fascismo sia esseuzia1meute~preYalso in regioni agricole dove « la minaccia comunista rivolitzionaria :ri era inesistente o limitata a forme infantili come quelle descritte dal Panzini nel suo ultimo romanzo? In queste regioni il tipo di organizzazione politica dominante era tm socialismo burocratico, edonistico e parassitario con mentalità piccolo-borghese, che raccoglieva braccianti e mez- ,A~clrin lotta contro i proprietari : il fascismo è un elemento valido della lotta politica-italiana in quanto contribuisce alla risoluzione e al chiarimento di queste situazioni regionali. 1 Dove la lotta politica avrebbe potuto suscitare forme e ideali grandiosi per la presenza cli avversari reali, dove Grandi avrebbe trovato il mondo delle sue speranze ri-1-olnzionarie, il· fascismo non ha :mostrato le armi. A Bolegna, a Ferrara., a Novara, in Toscana, a Mantova, in Veneto, il Fascismo s'irrigidisce nefl 'eredità di una riscossa padronale. A Milano arma gli esasperati della guerra e gli avventurieri della borghesia, intellettuale contro il goffo i:uratismo. ì\1a a Torino i comunisti non conoscono avversari : durante l'occupazione delle fabbriche i fascisti restano incerti e silenziosi e anche nei mesi seguenti non sanno che cosa opporre al mistero del mito già quasi infranto. Accanto alle officine della Fiat-Centro anchè le attuali parate di forza non concludono alla violenza perchè si sente istintivamente dai fa,;cisti stessi che la violenza sa.rebbe vana contro un 'idea che non è morta in un anno di silenzio. Di fronte al mito comunista i1 fascismo resta agrario e rivela la sua insnfficenza ideale. Fascismo e rhrnluzione. , Il Fascismo ha salvata l'Italia da una rivoluzione, (A. :M,IRCELLO: Il Fascismo, ne Lo Spettatore, febbraio, pag. 221). Nessuna indagine, nessuna elucubrazione può sintetizzare il si~ guificato del fascismo meglio di queste parole. Il Fascismo è stata la reazionè contro la rivoluzione. Legittimo e vittorioso dove la rivoluzione era debole e loquace e ipocrita. E' questa • legittimità• innegabile della reazione che· ci riempie l'animo di tristezza. Il fascismo è stato il termometro della nostra crisi, la misura dell'impotenza del popolo a crearsi il suo Stato. Ma appunto perciò diventa ingenuo chiedere al Fascismo Un programma po~ sitivo 'di ricostruzione: questa può essere una preoccupazione personale cli Mussolini, ma il fascismo come tale ha. esaurita la sua missione nel mettere a nudo la malattia nazionale, nello svegliare tutte le forze imprecise e anacronistiche obbligando la rivoluzione a guardare in faccia i suoi problemi, tutti riassunti in un centro solo. Il fascismo ha evitato in parte l'equivoco che era riuscito nel Risorgimento; ha liqujdato Serratj, ma si trova impotente di 'fronte alla doppiezza di Tu.rati. Gli spiriti inquieti e pensosi guardano oltre per domandarsi : la prova sarà stata feconda? le difficoltà ,,_vranno temprate le masse? Fascismo e Nazione. Dal , mancato impiego d.i volontà di forza e di ordine da parte dello Stato è sorto il fascismo; è sorto cosi spontaneamente e fatalmeute che die<:utere in merito, lodarlo o biasimarlo, è del tutto vano e puerile. Quelli che si erano tenuti in disparte, diffidau.cloe disprezzando, intervennero qnando videro in pericolo la nazione per la quale avevano combattuto, e furono essi dj fatto lo Stato che reagiva e si difendeva, in luogo di quell'altro Stalo ufficiale che 11011 sapeva più farlo. , (R. Murri: Lo Stato e i partiti potilici net dopo guerra, Roma, 1921, pag. 1n). Questo è l'argomeuto principe dell'apologia fascista. Ma è strano d1e uno spirito colto come H Mturi non IJe n?da Pequivoco. La guerra ha generato una crisi di orgoglio e una negazione di tutte le misure 11egli spiriti. Piccoli individui hanno avuto l'illusione atlraverso uu1esperienza ecce-,ionale, di difendere e incarnare l'originalità di un popolo o di un mondo. In realtà nessun partito può sostituire lo Stato, a nessun movimento sociale può spettare la funzione del coordinamento delle! volontà e del rafforzame11to della coesione degli spiriti, perché quec;te sono iU112ioni che 110n hanno organo, e si realizzano per impulsi di lotta e cli consc11so in un processo tutto immanente. Nel movimento operaio non v'era e non v'è nul1a di antina.do11ale; il monopolio dello spirito nazionale ad una classe o a nn partilo è una di quelle gro.ssolane falsificazioni che nascono e prosp<:rano solo dove la cultura politica s'è fennata al più ingenuo candore. Invero la volontà statale è un poce::,soe un risultato a cui le iniziative soltanto e gli sforzi diretti rollaborano: il fascismo è stato storicamente piiì fecondo e· più utile (s'è spiegato in qual senso) dove ba assunto una posizione precisa nella lotta politica agraria, che in tutte le sue confusionarie teorie patriottiche le quali ha11110essenzialmente contribuito a isolare e a svalutare i modi della disciplina tra I~ Jnasse. E da chi mai lo Stato ha hisognp di difendersi, fuorchè nelle relazioni tra gli Stati? Forse che ·1a coesione dei popoli s'insegna coi catechismi? La politìca delle leghe ferraresi e bolognesi uon era nefasta perchè ignara delle corradiuia11e dichiarazioni di principio, ma perchè eco11omicamente disastrosa e parassitaria. I feudatari del ferro sono parimenti dannosi e parassiti anche se li difende Alfredo Rocco con l'idea nazionale. Opponendosi ai leghisti con criteri riformistici o fantastici il fascismo non si libera daila loro demagogia. ANTIGUELFO. UOMINI E IDEE La polemica (il tra.filetto, il pamphet) invece dell'elaborazione cli pensiero, la spedizione punitiva al posto della lotta politica, il duello come esaltazione ultima e perfetta dell'attività individuale: ecco le basi e i metodi e nuovi • dell'educazione politica instaurata dai fa&:isti. Il wuo110 sta tutto nell'ottusa disinvoltura con cui si professa 1'anacronismo. .. . Esiste una letteratura fascista? Quale ne è l'originalità, il pensiero animatore? Il :movimento ha raccolto tutti gli , sbandati • : i reduci della canagliesca esperienza futurista, gli esasperati di una bilioosa impotenza, gli esuberanti dell'ottimismo: potevano costoro essere dei capi dei pensatori? A oche come gregari tutta la loro originalità si esauriva in un impulso merament: iniziale. La realizzazione perfetta, fotografica d1 questa mentalità è Il Popolo d'Italia: un diario di lotte, una serie di notazioni di stati d'animo. Il teorico Mussolini non ha mai scritto un libro, le sue geniali intuizioni non hanno mai preso corpo in un 'espressione che fosse più che contingente. Il solo a darsi ragione di ciò cbe fa par': voglia essere Dino Grandi. Il titolo unico a cm i più vivaci aspirano è 1a fama di· forti e paradossali polemisti (Belli, Gorgolini, Carli, Settimelli, ecc.). - Le dottrine, o ml'glio, gli stati d'animo di molti ·fascisti coincidono con psicologie e dottrine . caratteristicmnente proprie degli anarchici. C'è nella ribellione una differenza di misura: e sottintesa in quelli l'adesione all'aforisma di Soffici : , Tutta la mia politica : Mi volete per tiranno? Accetto ». Pare che Denito Mussolini si stia ingegnando di diventare il Nlaco/.a della nuova politica italiana . .Ma B. Mussolini è la sintesi di tutte le ,·ersatilità e sarà insieme Macola e Cavallotti, ossia il conte di Culagna della reazione. C'ionsi può rimproverare ai fascisti l'uso della violenza se non si vuole ricade.re nelle aber~ razioni di idillio e di astrattismo degli utopisti e dei democratici. Ma dopo Marx, Sorel, Treitschke e Pareto quale può dirsi in sede ideale la 110,·ità di questa che si proclania essenza della teoria fascista? ... Io non riesco ad imagiuarmi ~1ussolini altrimenti che sotto le spoglie del più audace e torbido condottiero di compaguie di ventura; o talora meglio come il capo primitivo di una selvaggia banda posseduta da uu dogmatico terrore cbe non consente riflessioni. La sua più caratteristica figura si riassume in uu anacronismo. Gli manca il senso squisitamente moderno clell'irouia, non arriva alla compreusione della storia se non per miti, gli sfugge la finezza critica dell'attività c,·cativa che è dote centrale del grande politico. La sua professione di relativismo 11011 riuscl neppure a sembrare un'agile mistificazione: troppo dominante vi avvertl ognuno la sconcertata ricerca ingenua cli nn riparo che elttdessc l'infantile incertezza e coprisse le malefatte. Coerenza e contraddizioni sono in Nlussoliui ùuc diversi aspetti di una mentalità politica che nou può liberarsi dai vecchj &:hcmi di un moralismo troppo disprezzato per poter essere. veramente sostituito. Egli rimane perciò divi50 e indeciso tra momenti di una coerenza troppo dogmatica per non riuscire goffa e sloghi di esuberanza anarchicamente ingiustificati. Ha bisogno di un mondo in cui al condottiero non si chieda cli essere un politico. Lottare per una idea, elaborare nella lotta 1m pensiero, è un lusso e una seccatura: Musso1ini è abbastanza intelligente per piegarvisi, ma gli bas_terebbe la lotta pura e semplice senza i tormenti ddla critica moderna. Solo gli iugeuui si sono potuti stupire dei suoi recenti amori con la Chiesa cattolica. Nessuno più Joufano di Mussolini dallo spirito dello Stato laico e dalla v~-cchia Destra deo-li Spaventa. Egli non ha nulla di religioso, sd;gna il problema come-tale, non sopporta la lotta col dubbio: ha bisogno cli una fede per non doverci più pensare, per essere il braccio temporale di una idea trascendente. Avrebbe po- !t1to essere il duce di una Compagnia cli Gesù, l'arma di un Pontefice persecutore di eretici, - con = sola frlea in testa da ripetere e da. far entrare « a suon di randellate » nei « crani refrattari ». Gli articoli del Popolo d'Italia sono cosl : ripetizioni di un ordine, dogmi e spesso ;lereotipie di un monotono disegn0: letterariamente banno qualcosa di militare e molto ci.e! catechismo - anche qtù si aeduce l'opera del boia (o la pugllillata) dalle verità assolute, trascendenti, e cristallizzate. Infatti i tre momenti centrali della vita di Mussolini banno coinciso con· tre momenti risolutivi, entusiastici, dogmatici della storia italiana : il messian.ismo socialista, I 'apocalissi anti-tede&:a, la palingesi fascista : chi vorrà essere cosl ottuso da ricercare in questi episodi uno sviluppo, e delle ragioni ideali di progresso? Perchè vedere un problenia politico dove si tratta di un fenomeno di psicologia del successo e di una nuova ruie econo:m,ica,delle idee? Sarà legittimo studiare la filosofia politica di Corrado Wolfort, di Giovanni Hawkwood o di Francesco Bussane? La storia giudicherà con indulgenza l'anacronismo di ì\1 Iussolini che nonostante il suo orgoglio chiuso di signorotto incompiuto è stato tanto umile da inchinarlesi: garibaldino in ritardo come Crispi, n1a forse meno cocciuto di lui e per il suo convinto arrivismo più duttile : rozzo, povero di ide.e è riuscito talvolta, per la robuste=-i e la disinvoltura, l' ostetrico della storia. Il fascismo non può diventare partito cli goverso per le stesse ragioni per cui non ha potuto diventarlo il , garibaldiuismo ». La tormentosa crisi presente di Mussolini si riassume in un problema personale : distruggere l'eredità fascista per diventare Uomo di Stato; si tratta dello stesso processo rrocesso e della stessa crisi che han fatto di Crispi il tribuno fallito della Monarchia Sabauda. Si comprende benissimo come l'aristocratica finezza di Soffici, la dignitosa misura spirituale che lo fa aperto a tutti i problemi di libertà e di creazione lo conducano a una violenta posizione polemica contro la grettezza del nostro socialismo riformista e utilitario, meschino e parassita. Ma non si capisce come possa aderire al fascismo chi ba scri(to: , solo allorquando un pensiero politico profondo sarà espresso e han• dito, il quale corrisponda al carattere vero es- -- - senziale della nostra razza, sarà possibile incamminarci verso una mèta con fede di raggiunge,·la. Ora, questo corpo d'idee, questa dottrina ~nclispeusabile i questa 1affigttrazione ideale, in altri termini, di un'Italia éome la vuole il destino, non è forse così inimmaginabile come parrebbe di dover credere. Sol che si voglia esser seri e sinceri, e ce la troveremo forse davanti, almeno sbozzata nei suoi elementi tradizionali. Io per me la veclctcbe sorge dal pensiero di Dante, di Jlfacchiavelli, del Mazzini, di Oriani anche ... , (.Rete Mediterranea, pag. 174). ' Ma forse il fascismo di Soffici, dopo Le Moine BOt!-rreau è semplicemente il nuovo sfogo romantico di Don Chisciotte in Toscana. E allora per il nostro amato Soffici bisognerà ripetere con gioia, noh il processo di Boiue, ma l'apologia di Papini o I 'elogio di Prezzoliui; non si tratta di relativismo o cli atteggiamenti mussoliniani, ma di una franca cinica raffinatezza politica del vecchio e amabile Sacchetti. il critico. CONFESSIONI O IRONIE'/ Il fascismo « voleva essere Ja • moutagna del centro», ed invece si è seduto a destra per uua ragione sentimentale, topoip-afìca e pugilistica: perchè cioè gh _scanm di destra erano i più adatti a servire com$! posto di combattimento fisico contro l'ala sinistra, popolata dai comtuùsti, dai _socialis~i, .dai nittiani •. (GRANDI, Le ongim. e la missione del fascismo, pag. 59). « Perchè oggi nel fasci_smo c'è un po' di tutto. C'è il vecchio ltbensta salandrino,\c'è il liberale democratico, c'è il nazionalista vi è il monarchico, vi è l'anarchico, vi è ilrepubblica.no, vi è l'individualista assoluto vi è l'individualista relativo, vi è il sind~talista, vi è l'inquieto e l'irrequieto per serfr bilità e per abitudine, sempre pronto a e>- gliere di tutti i partiti l'eredità migliore,. (Id., pag. 6r). *** « Ed è un fatto che ad onta della sua, ten,. denzialità repubblicana, sancita nei vecchi statuti e coraggiosamente rivendicata da Mussolini in una famosa polemica, il fascismo è stato il primo a rimettere in ?ella, 0 meglio, in carreggiata, la_ ~onarch1a, che dava segni indubbi di vert1gme ». (P. GoRcor,rnr, Il fascismo nella vita italiana p. 127).

Due fascismi Parliamo di fascismo non di partito nazionale fascista; son due cose diverse, ta.nto che il partito fascista è la negazione, c sarà, se sarà, la distruzione del fascismo. Parliamo du.nque di fascismo. Anzi di fascismi, perchè in Italia, come ognuno sa, di fascismi ce ne sono due : il fascismo agrario, quello che adesso è di moda chiamare, dannunzia,namente, schiavismo, ed il fascismo 1irbano, che meglio si potrebbe chiamare fascismo interventista. Di tutti e due i fascismi si crede che sian roba del dopo guerra, invece tutti e due esistevano già io Italia prima della guerra. I fascisti agrari l'Emilia li aveva visti fin dal tempo dello sciopero agrario parmigiano, quello di Alceste De Ambris, quando i figli dei proprietari delJ' Agraria si ordinarono in squadre armate e delle armi fecero uso anche con una certa abbondanza; la Puglia codesti fascisti li conosceva anche meglio, saltavan fuori per le elezioni, si chiamavan mazzieri e l'amico Salvemini .ne sa qualche cosa. Risalendo più in su nella storia di questo movimento si potrebbe arrivare, senza soluzione di continuità, a certi aspetti del brigantaggio, e più su ancora, alle controsette reazionarie dei primordi del nostro Risorgimento. Il fascismo urbano o interventista, invece, è il figlio diretto del movimento interventista del 1914-15, è, a farne la storia, si giunge al garibaldinismo e al partito d'azione, e, risalendo ancora, anche qui alla fonte si trovano le sette, quelle liberali e rivoluzionarie. *** Tratto di unione fra questi due fascismi è stato nel dopo guerra l'odio contro il socialismo. Ma il fascismo interventista odia nel socialista specialmente il neutra lista e il disfattista ; il fascismo agrario odia nel socialista il socialista, cioè il villano che si riscuote : il primo è un odio politico, dà. alla testa ma passa.; il secondo è un odio economico, è più freddo e fa più paura. Il primo che ha affrontato il socialismo è stato il fascismo urbano, e in ciò ha mostra·- to del fegato, perchè, dove gli si è opposto, gli si è opposto proprio quando il socialismo era in Italia il padrone del vapore e quando ancora non c'era la guardia regia e la questura ;oon' aveva istruzioni. Il fascismo agrario-industriale si è mosso dopo: si è mosso alla fine del '20, dopo che il fallimento dell'occupazione delle fabbriche mostrò che il rivoluzionarismo dei socialisti italiani era un pugnale che rientrava come quelli da teatro. Comunque, fascisti della prima e fascisti dell'ultima ora, bisogna. riconoscere che tutti in questi tre anni, han fatto del loro meglio per riabilitare e rafforzare il socialismo. Le smargiassate imperialiste del fascismo dalmatom.ane e fiumarolo ha,nno nel '19 portato a migliaia ai socialisti i voti dei reduci, i quali avevan creduto al mito della • guerra alla guerra • ed ora si vedevan cinicamente mutate le carte in tavola; nelle elezioni del '21 le brutalità dei fascisti sostenuti dai poliziotti han provocato a favore dei perseguitati l'intervento di quella massa di indifferenti e non organizzati, che è sempre quella che all'ultimo istante decide dell'esito dei comizi; in questi tre a_nni poi, sempre e dappertutto, la violenza dei fascisti, tanto più grave in quanto attuata e predicata da gente ricca e colta, ha largamente compensata e riabilitata I.a violenza degli scalzacam. *** Nei suoi rapporti con il liberalismo, se per il partito nazionale fascista, si può ammettere che sia, nell'intenzione di alcuni dirigenti e .nella lettera di parte del suo programma, un tentativo di organiz~re le. giovani forze liberali del paese, per 11fascismo occorre dire risolutamente che esso è sempre stato quanto' di più illiberale e antiliberale si possa immaginare. li fatto di una minoranza che, professandosi costituzionale e tutrice dell'ordine, si sostituisce di fatto allo Stato, e, per difendere interessi suoi ideali ed economici, si vale ,degli organi più essenziali àello Stato (esercito, P°:bblica sicurezza, giustizia), che un uomo d1_gov~r.no ha posto deliberatamente a sua d1spos1z1one, è nella storia della terza Italia, così breve ma così ricca di questi episodii il più grave e il più doloroso degli ·attentati che l'idea liberale abbia subìto da quando in Italia essa è divenuta norma di governo. Il fascismo è stato la pietra di para<>one del liberalismo italiano. I liberali di r:zza, anche se militanti in altri partiti, subito, di istinto si son posti contro al fascismo e ne han ~ntito tanto maggior ripugnru:{za quanto più radicato era i~ loro il_liber8:li~mo. Come d'altra parte, quei ~aod1 u.omim del 1)llrtito liberale, che, giustificando e favorenLA RJVOLUZIONE LIBERALE do il fascismo, han giustificato e favorito, come uomini di governo, la lotta di classe ~ella sua forma più esosa, han.no recato al1 idea che essi presumevan di rappresentare la più mortale delle offese, c si son messi da sè fuori del liberalismo. • Io non voglio contesta.re, cbe molte giovani e sane energie si prodighino con illuso,-i.i miraggi uel movimenlo fascista; nè che in alcune regioni questo rappresc.nti un moto di spontanea reazione contro atti di indicibile violenza. Quel che desta uua viva apprensione è il generalizzarsi degl'impulsi, il loro coordinarsi in uu sistema, in nn programma politico. E dà un se.uso di rammarico, vedere che tante giovaui energie vi si prodighino, ·educandosi a una scuola di violeuza, che corrompe inevitabilmente gli animi. Si pretende far rivivere cosl la borghesia contro il socialismo, rendendo violenza per violenza? Si crede di esser liberi così dalla schiavitù socialista? E non si comprende che in vece mai la borghesia è stata tanto schiava del proletariato quanto oggi, che per affermare la propria autonomia ne accetta passivamente, servilmente, il massimo postulato della lotta di classe? •. Così scriveva il 31 marw del 1921 una liber-ale : Guido De Ruggero; il 7 aprile Giolitti scioglieva la Camera per far le elezioni fasciste; il 7 maggio Salandra pronunciava un discorso, in cui non aveva una parola sul\' antiprotezionismo, _non una sulla libertà della scuola, ma in compenso definiva il fascismo come una provvidenziale anarchia. *** Resta che si risponda al grande argomento, alla grossa Berta degli argomenti : • ma non c'era più Stato, non c'era più governo; il bolscevismo imperava; bisognava bene che qualcnno pigliasse il posto dei latitanti, e mettesse a segno l'estremismo ! •. . Anche in fatto di bolscevismo bisogna intendersi. Dall'armistizio in qua di bolscevismi in Italia se ne sono avuti, non uno, ma due, opposti e simiglianti, • due m8: 11:10, sì che chi ne piglia uno anche l'altro gh vien dietro •, come il dolore e il piacere nel!' apologo che sorrise a Socrate nel carcere : bolscevismo di destra e bolscevismo di sinistra, estremismo prezioso ed estremismo plebeo; tutti e due enormi, tutti e due urtanti, ma dei due più responsabile il primo, quello dei ricchi. E si dovevano o tutti e due reprimere o tutti e due tollerare. Per un po' si tollerarono tutti e due. Gli operai occuparono le fabbriche e i combattenti occuparono le terre e i mutilati occuparono gli uffici; successe che ufficiali in divisa furono aggrediti e ingiuriati, ma successe pure che ufficiali io divisa capeggiarono dtmostrazioni nazionaliste; in Italia spadroneggiavano j Bombacci, io Dalmazia i Milio dichiaravano di straf ... del governo di Roma; si amnistiavano i disertori, ma prima si erano amnistiati di fatti i generali cannibali e i for;oitori ladri e da un pezw la borghesia patriottarda aveva amnistiato i giovani nazionalisti che si erano imboscati. Non c'era altro da fare, per allora: aspettare che spiovesse e intanto • sbrigare gli affari di ordinaria amministrazione•_; e per operare, as-pettare che la. febbre fosse scemata, e poi operare dalla parte dove il male era più minaccioso. Nitti lasciò che il malato sfebbrasse, Giolitti per un po' aspettò anche lui, poi operò; ma prima operò sul bolscevismo di destra come era giusto : incamerò i sopraprofitti di guerra e cannoneggiò D' A;onunzio. E solamente dopo pensò che fosse venuto il momento di operare sul bolscevismo di sinistra e bandi le elezioni. Ma qui sbagliò perchè si fidò del fascismo, e gli successe quello che abbiamo già detto. Ma la linea era giusta e l'errore fu solo di misura e di dose. Per cui, insomma, non è vero niente affatto che in Italia in questo trien;oio circa non ci sia stato governo, e che perciò l'intervento fascista sia stato provvidenziale; abbiamo avuto l'unico governo che si potesse avere, e il fascismo è stato solo nno dei tanti triboli che i governi del dopoguerra hanno trovato in Italia sui loro passi. AUGUSTO MONTI. LETTURE SUL FASCISMO I fascisti. Dopo il processo ai nsultati non 'potrebbe riuscire interessante l'indagine delle intenzioni? Seduce il pensiero di vestire l'abito di freddez,.a dell'esegesi: se non clisilludesse troppo rapidamente la dimostrata e inconcussa impossibilità cli un ripensamento teorico-originale nei fascisti. Il fatto personale di Mussolini, chiarito in queste pagine con lucidità ormai decisiva, avrebbe in sè i suoi limiti, se i fascisti non insistessero a considerarlo il simbolo generico e quasi il caso riassuntivo. Bisogna confessare che non ci sentiamo tuttavia l'animo di ridescrivere l'inchiesta e di riassumere le conclusioni, doye pare più preciso un richiamo. Anche per il caso letterario cli Adolfo Zerboglio, deputato al Parlamento, non occorrono speciali approssimazioni cli psicologia perchè si resta nell'introduzione del problema. Gli intenti e i caratteri (più gli intenti che i caratteri) sbocciano invece con qualc:he ridondanza dalle confessioni di D. Grandi, di A. Marcello, di P. Gorgolini. La preoccupazione comune si affissa nell'esigenza di trarre tutte le conseguenze logiche dalammouimento' cli Missiroli: e Il Fascismo sarà la coscienza matura della nuova democrazia, e, come tale, dovrà riconciliarsi col socialismo, o sarà peggio di nulla; un tardivo e impossibile tentativo reazionario». La e: praxis » mussoliniana che ha seguito questo proposito paré si limiti a pensare la 1nat1t,ità come scalata al potere attraverso le vie cli Montecitorio. Gli sforzi storicisti e le intuizioni ideali di Dino Grandi avrebbero la stessa sorte delle e realistiche • predicazioni di R. ~Iurri al partito radicale. B. Mussolini ha riconosciuto sè stesso e il proprio programma di governo nel libro di Pietro Gorgoliui. Ma la funzione cli Gorgolini nel movimento mussoliniano è essenzialmente analoga a quella di Fera nel giolittismo, Sostituito 1'entusiasmo sincero al cinismo anche Gorgolini è come Fera il teorico dell'antologia politica. Questo Fascismo nella vita italiana è un poco il riassunto di tutti i programmi di sinist,a da Depretis a Nitti. Wilsonismo e Socialismo di Stato (si cita francamente Lassalle), liberismo teorico (salva la reciprocità!) con l'economia del , giusto , prezzo, finanza demagogica, difesa della piccola proprieij. e fulmini contro il latifondo il tutto voluto in buona fede e proclamato non ironicamente ma con candore, ecco la palingenesi cli questa nuova democrazia! C'è bisogno che il proto si ricordi di sctivere nuova in corsivo? La cultura politica dei nostri fascisti resta nell'infantilismo turatiano, assai arretrato anche rispetto a don Sturzo. In questa crisi cli' assestamento il fascismo sente cosi vivamente la sua medoctità e la sÌ1a vuotez1.a riformista che deve venerare e acçettare come degui termini di confronto non dico Giolitti o Salandra, 111.:'\ De Nicola, Gasparotto e Luzzatti ! (pag. r7). Giusta gratitudine verso le fonti in un partito che pone come capisaldi ideali : disciplina, lavoro, benessere, libertà per tutti! (pag. 48). Dove ritroveremo, caro Marcello, lo stile del fascismo f Dopo aver utilmente alimentata la lotta politica come organo cli legittimi interessi reazionari lo stile si è cosi poco definito che, rinnegando la reazione, si cade nella demagog-ia. I fascisti potrebbero anche aver ragione protestando contro chi li definisce conservatori, anzi sicuramente i loro sentimenti sono altri, ma non si definiscono in un 'espressione po1'itica originale perchè mancano della Ìogica propria ad un movimento : il maestro del loro relativismo è invero un risaputo maestro : Giovanni Giolitti - volendo stare alle tradizioni più giovani e dar loro un ideale che son ben lungi da realizz,,re. Qui dunque sarebbe tutta la novità del fascismo e dopo le primavere romantiche diventerebbe necessario acquetarsi al comodo riformismo o cedere all~ lusinghe delle privilegiate aristocrazie dominanti della banca e delle industrie? Si distrussero le leghe rosse solo per sostituirle? Grandi e Marcello non si vogliono appagare di un processo che si esaurirebbe cosi semplicisticamente e sterilmente. Data l'impostazione di Mussolini e gli stati d'animo ereditati, al fascismo non resta che la scelta tra anarchia Episodica, reazione e demagogia pacifica. Il Condottiero ha nel -suo passato le' due prime esperienze e sente di doversi aggrappare alla terza. Gorgolini, annunziato da Zerboglio, è il messo cli questa decisione. Per sfuggire al dilemma bisognava che il fascismo prendesse coscienza del problema dello Stato, ne afferrasse la crisi invece di esserne vittima, elaborasse un nuovo pensiero politico e una diretta volontà rivoluzionaria .Senonchè questa era la funzione dell 'avangnardia del movimento operaio e non della sua antitesi. La serietà teorica di Grandi diventa un'ingenuità intorno a cui deve regnare la solitudine. Il proposito di far aderi,e te ,nasse allo Stato na=fonale non si realizza inventando nuove formule di sindacalis1no nazionale~: mentre spera la religiosità del movimento dall'adesione popolare, Grandi non si avvede di ripetere le aberrazioni di illuministica eleganza del nazionalismo, del modernismo, e del sindacalismo. Il suo ricol!egarsi al Risogimento non ha il valore di una soluzione (oosia cli una comprensione), ma appena cli una esuberanza cli stile. P. GOBETTI. I lib~rali. Il nazionalismo anacronistico e unilaterale - appunto perchè indiscutibile e prepolitico - doveva accettar,:: il fascismo come romautira gesta salvo poi a n'egargli ogni .rutonomia ed ogni possibilità di distinguersi dalle comuni affermazioni programmatiche. L'esperie1na liberale suggeriva invece ai suoi autori, già inizialmente, caute prernesse critiche. I democratici opposero non un pensiero ma una 57 astuzia pratica e vinsero battaglie in cui le sole avanguardie fasciste s'erano battute e sacrificate. Chi sperò dal fascismo la redenzione non tardò ad a,;;;umere posizioni polemiche. Pantaleoni si i 11 use di trovarvi la COD&lcrazionedel liberismo economico e dovette lanciare poi alla demagogia di Mussolini recriminazioni che erano eia indiriz.- 1,arsi alla sua ingenuità politica. Murri ba invano sperato elal prevalere cli alcuni amici e discepoli suoi la restaurazione della reHgiosità Jl più acuto e penetrante doveva essere il Missiroli che è il solo ad aver celebrata una dottrina liberale coerente. Il libro cli MissiroH sul fascismo è tntta una rivelazione cli fatti e di psicologie ignorate. Attraverso l'esame della situazione emiliana egli ha potuto mostrare come il fascismo s'inserisca nella crisi socialista e non sia soltanto un fenomeno cli antitesi al movimento rivoluzionario. Lo studio dell'esasperazione delle psicologie degli inteJJettuali e dei democratici, e l'indagine sull'equivoco della collaborazione giolittiana-fascista determinano in modo decisivo gli elementi storici su cui un pensi<.-ro liberale dovrebbe impostare la sua critica. Il liberalismo, nella sua logica rivoluzionaria, non deve mendicare l'aiuto cli movjmenti frammentari ed esasperati, ed ha anzi la funzione precisa di elaborarne il snperamento. L'analisi cli Missiroli è perciò, attraverso la polemica, la prima pagina storica sull'argomento. I socialisti. I socialisti si sono invece accontentati cli un sentimento che non si traduce nè in azione nè in teoria. Persino l'alta visione marxista del Mondolfo - nobile parentesi cli studio e cli cultura nel socialismo italiano - viene infirmata eia uno spirito cli adattamento alla realtà in contrasto con le deduzioni soreliane che sono implicite nel ,ovesciament:, della praxis. Dalla conelanna dell'utopistica pretesa che ha il marxismo • cli fOTzareil ritmo del processo storico... abbattendo un regime cui non aveva ancora la capacità cli sostituire nno nuovo , e della pià grave utopia e cli chi sogna lo sbaragliamento e la sconfitta del proletariato , , non òOrge un imperativo cli lotta e di più virile coscienza onde maturare le masse al ritmo della storia, ma attraverso il concetto che , ogni utopia è destinato a cadere , si pongono le pacifiche premesse della palingenesi riformista. Come la deprecazione della violenza nel M. giunse a suggerire quale unico rimedio preventivo al fascismo l'avvicinamento tra esternisti e classi medie, cosi, in pratica, il riformismo si chiuse in una lamentosa solitudine e pianse l'imposto martirio con loqnace impotenza. Nello sforzo dignitoso cli serenità obbiettiva del Zibordi non vibra una alta e virile sicurezza, ma il lamento cli chi è stato travolto nelle sue idilliache illusioni : dalla persecuzione degli avversari non assurge, attraverso una e comprensione , e uno studio severo, ad una parola che dia il ritmo alla lotta, ma si appella ad un astratto miraggio di e giustizia , affermato e noa saputo seYeramer.te ,olcre. Nè questa paro!~ cli lotta può giungere dal De Falco, che pure s, pùne con avyersione assoluta d1 contro al fascismo_: il suo rifiuto di , regalare idee agh avversan , è sterile rinuncia : vaJevole for5: come posizione personale, non mai capace d1 dare ad un partito forza e ragione cli Ora l'adattamento critico del llfondolfo conduc~ prop~io, con logica conseguenza, alla astratta 1d~olog1adello Zibordi e alla astiosa incompre~s'.one del De Falco: attraverso di esse il ~iahsmo nvoluzionario per difendersi dal fascismo s,_pr~para a salire le scale del potere : è la tragedia dt un partito che, incapace di trovare la propria salvezza nel sacrificio eroico, la invoca da uno scanno ministeriale. Nella morte delle proptie ide.alità rivoluzionarie i socialisti _ profonda 1roma - troveranno i fastigi del potere. Ì repubblicani. La stessa incapacità pratica dei socialisti cli fronte al fascismo si trova nei repubblicani. . L'utopia ~zziniana, estranea a quarant'anni cli lotta operaia, era rimasta intatta nelle parole e morta nell'idea, in una esigua minoranza che se parve assurgere a centro di ribellioni, no~ anelava altre la sterile affermazione anti-monarcbica. E benchè il fascismo abbia avuto origini in gran parte repubblicane, affermatosi poi come P!ù profonda realtà, i repubblicani non poterono dt fronte ad esso-che consen,arsi nella medesima incomprensione con cui si erano posti di fronte al s~ial!smo. _Alla lotta cli classe opponevano una mutile nazione, alla pratica instauratrice del fascismo il mito cli nnà vuota repubblica. Bergamo agita il miraggio di una repubblica sociale. con l'esigenza cli accettare in parte la lotta d1 classe, ma animando i termini dell'economia < con un soffio cli potente idealismo , Intransigente socialismo cli destra incapace cli ~omprendere ogni realtà storica. E' vero che contro il fascismo i repubblicani hanno tentato talvolta, con energia personale anche una pratica difesa: ma sono isolati epi'. sodi. Per il partito repubblicano, chiuso in una intransig~nza di formule e di dogmi invano ap- ?ellantes'. al n~pet~o delle comuni ideologie cli 11'.terven~1smo, 11 dilagare del fascismo, , privo d1 pens1~r0 ~ ma travolgente nella sua pratica co)1tradd1tona, può forse apparire una funebre ironia della storia.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==