La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 15 - 28 maggio 1922

Due fascismi Parliamo di fascismo non di partito nazionale fascista; son due cose diverse, ta.nto che il partito fascista è la negazione, c sarà, se sarà, la distruzione del fascismo. Parliamo du.nque di fascismo. Anzi di fascismi, perchè in Italia, come ognuno sa, di fascismi ce ne sono due : il fascismo agrario, quello che adesso è di moda chiamare, dannunzia,namente, schiavismo, ed il fascismo 1irbano, che meglio si potrebbe chiamare fascismo interventista. Di tutti e due i fascismi si crede che sian roba del dopo guerra, invece tutti e due esistevano già io Italia prima della guerra. I fascisti agrari l'Emilia li aveva visti fin dal tempo dello sciopero agrario parmigiano, quello di Alceste De Ambris, quando i figli dei proprietari delJ' Agraria si ordinarono in squadre armate e delle armi fecero uso anche con una certa abbondanza; la Puglia codesti fascisti li conosceva anche meglio, saltavan fuori per le elezioni, si chiamavan mazzieri e l'amico Salvemini .ne sa qualche cosa. Risalendo più in su nella storia di questo movimento si potrebbe arrivare, senza soluzione di continuità, a certi aspetti del brigantaggio, e più su ancora, alle controsette reazionarie dei primordi del nostro Risorgimento. Il fascismo urbano o interventista, invece, è il figlio diretto del movimento interventista del 1914-15, è, a farne la storia, si giunge al garibaldinismo e al partito d'azione, e, risalendo ancora, anche qui alla fonte si trovano le sette, quelle liberali e rivoluzionarie. *** Tratto di unione fra questi due fascismi è stato nel dopo guerra l'odio contro il socialismo. Ma il fascismo interventista odia nel socialista specialmente il neutra lista e il disfattista ; il fascismo agrario odia nel socialista il socialista, cioè il villano che si riscuote : il primo è un odio politico, dà. alla testa ma passa.; il secondo è un odio economico, è più freddo e fa più paura. Il primo che ha affrontato il socialismo è stato il fascismo urbano, e in ciò ha mostra·- to del fegato, perchè, dove gli si è opposto, gli si è opposto proprio quando il socialismo era in Italia il padrone del vapore e quando ancora non c'era la guardia regia e la questura ;oon' aveva istruzioni. Il fascismo agrario-industriale si è mosso dopo: si è mosso alla fine del '20, dopo che il fallimento dell'occupazione delle fabbriche mostrò che il rivoluzionarismo dei socialisti italiani era un pugnale che rientrava come quelli da teatro. Comunque, fascisti della prima e fascisti dell'ultima ora, bisogna. riconoscere che tutti in questi tre anni, han fatto del loro meglio per riabilitare e rafforzare il socialismo. Le smargiassate imperialiste del fascismo dalmatom.ane e fiumarolo ha,nno nel '19 portato a migliaia ai socialisti i voti dei reduci, i quali avevan creduto al mito della • guerra alla guerra • ed ora si vedevan cinicamente mutate le carte in tavola; nelle elezioni del '21 le brutalità dei fascisti sostenuti dai poliziotti han provocato a favore dei perseguitati l'intervento di quella massa di indifferenti e non organizzati, che è sempre quella che all'ultimo istante decide dell'esito dei comizi; in questi tre a_nni poi, sempre e dappertutto, la violenza dei fascisti, tanto più grave in quanto attuata e predicata da gente ricca e colta, ha largamente compensata e riabilitata I.a violenza degli scalzacam. *** Nei suoi rapporti con il liberalismo, se per il partito nazionale fascista, si può ammettere che sia, nell'intenzione di alcuni dirigenti e .nella lettera di parte del suo programma, un tentativo di organiz~re le. giovani forze liberali del paese, per 11fascismo occorre dire risolutamente che esso è sempre stato quanto' di più illiberale e antiliberale si possa immaginare. li fatto di una minoranza che, professandosi costituzionale e tutrice dell'ordine, si sostituisce di fatto allo Stato, e, per difendere interessi suoi ideali ed economici, si vale ,degli organi più essenziali àello Stato (esercito, P°:bblica sicurezza, giustizia), che un uomo d1_gov~r.no ha posto deliberatamente a sua d1spos1z1one, è nella storia della terza Italia, così breve ma così ricca di questi episodii il più grave e il più doloroso degli ·attentati che l'idea liberale abbia subìto da quando in Italia essa è divenuta norma di governo. Il fascismo è stato la pietra di para<>one del liberalismo italiano. I liberali di r:zza, anche se militanti in altri partiti, subito, di istinto si son posti contro al fascismo e ne han ~ntito tanto maggior ripugnru:{za quanto più radicato era i~ loro il_liber8:li~mo. Come d'altra parte, quei ~aod1 u.omim del 1)llrtito liberale, che, giustificando e favorenLA RJVOLUZIONE LIBERALE do il fascismo, han giustificato e favorito, come uomini di governo, la lotta di classe ~ella sua forma più esosa, han.no recato al1 idea che essi presumevan di rappresentare la più mortale delle offese, c si son messi da sè fuori del liberalismo. • Io non voglio contesta.re, cbe molte giovani e sane energie si prodighino con illuso,-i.i miraggi uel movimenlo fascista; nè che in alcune regioni questo rappresc.nti un moto di spontanea reazione contro atti di indicibile violenza. Quel che desta uua viva apprensione è il generalizzarsi degl'impulsi, il loro coordinarsi in uu sistema, in nn programma politico. E dà un se.uso di rammarico, vedere che tante giovaui energie vi si prodighino, ·educandosi a una scuola di violeuza, che corrompe inevitabilmente gli animi. Si pretende far rivivere cosl la borghesia contro il socialismo, rendendo violenza per violenza? Si crede di esser liberi così dalla schiavitù socialista? E non si comprende che in vece mai la borghesia è stata tanto schiava del proletariato quanto oggi, che per affermare la propria autonomia ne accetta passivamente, servilmente, il massimo postulato della lotta di classe? •. Così scriveva il 31 marw del 1921 una liber-ale : Guido De Ruggero; il 7 aprile Giolitti scioglieva la Camera per far le elezioni fasciste; il 7 maggio Salandra pronunciava un discorso, in cui non aveva una parola sul\' antiprotezionismo, _non una sulla libertà della scuola, ma in compenso definiva il fascismo come una provvidenziale anarchia. *** Resta che si risponda al grande argomento, alla grossa Berta degli argomenti : • ma non c'era più Stato, non c'era più governo; il bolscevismo imperava; bisognava bene che qualcnno pigliasse il posto dei latitanti, e mettesse a segno l'estremismo ! •. . Anche in fatto di bolscevismo bisogna intendersi. Dall'armistizio in qua di bolscevismi in Italia se ne sono avuti, non uno, ma due, opposti e simiglianti, • due m8: 11:10, sì che chi ne piglia uno anche l'altro gh vien dietro •, come il dolore e il piacere nel!' apologo che sorrise a Socrate nel carcere : bolscevismo di destra e bolscevismo di sinistra, estremismo prezioso ed estremismo plebeo; tutti e due enormi, tutti e due urtanti, ma dei due più responsabile il primo, quello dei ricchi. E si dovevano o tutti e due reprimere o tutti e due tollerare. Per un po' si tollerarono tutti e due. Gli operai occuparono le fabbriche e i combattenti occuparono le terre e i mutilati occuparono gli uffici; successe che ufficiali in divisa furono aggrediti e ingiuriati, ma successe pure che ufficiali io divisa capeggiarono dtmostrazioni nazionaliste; in Italia spadroneggiavano j Bombacci, io Dalmazia i Milio dichiaravano di straf ... del governo di Roma; si amnistiavano i disertori, ma prima si erano amnistiati di fatti i generali cannibali e i for;oitori ladri e da un pezw la borghesia patriottarda aveva amnistiato i giovani nazionalisti che si erano imboscati. Non c'era altro da fare, per allora: aspettare che spiovesse e intanto • sbrigare gli affari di ordinaria amministrazione•_; e per operare, as-pettare che la. febbre fosse scemata, e poi operare dalla parte dove il male era più minaccioso. Nitti lasciò che il malato sfebbrasse, Giolitti per un po' aspettò anche lui, poi operò; ma prima operò sul bolscevismo di destra come era giusto : incamerò i sopraprofitti di guerra e cannoneggiò D' A;onunzio. E solamente dopo pensò che fosse venuto il momento di operare sul bolscevismo di sinistra e bandi le elezioni. Ma qui sbagliò perchè si fidò del fascismo, e gli successe quello che abbiamo già detto. Ma la linea era giusta e l'errore fu solo di misura e di dose. Per cui, insomma, non è vero niente affatto che in Italia in questo trien;oio circa non ci sia stato governo, e che perciò l'intervento fascista sia stato provvidenziale; abbiamo avuto l'unico governo che si potesse avere, e il fascismo è stato solo nno dei tanti triboli che i governi del dopoguerra hanno trovato in Italia sui loro passi. AUGUSTO MONTI. LETTURE SUL FASCISMO I fascisti. Dopo il processo ai nsultati non 'potrebbe riuscire interessante l'indagine delle intenzioni? Seduce il pensiero di vestire l'abito di freddez,.a dell'esegesi: se non clisilludesse troppo rapidamente la dimostrata e inconcussa impossibilità cli un ripensamento teorico-originale nei fascisti. Il fatto personale di Mussolini, chiarito in queste pagine con lucidità ormai decisiva, avrebbe in sè i suoi limiti, se i fascisti non insistessero a considerarlo il simbolo generico e quasi il caso riassuntivo. Bisogna confessare che non ci sentiamo tuttavia l'animo di ridescrivere l'inchiesta e di riassumere le conclusioni, doye pare più preciso un richiamo. Anche per il caso letterario cli Adolfo Zerboglio, deputato al Parlamento, non occorrono speciali approssimazioni cli psicologia perchè si resta nell'introduzione del problema. Gli intenti e i caratteri (più gli intenti che i caratteri) sbocciano invece con qualc:he ridondanza dalle confessioni di D. Grandi, di A. Marcello, di P. Gorgolini. La preoccupazione comune si affissa nell'esigenza di trarre tutte le conseguenze logiche dalammouimento' cli Missiroli: e Il Fascismo sarà la coscienza matura della nuova democrazia, e, come tale, dovrà riconciliarsi col socialismo, o sarà peggio di nulla; un tardivo e impossibile tentativo reazionario». La e: praxis » mussoliniana che ha seguito questo proposito paré si limiti a pensare la 1nat1t,ità come scalata al potere attraverso le vie cli Montecitorio. Gli sforzi storicisti e le intuizioni ideali di Dino Grandi avrebbero la stessa sorte delle e realistiche • predicazioni di R. ~Iurri al partito radicale. B. Mussolini ha riconosciuto sè stesso e il proprio programma di governo nel libro di Pietro Gorgoliui. Ma la funzione cli Gorgolini nel movimento mussoliniano è essenzialmente analoga a quella di Fera nel giolittismo, Sostituito 1'entusiasmo sincero al cinismo anche Gorgolini è come Fera il teorico dell'antologia politica. Questo Fascismo nella vita italiana è un poco il riassunto di tutti i programmi di sinist,a da Depretis a Nitti. Wilsonismo e Socialismo di Stato (si cita francamente Lassalle), liberismo teorico (salva la reciprocità!) con l'economia del , giusto , prezzo, finanza demagogica, difesa della piccola proprieij. e fulmini contro il latifondo il tutto voluto in buona fede e proclamato non ironicamente ma con candore, ecco la palingenesi cli questa nuova democrazia! C'è bisogno che il proto si ricordi di sctivere nuova in corsivo? La cultura politica dei nostri fascisti resta nell'infantilismo turatiano, assai arretrato anche rispetto a don Sturzo. In questa crisi cli' assestamento il fascismo sente cosi vivamente la sua medoctità e la sÌ1a vuotez1.a riformista che deve venerare e acçettare come degui termini di confronto non dico Giolitti o Salandra, 111.:'\ De Nicola, Gasparotto e Luzzatti ! (pag. r7). Giusta gratitudine verso le fonti in un partito che pone come capisaldi ideali : disciplina, lavoro, benessere, libertà per tutti! (pag. 48). Dove ritroveremo, caro Marcello, lo stile del fascismo f Dopo aver utilmente alimentata la lotta politica come organo cli legittimi interessi reazionari lo stile si è cosi poco definito che, rinnegando la reazione, si cade nella demagog-ia. I fascisti potrebbero anche aver ragione protestando contro chi li definisce conservatori, anzi sicuramente i loro sentimenti sono altri, ma non si definiscono in un 'espressione po1'itica originale perchè mancano della Ìogica propria ad un movimento : il maestro del loro relativismo è invero un risaputo maestro : Giovanni Giolitti - volendo stare alle tradizioni più giovani e dar loro un ideale che son ben lungi da realizz,,re. Qui dunque sarebbe tutta la novità del fascismo e dopo le primavere romantiche diventerebbe necessario acquetarsi al comodo riformismo o cedere all~ lusinghe delle privilegiate aristocrazie dominanti della banca e delle industrie? Si distrussero le leghe rosse solo per sostituirle? Grandi e Marcello non si vogliono appagare di un processo che si esaurirebbe cosi semplicisticamente e sterilmente. Data l'impostazione di Mussolini e gli stati d'animo ereditati, al fascismo non resta che la scelta tra anarchia Episodica, reazione e demagogia pacifica. Il Condottiero ha nel -suo passato le' due prime esperienze e sente di doversi aggrappare alla terza. Gorgolini, annunziato da Zerboglio, è il messo cli questa decisione. Per sfuggire al dilemma bisognava che il fascismo prendesse coscienza del problema dello Stato, ne afferrasse la crisi invece di esserne vittima, elaborasse un nuovo pensiero politico e una diretta volontà rivoluzionaria .Senonchè questa era la funzione dell 'avangnardia del movimento operaio e non della sua antitesi. La serietà teorica di Grandi diventa un'ingenuità intorno a cui deve regnare la solitudine. Il proposito di far aderi,e te ,nasse allo Stato na=fonale non si realizza inventando nuove formule di sindacalis1no nazionale~: mentre spera la religiosità del movimento dall'adesione popolare, Grandi non si avvede di ripetere le aberrazioni di illuministica eleganza del nazionalismo, del modernismo, e del sindacalismo. Il suo ricol!egarsi al Risogimento non ha il valore di una soluzione (oosia cli una comprensione), ma appena cli una esuberanza cli stile. P. GOBETTI. I lib~rali. Il nazionalismo anacronistico e unilaterale - appunto perchè indiscutibile e prepolitico - doveva accettar,:: il fascismo come romautira gesta salvo poi a n'egargli ogni .rutonomia ed ogni possibilità di distinguersi dalle comuni affermazioni programmatiche. L'esperie1na liberale suggeriva invece ai suoi autori, già inizialmente, caute prernesse critiche. I democratici opposero non un pensiero ma una 57 astuzia pratica e vinsero battaglie in cui le sole avanguardie fasciste s'erano battute e sacrificate. Chi sperò dal fascismo la redenzione non tardò ad a,;;;umere posizioni polemiche. Pantaleoni si i 11 use di trovarvi la COD&lcrazionedel liberismo economico e dovette lanciare poi alla demagogia di Mussolini recriminazioni che erano eia indiriz.- 1,arsi alla sua ingenuità politica. Murri ba invano sperato elal prevalere cli alcuni amici e discepoli suoi la restaurazione della reHgiosità Jl più acuto e penetrante doveva essere il Missiroli che è il solo ad aver celebrata una dottrina liberale coerente. Il libro cli MissiroH sul fascismo è tntta una rivelazione cli fatti e di psicologie ignorate. Attraverso l'esame della situazione emiliana egli ha potuto mostrare come il fascismo s'inserisca nella crisi socialista e non sia soltanto un fenomeno cli antitesi al movimento rivoluzionario. Lo studio dell'esasperazione delle psicologie degli inteJJettuali e dei democratici, e l'indagine sull'equivoco della collaborazione giolittiana-fascista determinano in modo decisivo gli elementi storici su cui un pensi<.-ro liberale dovrebbe impostare la sua critica. Il liberalismo, nella sua logica rivoluzionaria, non deve mendicare l'aiuto cli movjmenti frammentari ed esasperati, ed ha anzi la funzione precisa di elaborarne il snperamento. L'analisi cli Missiroli è perciò, attraverso la polemica, la prima pagina storica sull'argomento. I socialisti. I socialisti si sono invece accontentati cli un sentimento che non si traduce nè in azione nè in teoria. Persino l'alta visione marxista del Mondolfo - nobile parentesi cli studio e cli cultura nel socialismo italiano - viene infirmata eia uno spirito cli adattamento alla realtà in contrasto con le deduzioni soreliane che sono implicite nel ,ovesciament:, della praxis. Dalla conelanna dell'utopistica pretesa che ha il marxismo • cli fOTzareil ritmo del processo storico... abbattendo un regime cui non aveva ancora la capacità cli sostituire nno nuovo , e della pià grave utopia e cli chi sogna lo sbaragliamento e la sconfitta del proletariato , , non òOrge un imperativo cli lotta e di più virile coscienza onde maturare le masse al ritmo della storia, ma attraverso il concetto che , ogni utopia è destinato a cadere , si pongono le pacifiche premesse della palingenesi riformista. Come la deprecazione della violenza nel M. giunse a suggerire quale unico rimedio preventivo al fascismo l'avvicinamento tra esternisti e classi medie, cosi, in pratica, il riformismo si chiuse in una lamentosa solitudine e pianse l'imposto martirio con loqnace impotenza. Nello sforzo dignitoso cli serenità obbiettiva del Zibordi non vibra una alta e virile sicurezza, ma il lamento cli chi è stato travolto nelle sue idilliache illusioni : dalla persecuzione degli avversari non assurge, attraverso una e comprensione , e uno studio severo, ad una parola che dia il ritmo alla lotta, ma si appella ad un astratto miraggio di e giustizia , affermato e noa saputo seYeramer.te ,olcre. Nè questa paro!~ cli lotta può giungere dal De Falco, che pure s, pùne con avyersione assoluta d1 contro al fascismo_: il suo rifiuto di , regalare idee agh avversan , è sterile rinuncia : vaJevole for5: come posizione personale, non mai capace d1 dare ad un partito forza e ragione cli Ora l'adattamento critico del llfondolfo conduc~ prop~io, con logica conseguenza, alla astratta 1d~olog1adello Zibordi e alla astiosa incompre~s'.one del De Falco: attraverso di esse il ~iahsmo nvoluzionario per difendersi dal fascismo s,_pr~para a salire le scale del potere : è la tragedia dt un partito che, incapace di trovare la propria salvezza nel sacrificio eroico, la invoca da uno scanno ministeriale. Nella morte delle proptie ide.alità rivoluzionarie i socialisti _ profonda 1roma - troveranno i fastigi del potere. Ì repubblicani. La stessa incapacità pratica dei socialisti cli fronte al fascismo si trova nei repubblicani. . L'utopia ~zziniana, estranea a quarant'anni cli lotta operaia, era rimasta intatta nelle parole e morta nell'idea, in una esigua minoranza che se parve assurgere a centro di ribellioni, no~ anelava altre la sterile affermazione anti-monarcbica. E benchè il fascismo abbia avuto origini in gran parte repubblicane, affermatosi poi come P!ù profonda realtà, i repubblicani non poterono dt fronte ad esso-che consen,arsi nella medesima incomprensione con cui si erano posti di fronte al s~ial!smo. _Alla lotta cli classe opponevano una mutile nazione, alla pratica instauratrice del fascismo il mito cli nnà vuota repubblica. Bergamo agita il miraggio di una repubblica sociale. con l'esigenza cli accettare in parte la lotta d1 classe, ma animando i termini dell'economia < con un soffio cli potente idealismo , Intransigente socialismo cli destra incapace cli ~omprendere ogni realtà storica. E' vero che contro il fascismo i repubblicani hanno tentato talvolta, con energia personale anche una pratica difesa: ma sono isolati epi'. sodi. Per il partito repubblicano, chiuso in una intransig~nza di formule e di dogmi invano ap- ?ellantes'. al n~pet~o delle comuni ideologie cli 11'.terven~1smo, 11 dilagare del fascismo, , privo d1 pens1~r0 ~ ma travolgente nella sua pratica co)1tradd1tona, può forse apparire una funebre ironia della storia.

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