La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 14 - 21 maggio 1922

,. ~ivist:a St:o:rico Set:t:ima:n.a1e di I?o1it:ica -------- Edita dalla Casa Editrice Energie Nuove for;;data e diretta . da PIERO GOBETTI TORlrtO • Via Venti Settembre, N. 60 • TORINO AH~NAMf ftll: Per il 1922: L. 20 (paeabile in due quote di L. 10) - Abbonamento cumulativo con •IL Bf/RETTI• L. 32 (pagabile in due quote di L.16 UN NU:M:ERO LIRE o,e.so (ConfA> Corrente Postale) SOMMARIO: B. GIULIANO· L. EMERY: Polemica Nazionalista - R, IU.UER: Rassegna Sindacale - A. MONTI: Attivo e Passivo della burocrazia - M. A. LEVI: Caillaux e la politica estera francese - JI. IlROSIO: Le assicurazioni sociali - L. E. Postille. POLEMICANAZIONALISTA I. Debbo une. risposta ad uua nota « Filornfia di parte? • pubblicata uella , Rivoluzione Libcraie 11 da L. Emery, riguardante akuni concetti da me esposti su] ~azioualismo, in un'iuterdsta del Resto de/, Carlhw. Ecco le frasi incrimiuate, che egli toglie dall'articolo, e che ricon1pone con una certa unità ·nena sua nota: « II nostro nazio11alismo italiano è nato da quella rÌ\'Oluzione idealistica della coitura, che è cominciata Yerso i primi del scc. XX , affermando « j 'esigeuza di riconoscere nell 'attività sempre 11uo,·a e sempre Yaria àel]o spirito, e nella sua libertà di creazione il principio generatore dell'incivilimento un1auo ... : e Questa nuova coltura tro,·ò poi la sua sistemazione filosofica ed il suo rigoro:;o SYiluppo scientifico nell'opera di due grandi italiani, cioè del Croce e del Gentile> ... e infine: « Il nazionalismo è precisamente l'espressione politica della nuo,·a coltura. iouclata sul concetto della vita come realtà spirituale e come libera attività creatrice di sè e dei suoi valori :o. L. Emery è rima:;to scandalizzato di questa c-oncez!one del nazionalismo, ed ha sentito fl bi'ioguo di spezzare una Iallci~ per la minacciata libertà di pensiero filosofico e politico. E mi proclama ad alta voce tutta una serie cli affermazioni sue, una più inutile dell'altra : cioè che il rinnornmento idealistico della coltura italiana !!Oli mette a capo direttamente a quel nazionalismo di cui fu primo banditore Enrico Corradini; che l 'inclirizzo filosofico cbe ba per maestri Croce e Gentile non produte in politica necessariamente ed esclusivamente il nazionalismo; che se pure Croce e Gentile fossero perfetti nazionalisti tesserati., però in nome dell'idealismo neocritico ed attuale non clonebbe mai decretarsi il monopolio della rivendita del sale della sapienza ad un partito; e che fare di un partito il mandatario della Verità ripugna al concetto della dialettica storica, che è dogmatico, intellettualistico, e addirittura precristiano; e infine che la filosofia iciee.listica si presenta e deve vale.e come interpretazione totale della \·ita, e spiegare ogni attiYità umana ed ogni atteggiamento politico. Mi pare un po' strano che L. Emery che. ha coltura, intelligenza e serena sobrietà cli pensiero, abbia così poco 'inteso il significato delle mie parole, e si sia lasciato trasportare a ~ettere insieme così a sproposito, tante affennazioni che una per una hanno il soio torto di essere lapalissianamente vere. Nessuno ha mai detto, che il rinnovamento idealistico della coltura politica con.fluisca unicamente sul Nazionalismo inteso come organizzazione pratica, e che )'associazione nazionalistica pretenda cli averne 1'esclusiva rappresentanza. Nessttno ha mai detto che la verità politica della filosofia crociana e gentiliana sia tutta travasata nell'attività del nostro movimento nè l'attività del nostro movimento sia nulla di' più e nulla di meno che l'applicazio11e esatta della verità filosofica dell'idealismo. L'Eme?")', sono lieto di rassicurarlo, ha qui combattuto contro creazioni della sua fantasia. lo ho detto e ripeto ancora che il Nazionalismo è sorto ùa quella rivoluzione, che nel secolo XX ba affermato, contro la concezione materialistica e meccanica della vita e dei valori, una conèezione nuova per cui la realtà sociale è essenzialmente spirito, ed i valori umani sono essenzialmente forme concrete della sua attività dialettica. Mentre dalla concezione materialistica e meccanica della vita rifiorivano le, utopie cli quel moralismo astrattistico da cui sta,·ano per maturare i bei frutti dell'internazionale e del livellamento economico socia1ista, il Nazionalismo derivava della nuova concezione idealistica i suoi fondamentali principi politici : cioè il principio di nazion.alità come espressione viva della spiritualità nmana, il principio dello sviluppo nazionale come unico criterio realisticamente etico della politica estera ed il principio dello S\'iluppo delle libere energie inclivi<luali come unico crilrno realisticamente etico della politica interna, Questi sono i tre priucipi essenziali e costit11ti\"i del modmento nazionalista, e che derivano propdo cfa quella corrente ideale che, come ho detto nel1'articolo incriminato, dopo un primo mo111e11todi fervore un po' incomposto e disordinato raggiunse poi la sua riflessa cons:ipevolezza nella sistemazione filosofica del Croce e del Gentiie, Enrico Co:'raclini ebbe il merito di sentire quasi per ist~to in quel primo morucn:o de11a nnoYa coltura il va.lore di questi nuo\"i principi clie germinavano spontaneamente dalla mutata atmosfera spirituale italiana. Rd il movimento nazionalista ebbe il merito di propugnarli fin dalla prima ora con netta precisione qua1:do le utopie socialistiche parevano aver am111orbat..'1 e allucinata la mente anche di chi ave,·a l'obbligo professionale di un po' cli buon senso. lo non intendo discutere l'attività dell 'assO<'rn,ione nelle successive vicende della contingenza pratica : a qualsiasi associazione può capitare che in qualche momento non interpreti con perfetta esattezza in ogni caso particolare i suoi principi, ì\ia è certo che questi principi si sono venuti tzhiarendo giorno per gion10; ed è parimenti certo che il mo\'Ìmento nazionalista ha contribuito con molta efficacia al loro sviluppo ed alla loro propagazione nella coscienza del popolo italiano. È evidente poi che v'i siano dei propugnatori del nostro indirizzo fuori delle file ài quelli che si chiamano nazionalisti. La Yalutazione dell'opportunità di partecipare ad un •organizzazione e cli accettare una precisa denominazione politica dipende da speciali condizioni personali, tm1to più che uon vi è mai stata nè mai vi sarà organizzazi011e nel mondo, in cui ognuno trevi la coincidenza perfetta col suo pensiero senza uu angolo per quanto minimo di declinazione dalla linea retta della propria Yisione contemplativa, Io credo però che interpretassimo la verità delle filosofie idealistiche meglio noi di quei liberali, che solo due o tre anni fa giuravano ancora sulla filosofia dell 'Iatesa, e attendevano la pacificazioue del mondo dalla società delle Nazioni e dal grande Messia della religione democratica, Yenuto c1•01treoceano a rinvernidare di pietismo quacquero i luoghi comuni più vieti e più vuoti cle1la demagogia europea, e meglio <li tjuegli altri sedicenti liberali che in nome della filosofia idealistica attendevano l'ordine nuovo dal trionfo di una classe, che è, come tutte le classi, puramente un•addizione di egoismi utilitaristici, ed è quindi destinata a spezzarsi al contatto della realtà. Concludendo, io non ho eletto affatto che il moYimento nazionalista nella sua organiziazione pratica sia la necessaria esclusivistica esplicazione politica della coltura e della filosofia dell'idealisino; 11011 bo detto affatto che esso sia lJ depositario infallibile ed unico cli una verità filosofica. Ho detto soltanto che io credo che il movimento nazionalista sia informato a principi che costituiscono l'espressione più diretta e fedele di questa nnoYa coltura e di questa nuoYa filosofia rigeneratrice. Sarò ben lieto se altri mi porterà delle obbiezioni da cui abbia qualche cosa da imparare, ben lieto se mi dimostreranno per esempio che non sia Yero che il movimento nazionalista rispecchi per quanto è possibile acl un movimento politico i concetti della filosofia idealistica Slli rapporti fra moralità e politica, sull'ess,•nw e sull'origine dello Stato. Un'obbiezione solo chiederei, che non mi ,·ellisse fatta oltre quella del monopolio della verità, a cui ho già risposto : ed è un'obbiezione accennata fugacemente dal1'Emery, cbe la filosofia idealistica deve spiegare e giustificare col concetto diak' tico della Storia, ogni attività umana e anche ogni atteggiamento politico. E' verissimo che la filosofia idealistica spiega e giustifica col concetto dialettico della Storia ogni attività umana e anche ogni atteggiamento pol:- tico, ma non spiega nè giustifica affatto l 'acquiescenza passi,·a e la rinuncia piatta alla realtà quando ci si presenta come falsa teoreticamente e mora1meute. So bene che uon possiamo accettare più la netta separazione che tracciava l'antico razionalismo dogmatico fra \'erità ed errore: so benissimo che neJ12. storia ogni posizione ha sempre un compito e rappresenta quindi sempre una verità, ma quando un concetto, o un movimento ideale ha perduto il suo contenuto, e la sua capaciti, di sviluppo, allora la sua funzione è soltanto quella di esaltare l'opposta attività combatti va, e ùi costituire un m01nento che dev'essere superato dalla nuova ;·erità che sale vittoriosamente e preme colla sua for,.a d'espansione. Se a questo si riduce 1a funzione di un concetto di un atteggia.mento politico, se a questo si riduce Ja sua verità, noi possiamo anche dargli il nome comune e antko di errore, dobbiamo combatterlo proprio in nome deila dialettica storica. li male ha pure un suo compito nella ,·ita, come la sofferenza, come ogni disYalore, ma ha il compito di1 essere Yinto sempre c~al bene, che è l 'c1c,·azivne de11o spirito sulla materia. Per tornare alla politica, riconosco anch'io che il movimento socialista ha rappresentato una verità nena Storia; ma io non posso rinunciare a discutere se questa verità sia oggi ridotta precisamente ad una pura e semplice posizione da superare, Io 11011 posso accettare in nome dell'idealismo e della comprensione totale. della Storia, che un movimento sia da ritenersi per vero e buouo solo perchè esiste, che bisogni inchinarci al suo svolgersi solo perchè è forte. Una tale interpretazione dell'idealismo tah-olta \'a a finire in una scettica. svalutazione della vita e delle sue forme ideali, e questa mi pare ·un po' la tendenza clcll'Emery .. E se ;1011 va a finire nello scetticismo :finisce di sep·ire a giustificare non più precisa.mente le negazioni avversarie, ma piuttosto gli accomodamenti dettati da spirito di opportunità molto e troppo pratica. B, GJOLUNQ, II. Non mi ramma.rico di aver provocati, con una nota precedente, questi chiarimenti del prof. Giuliano; e ciò basti a giustificare quelle mie enunciazioni più o meno lapalis~iane. (Mi si consenta cli dire che credo di nou aYere, per parte mia, ·1neritato l'ammonimento a stare in guardia dal1'acquiescenza passh·a e dalla rinuncia piatta di fronte alla realtà, quando ci si presenta come falsa teoricamente e moralmente). Questi chiarimenti mostrano soprattutto che il nazionalismo come l'intende il Giuliano è un nazionalismo purificato da vari elementi e tinte con le quali essi ci si presenta per lo più. Il Gjuliano fa infatti le sue riserve sugli atteggiamenti particolari de11'Assodazione, e riassum'e in tre principii essenziali la sostanza ,della dottrina nazionalista, A questi principii sottoscriverebbero - io credo - molti, che dal nazionalismo italiano organizzato non si sentono punto attratti. li primo è , il principio di nazionalità come espressione virn della spirihtalità umana,. i\fa quante \'0lte la nazione è assunta come dato alquanto naturale e 11011 spiritualizzato, come eredità immediata, pari a qÙella del « sangne blu > ! E proprio una nlla fantasia, che il nazionalismo italiano sfoggi piuttosto spesso argomenti antropologici come le Yirtù della stirpe, o d'una retorica mitologica come le aquile ài Roma ed il leone di S. Marco? Il secomlo è « il principio dello sviluppo nazionale, co1ne unico criterio realisticamente etico della politica estera•· Questa è la rinnegazione degli astrattismi umanitari, della gratuita fraternità universale, è l'affermazione della politica come volontà e come potenza: dottrina, come è noto, propugnata 'in Italia soprattutto dal Croce. i\1a il Croce stesso - almeno Yerso la fine della guerra, cl1è di tale epoca è lo scritto cui mi riferisco - sembra non ravvisasse una piena e coerente adozione di tale principio da parte del nazionalismo italiano, ma ,·i trovasse forti residui di astrattismo, se sentiva iJ bisogno di aYv~rtire: , In verità, se in Italia ci rendessimo iiberi, tutt'insieme, dai moralisti della politica, dai setlalori di forme astratte e ùai settatori di astratte grandezze (democratici, dottriaari, nnzionalisti-imperlalisti), avremmci spaz7..ato via una grande quantità di chiacchiere non solo Yuote ma pericolose, e guadagnato tempo e spazio per dibattere le questioni veramente serie deila nostra vita nazionale, e per venirne procurando gradualmente le soluzioni , (Critica, 20 settembre 1918). Abbiamo a,·uto, dalla guerra libica in poi, parecchie manifestazioni di un imperialismo parolaio e poco illuminato, iucu,ante delle possibilità reali, imperialismo non meno astratto di certi umanitarismi giustamente derisi. Quando al suddetto concetto della politica, che esso non appartenga in proprio al nazionalismo, il Croce nella stessa occasione affermava dicendo: • ìlla questa teoria (della p91itica come Yolontà o potenza) ha tanto poco da vedere con un atteggiamento politico particolare, che la sosteneva perfino, e in modo acerrimo, Carlo )13.rx, il quale, cJ1 'io sappia, era socialista ,. Il teyzo è • il principio dello sviluppo delle libere energie individuali come nnico criterio realisticamente etico della politica interna , . È necessario esemplificare gli entusiasmi nazionalisti per una politica protezionista, che si risolve nel privilegio di determinate c:itegorie di cittadini e nell'inceppamento delle energie individuali di tntte le altre? Commentando il recente congresso cli ~ologna, un critico non sospetto, quale è il prof. Perozzi, nazionalista scri- ,·eva p~r ieri, sull'o. d. g. relativo all'incre.:nento della produzione: , avrei desiderato che nn'altra cosa fosse detta oltre alla necessità di distinguere fra politica ed economia; questa : che i oroduttori italiaui devono sempre meno contare sul ciiente Stato e sempre meno assicurarsi e vincolare a s~ la clientela nazionale con dazi presso che proibitivi e contare invece per la conquista di questa come della clientela straniera sulla bontà e la no~ità del prodotto,. (Idea .':azionale, 13 aprile). A queste osservazioni mi par ài sentire il Giuliano rispondere: - Ma queste sono scorie, sono deviazioni particolari della continge111.apratica. Il nucleo del nazionalismo, il nazionalismo -vero non è qui. Benissimo. Ecl io sono lieto di riconoscere che il suo nazionalismo, infatti, non è qui. Agli occhi di molti, tuttavia, di quasi tutti, accade che un po' di queste scorie, le quali sono qualcosa di più cbe infiltrazioni marginali, ri ,·estono di tutta una buccia e d'un colorito ostico le manifestazioni del nazionalismo italiano. (Un beli 'esempio di dogmatismo nazionalista è dato, per esempio, dal Bodrero, citato in una delle postille della Ri'voluzione Liberale) E accade che on po' di questo colore stinga, sia pure a torlo, anche sui nazionalisti che potremmo - senza alcuna intenzione ironica _:_ chiamare veri o p1'-ri, quale è il Ginliano. Uomini come il Giuliano hanno nel naUonalismo la funzione di eretici: gli eretici, infatti, ne11a vita religiosa, sono sempre stati il lievito spirituale, contro la tendem.a ad una cristallizz.,~zione cli essa in forme astratte. Facendo quelle tali riserYe, nella mia prima 'nota, di fronte a talune affermazioni del Giuliano, avern io dunque preso lucciole per lanterne? Ecco: io·_ trasgredendo all'aureo distingue Jrequenter - avevo in parte preso il Giuliano ... per un nazionalista tout, court. Riconosco di averla fatta grossa, e giuro che non lo farò più! A lui ue fo, anzi, tutte quelle scuse ... •che egli non potrà accetta.re. * * * Ma in generale vorrei soggiungere qualcosa intorno al primo dei tre principii del nazionalismo, sopra citati. Il punto più delicato della dottrina nazionalista mi sembra quello che pone la Nazione come criterio supremo. (Anche E. Corradini afferma che , fondamentali principi riformatori della civiltà politica nazionale , sono : ~ la affermazione della realtà spirituale della nazione e quella della sua sonanità ,. IL Principe, n. 4).

52 La questione è ardua, ed io accenneròqui soltanto brevemente. Nazione è concetto cl:tel:ta in sè alquanto del naturalistico. Le nazioni ·sono determinate nella loro individualità da molti elementi del tutto foelimìnabìli, opachi come dati dì fatto materiali. Come tali, essi presentano il pericolo che l'interesse della Nazione sia concepito altrettanto infetto di « egoismo naturalistico 11 quanto quello della classe. ~on si vede per che motivo razionale (e tanto più se i partiti sono _:__quando sono - organizzazioni pratiche con programma limitato, destinate a risolvere determi'liati prob1emi) 1101c1i debba essere posto per siffatte vitsli organizzazioni, che siano polariz1.ate per altre idee-basi, che quella di nazione. È stato osservato acutamente che1 in una rigorosa àottriua nazionalista, là dove si dice comunemente, .. Nazfone, .deve quasi setnpre intendersi Stato. Cosi intendendo, il nazionalismo si fa molto più comprensivo, il suo punto di vista si ele,·a il suo orizzonte si allarga, sì da consentire uua visione integrale della vita politica : da concezione di partito, esso si eleva davvero a veduta filosofica. Ciò è magistralmente esposto da una delle menti più lucide d·el nazionalismo italim.10, Silvio Perozzi, uello scritto stesso citato più sopra; del quale giova riferire questo passo capitale: « Il Nazionalismo non domanda la morte di nessuna idea politica, se non forse di. quella anarchica. Domanda soltanto la subordinazione di tutte a quella della necessità di mantenere lo Stato e di farlo vivere come deve, secondo le sue necessità, vivere. « Così essendo, esso si pone sopra i partiti. Onde la sua mèta ideale è Yeramente questa di scomparire per essere divenuto il patrimouio comnne di tutti gli italiani. Il pensiero dello Stato deve divenire per i partiti, a così dire, quello che è il territorio dello Stato pe, i cittadini; il luogo doYe tutti stanno e s'incontrauo pure per combattersi. « E' davvero impossibile una socialismo nazionalista? U~ democrazia nazionalista? La domanda è da porre con tanto maggiore sicurezza di una risposta negativa in quanto chi guarda oltre i nostri confini vede, se non proprio dei socialisti nazionalisti e delle democrazie nazionaliste, socialismi e democrazie a cui pcco manca -ad essere interamente tali •· Da,·anti ad un pensiero come questo del Perozzi ci sembra lecito, senza fare questioue di parol 1 e, chiederci: ma questo è ancora nazionalismo, o è una nuoYa affermazione di !iberalism?? L. EMERY. POSTILLE I nostri Machiavelli Chi osa ancora a<:cusarei nazionalisti .italia~i dì fare delle frasi da Dannunziani? Dispensami, caro Gobetti, dal parlare del congresso nazionalista, quando un commento ufficios~ così 1:1eparla (Idea Nazivn.ale del 6 maggio, articolo d1 fondo a firma Emilio Bodrero): e Le nostre discussioni non furono solament~ teoriche ed accademiche eleganze intellettuah espresse in isquisite raffi.nature verbali di esteti della politica (oliibò!), ma l'una e l'altra rosa furono armonica esplicazione di perfetto stile politico italiano. Lo stile è la Nazfone (altro_ che Buffoni). Lo stile... è contatto preciso e_continuo del corpo con lo spirito, è dom1n10 ev1deute e~ estetico della idea sulla materia, ... è· Yoloutà d1 essere, espressa in necessità di estetica ( !} r di pratica, di logica e di psicologia ( !) ecc. •· Al congresso « \·'era in tutti 11 proioudo couYincimento che automaticamente ( !) l'essere nazionalista e l'essersi per ciò impregnati <lelladottrina nazionalista conferisca un criterio perfet~ to ( !) per giudicare alla stregua del più ,·ero interesse d'Italia ogni questione ( !), nei suo1 . minimi particolari ( ! !J. Di {atti il nazionalismo è ormai più che un semplice sentimento od una complessa teoria politlca, addirittura uua categoria morale ( ! ! !} •. . . . . . Ci si domanda che cosa aspettino 1 11az1onallstt, oroclamato il dogma àella infallibilità, ad eleg- ~ere il loro Papa! ~'fa non interrompiamo questo saggio di stile... politico. , Il panegerista prosegue : , Come tale esso (nazionalismo) rapprcse11ta uno di quei prodigiosi corretti d che lo ~pi_rito italiano ha saputo creare nella Sllà merav1gtiosa dialettica politica, ecc. ecc. E quale è il camm-ino da percorrere? Mi spiego con un..esempio: , Una via sassosa su un argine ( !) che sorga tra paludi e dirupi { !... ), senza spallette, su di un percorso tortuoso su cui non ci si d~ve arrestare, ecco la via dell'Italia: spelta a 110c1ondurre su <li essa la );azione ... >. 1Hachiave11i?il suo -realisnu, sa:-à da preu<lere, 0 no a modello di scienza politica; ma, di lui come' scrittore, anch'io apprezz.o molto il. .. dobbiamo dire -rcalis11t0, se realismo significa sobrietà, proprietà, limpidezza, nerbo, pre<"isione?Ma questi suoi njpoti !... L. E. I lettori e gli amici che hamw ricevuto La Rivoluzione Liberale e che non hanno ancora pagalo l'abbonamento riceveranno i1. questa settimana l'a-zn:isodi pagamento. Contza1110sulla sollecitudine con cui amici e lettori con1piran110il loro dovere. LA RIVOLUZIONE LIBERALE RASSEGNA Mentre a Genova i rappresentanti di trentasette Stati discutevano intorno ai molti ardui problemi la cui soluzione dovrebbe segnare un piccolo passo compiuto sulla difficile strada che condurrà pur tra ostacoii infiniti alrassestamento dei rapporti politicoeconomici internazionali, i delegati della Federazione Sindacale Jn.ternaz-ionale convenuti a Rom.a da quindici diversi paesi e rappresentanti v>entidne milioni di lavoratori organizzati prendevano in esame'. partendo _da premesse diverse ma con scopi 111 parte comcident.i con quelli che movevano l'azione dei , diplomatici ufficiali, importanti questioni di vita sindacale molte delle quali però, solo indirettamente ad essa attinenti, nella formulazione e nella sostanza corrispondevano a quelle trattate nelle assise genovesi. I leaders operai infatti pur mantenendo la discussione, sì come si mantiene l'opera, nettamente distinta da quella delle Internazionali politiche, oltre allo studio delle conquiste sindacali realizzate o sperate e_delle condizioni delle classi lavoratnc1 nei smgoh Stati dovettero necessariamente tratta,e di problemi che si inquadrano trn quelli che fonnano oggetto delia. politica 1nt~rnaz1ona!:e e dai quali solo si vorrebbe ora, con evidente e:sagerazione, far dipendere la possibilità di riso!vere i molteplici interni come se il pacifico assetto de[ rapporti fra gli Stati non fosse essenzialmente basato sulla solidità del loro ordinamento e sulla loro capacità di contribuire v~lidam~nte alla produzione seriamente mentando il credito desiderato. Finita la guena le organizzazioni sindacali, spinte da quelle politiche che ne fianch-eggiano e troppo spesso ne soverchiano l'azione hanno rivelato una decisa tendenza a parte~ipare alla discussione dei proble1111 internazionali cercando di influenzare le 60luzioni rroposte od attuate dai rappres,-:;. tanti ufficiali dei singoli governi. Sarebbe stolto vedere nella loro volor:tit di agire anche in questo ca:m.po un errato indirizzo degno di biasimo giacchè esse, conscie di rappresentare in ciascun paese gli interessi di larghe masse di lavoratori, avendo constatato nel corso. dei più recenti avvenimenti come i rappozti fra gli Stati possano aver gravi ripercussioni interne sulla vita delle" singole popolazioni, logicamente tentano di influire sulla stipulazione dei rapporti stessi affinchè gli effetti da quest_i na: scenti volgano a favore deìle categone d1 lavoratori orga11iz24ti_ Senonchè rosservatore che segua con indagine spassionata _lo svolgersi della vita dei sindacati può fa9lmente rilevare come questa loro azione politica si esplichi in un modo contradditorio rispetto a quella eseircitata entr? 1 confim dello Stato per la conqmsta d1 m1gl10ramenti economici, di un più alto tenore d1 vita per le classi operaie. . . . . . La rilevata contradd1z1one s1 mamfesta -m ciò che mentre l'attività nazionale loro va, sia pur lentamente, portandosi verso una sfera in sempre più razionale rapporto ~olla realtà della vita economica, quella esercitata nel campo della politica estera (presupponente cioè :rapporti che intervengono tra organismi di natura assai complessi quali sono gli Stati) si mantiene m una nebulosa intessuta di concetti di,ettamente procedenti dail'id-ea prima di internazionalismo, idea di per sè stessa priva di qnals1vogha contenuto reale. E ci spieghiamo: il modo _con cui in q17esti ultimi tempi le organ1zzaz10m sono venute impostando le nvend1caz1om operaie nella pratica quotidiana _indica nel: l'indiriZ7.,0 di quelle una sene d, successJV1 ripiegamenti che prendendo origine da una ardita posizione iniziale segnata dalla volontà di realizzare un grande moVJmento politico-economico creduto pe,r_un momento possibile e facilmente. attua1Hle, glll;l~ono alla ben più modesta risultante da_llam,01!- dizionata accettazione del pnnc~j)'.IOmarx~- ta g ià posto con leggereZ'/A _lll ob!w > il s ' 1•· d quale insegna com.e _1nstauraz1one I una società a base soc1ahst1ca sarebbe solo possibile traverso una lenta evoluzione segnata dalla creazione di indispensabili p,esuppo~t, etici ed economici. . . Pm-e non condividendo l'opnuor,e che. la società cli domani debba essere. n_ecessanamente organizzata su basi colletti viste' }tacchi: crediamo si possa giungere me~iant~ una. continua evoluzione ad uno stato a1 pn1 J)( rfetto ordinamento, p_er.il _bene.co~'.unL, dell'attività dei singoli md1v1du1 lwera- -mcnte e spcmtaneameiite 111anifesta1:lesied esercitantesi senza gli impacci creati oa q~ella artiliciosa organizzazione che della soc,eti,. comunistica è indispensabile fondamento (e che vonébe con ben scarsa opportunità dare alla vita umana nell'ambito dell'azione economic:i impostazio:ie siffaita pi:r cui ii fenomeno che avverrà e che è in gran parte SINDAC_LZ\_LE sconosciuto sarebbe costretto entro vincoli p-redisposti sugli incerti dettami di una astratta ideologia) crediamo che il passo a ritroso compiuto in breve volgere di tempo dai sindacati verso atteggiamenti meno in contrasto coi bisogni immediati della ricostruzione economica sia avvenimento di reaìe importanza e capace di dare alle forze del lavoro un notevole incremento. Da essrJ appare infatti come le organizza;;ioni operaie 11011siano effettivamente chiuse cittadelle tetragone a.gli insegnamenti della vita ed irrigidite in un atteggiamento dogmatico e come questa loro sensibilità lasci supporre che esse, sempre sotto la spinta cli vicende sovrane, saranno ps·esto in grado di assumere quel posto che loro realmente spetta nella vita sociale, sapranno accetta.re il diflìcile compito di equilibra.re con la solidarietà operaia la maggior potenza che il capitale può avere nei rapporti che intervengono fra i due essenziali e1e menti-deila produzione, rapporti che nel loro equilibrio continuamente variabile ma costantemente riproducentesi determinano la misura della distribuzione del prodotto. Ci sembra cioè che i s111dacati, i quali nei fenom,eni econo1nlci che si vanno attualmente svolgendo hanno tre;vato ragione di abbandonare, più o meno volontariamente, l'attitudine assunta nei riguardi della creàzione del orofitto e sostenuta sino alla negazione di q~.e,to, possano fare un passo più in là e òivenire causa conco1nitante nella determinazione ddlo stesso dando prova di una notevole capacità ài equilibrio, cessando di essere inconsci Q.genti dell'isterilimento del rlspar_tnioe in conseguenza della produzione avvenire. Sarebbe però ingen~!Osperare che essi ammettano di aver ra~innto una posizione come effetto della involuzione compiuta: essi anzi tenteranno presumibilmente di nascondere la verità con, movimenti in apparenza sempre più i.ntransigenti ma in_pratica anche un deciso diniego non toglierebbe il vantaggio che il loro nuovo atteggiamento procura al difficile problema della prodnzione. Volendo ricercare le cause determinatrici del fenomeno accennato bisognerebbe concludere che sull'irreale principio della lotta di classe come scopo a sè sfessa (tale è in ultima analisi quella predicata <lai partiti estremi) deb_baprevalere 11fatto mcliscutibile che cap1tale e lavoro non sono irreconciliabili nemici tenuti avvinti dalla ferrea catena del dispotismo borghese per ottenere una sempre più altra produzione dipoi iniquamente dis~ribuita,_ bensì due ele menti fattivi ed ind1spe11sab1hdella produzione stessa, due forze le quali debbono, tr~- verso una lotta suscitatrice di naturali ~qmlibri, dar luogo al sorgere degh elementi del benessere comune, Nel campo della politica internazion.al_e questa « rettifica di tiro•, per usare _-l'orribile espressione comune, questo movune1:to atto a riportare le direttive _clell'az1one smdacale in un piano più vicmo alla contmgente reaìtà non si è avverato. In ~sso. ~ominano ancora sovrane idee semphc1stlcne orientate verso un'utopistica concezione della vita sociale : dall'assoluto dis~nno delle nazioni all'idea recentemente naffermata se: condo la quale si vorrebbe _imporre agli S~at1 un vero e proprio collett1v1smo econ_om:co, ri•v>edendocon magnifici intenti umamtan la difettosa distribuzione naturale delle materie prime essenziali ,si naviga i.n piena utopia. Tutto ciò_h~ in sè evidenter.nente qualcosa d'anacromsttco anche se vagliato al lume dell'ideologia socialista; adottiamone per :'n momento la terminologia e nle,·eremo cne ;uentre nella vita interna si viene amm.et~e1:- ào come possibile la realizzazione del_socialismo traverso una serie in•inte.rrotta d1 formule intermedie che man mano andrebbero sostitt1endo gli organismi fondamenta !t della società capitalistica barghese attuale, 111 quella internazionale si vorrebbe raggrnn~ere immediatamente (cou trattati e convenzioni delle quali ormai si conosce il reale. valore) un assetto socialistico che soverch1ando 1 valori morali nazionali (che hanno pure un peso grandissimo) dovrebbero annul!are_quei motivi di rivalità che attualmente susc1tan_o tra gli Stati l'occasione di urli sangtu'.10s1. Ora, dato e non concesso, che l'or,ramzza'. zione capitalistica sia cat1sa unica c!t q,,est: , urti appare assai strano come si possa 7:edere possibile l'instaurazione cli un ~eg:me socialista di vita per gli Stati quando in ciascuno di essi si ammette possa ancora sussitsere quel substrato economico e sociale che è ritenuto capace di creare i tanlo depreco.ti fermenti. La ragione dello strano contrasto deriva dal fatto che dall'armistizio in poi la sxietà è andata facendo nei campo economico una serie cE esperimenti di organ:zzazione democr.atica con risultati ben poco brilla!!'.: - dal punto di vista materiale ma efficacissimi forse per guanto riguarda l'insegnamento teorico e morale che in essi è contenuto. Sotto i colpi di maglio della realtà che non si può smentire. e che. ;1on si può eludere con una Jeaislaz10ne p1u o meno affrettata e abborracciata (specialmente quando questa posi essenzialmente su un ~esickrio di pace sociale più che sµ sostanziali cond1Z1om economiche della collettività) l'opera interna delle organizzazioni operaie è stata violentemente costretta a riprendere la posizione lo~ica cui. già ab?iamo ac,cen_na~?-Nel campo 1nternaz1onale u1 vece 1 att1v1La loro si è potuta mantenere in una sfera puramente icleolo"'i-capriva di portata pratica sl che ancora oigi il pensiero direttivo cli essa ouò essere fatto derivare direttamente dai principi che si compendiano nel più vieto internazionalismo abolitore di frontiere. Naturalm~nte le organizzazioni operaie hanno ragione di sostenere che se il loro atteggiamento nel campo della politica internazionale è caratterizzato da un eccesso di idealismo e 11011può quindi raggiun'gere risultati tangibili immediati può sempre risultare utile agli effetti di una propaganda morale in pro delìa pace universale. E' nostro scopo fare per ora delle semplici constatazioni di fatto e non giungere a conclusioni dalle quali implicitamente possano scaturire consigli che non verrebbero ascoltati; ma ci sembra che il valore negativo dell'opera compiuta dai sindaca.ti in questo campo si riverberi sulla loro attività interna e la danneggi suscitando acerbe opposizioni che in ultima analisi vanno a detrimento degli ocganizzati. La rigidezza infatti con la qual2 essi trattano il problema internazionale li pone costantemente contro l'organismo politico del quale fanno parte e nel quale agiscono cosicchè se in linea teorica si può vedere nell'interessamento portato dalle organizzazioni operaie ai problemi che lo Sta- • to deve risolvere nei rapporti con gli altri la fonte di un utile impulso {in quanto viene allargata e migliorata la base su cui gli organismi dello Stato stesso, supremo regolatore e custode degli interessi della collettività stanziata sul territorio nazionale, devono venire svolgendo l'opera loro, giacchè col crescere del numero delle premesse considerate aumenta la possibilità di raggiungere effetti che più si avvicinano agli ideali) in pt'atica l'azione sindacale va considerata come un vero e proprio ostacolo frapposto alla più ardita attività nazionale traducendos,i in -un elemento di debolezza per quegli organi che la devono immediatamente curare e realizzare. Nè si deve credere questo effetto derivi solo-da una falsa valutazione degli avversari giacchè se la politica degli odierni organismi statali può sembrare tahrolta ecx:ecla certi limiti desiderati da un utopistico pacifismo ciò si verifica sotto l'impulso invincibile di determinate condizioni etiche, politiche ed economiche; in linea normale il costante atteggiamento -negativo dell'azione sinda-cale (esempi in proposito sono superflui perchè a tutti conosciuti) appare come determinato da un calcolo preconcetto fatto allo scopo di accwnulare difficoltà contro una forni.a di attività dello Stato che, regolata quasi sempre da profonde ragioni di reale interesse collettivo, se liberameute svolta col consenso e con l'appoggio illuminato di tutte le categorie di cittadini, lungi dal portare a quelle conseguenze catastrofiche che le organizzazioni operaie mostrano di temere, accrescendo il prestigio delìa Nazione traverso i.l maggior credito da essa ottenuto determinerebbe per le stesse classi lavoratrici la possibilità di godere, con un più favorevole assetto ciel mercato interno e dei rapporti con anello mondiale, un più elevato tenore di vita preparatore di ulteriori cause di benessere sociale. M1:lo110?, ?1aggio 1922. BAUER RICCARUO. Edizioni de la " 1ll1tolazionIeilbePala ,, n'r M~.r IXE:--:1'EPUBULfCAZIONE : FELICE CASORATI, PITTOR!t Testo critico e 50 ope7e di questo si11gol.wrisSL· mo artista che, ·11vnost.a11tela curiosità con cu.i è se.[[nito e: i daniori cu:i è fatto seJ!IIO, •resta ignorato o frainteso dai più. Perciò questo lib;o che comprende le s,,e opere più note11ol.i, dal 1909 ad oggi riuscirà per gli artisti e gli uomini di coltura ,wa del.le pil, gradite ri11ela:io·11i. COL PROSSli\'.1O NUMERO SI !NfZlERANNO LJ;; PRENOTAZIONI V. FORMENT!Nl COLLABORAZIONISMO Con q'uesto "JOlnme di serena indagine critica La Rivoluzione Liberale ri-vela ·imo dei più forti Pe·,isatori d.ell'ltulia contemporanea. A.KCHE IL BARETTI E' Its PREPARAZIONE Il prossimo m1mero sarà dedicato al Fascisnzo

LA RIVOLUZIONE LIBERALE 53 Note S'ulla buf·oc1·azria ATTIVO E PASSIVODELLA:BUROCRAZIA he or-ganizzaziuni profl:sslonali C_onlemporaneo o quasi alle invasioni barbanrhe ora descritte si aveva l'altro fenomeno della « orga11izzazione cli classe•, contagio che a un certo punto si appiccò ai ceti 1mp1egatizi dai ceti operai. .Le cause che suscitarono anche fra gli im- :-)legati questo movimento cli organizzazione sono risapu.te : insufficienza di stipendi resa rntollerabile dal progressivo riucaro della vita e raffinamento del gusto, mancanza di garanzie giuridiche contro gli aroitrii dell'alta burocrazia centrale e le sopercherie dei pa:tia111entari,confusa aspirazione ::i.cl un rianovamento politico e sociale promosso dalle classi più sfruttate. Iniziatori del movimento furono quasi sempre, anche fra _gli ~piegali, dei giovani gene1-0s1e 2udac1, 11111:ievudti idee socialistP munit_idi_dottrina soda e moderna; dietro di essi. s,_,msero subito i giovani ed i malcout~n!1 ;111.on del n1ovin1ento ri1na.sero i « cod1m,,, 1 pavidi, e gli inerti. Neìb pratica della loro azione quei gencros.1orgamzzaton degli impiegati e dei salanati d1 stato commettevano un curioso e grave e\ror~ _: es_si dimen_ticavan? se111piice. mente cne ! 11np1egato e 11salariato pubblico rappresentarnno già per sè il tipo del cittac\1110del futuro stato socialista. Uu vero socialista all'impiegato pubblico non doveva far altro che dargli la consapernlezza di quest~ sua particolare essenza, e legarlo vieppm allo Stato e, in genere, all'Ente Pubblico. Invece gli organizzatori usando fra impiegati e salariati di Stato i metodi e la predicazione corr_eute fra il ceto operaio, che cosa_facev:i.nc? Niente altro che "antropomorbzzare » agh occhi della massa l'Ente Stato, rappresentarlo ad essa sotto la forma clel_padrone e dello sfruttatore, interrnm~- re 11processo di conversione cli questa massa alla religione dello Stato, spezzare i sernpre più tenui legami cli devozione e di rispetto che a·vvrncevano i « cittadini impie<Tati o alla ciPilas. Nel quale madornale erro~ an- ,cor.a adesso p,erseverano, a tutto danno dello Stato e a tutto danno degli operai dell'industria Ebera., i socialisti che sostengono ad oltranza le cosiclette rivendicazioni degli impiega.ti e dei salariati pubblici. ::~ei riguardi invece dei dipendenti eleo-li enti locali l'opera degli «organizzatori» agi; va nel senso opposto : lo sfruttatore esoso era l'amministrazione locale, uuica saiute stava nel rifugiarsi tra le grandi braccia delio Stato; e incominci.ava, o meglio si accele- . rava così, quel movimento di conversione di funzioni e di funzioJ1ari dalla periferia :il centro, dall'ente locale allo Stato che •fu sino_a poco tempo fa, in pieno s<ViÌuppo,ed a cw solamente ora si incomincia ad opporre ostacolo, almeno a parole. Dal punto di vista socialista, se questa attività appare più consona con l'indirizzo geuezico della dottrina, di fatto essa vulnera un punto p-ogrammatico che ai socialisti dovrebbe pure star a cuore, quello delle autonomie locali; senza. contare che tale attività effettivamente fa gli interessi dell'alta burocrazia centrale, che un partito davv-ero rivoluzionario in Italia dovrebbe voler invece ad ogni costo smantella!'e. Comunque sia queste organizzazioni fecero sul principio opera buona : procurarono a;;:li i_m!'.ie_gatai umenti di stipendi e garanzie gmnd1che, e, quel che più conta offrirono ad alcuni uomini. una palestra. 'in cui .allenarsi alla vita pubblica, una cattedra da cui bandire utili insegnamenti; tutta l'amministrazione statale fu sottoposta ad una critica minuta e spietata; molti giovani furono, attraverso l'organizzazioii.e, iniziati aìla concezione « problemistica » della vita nazionale, e con la coscienza di classe ~cqnistarono pure la coscienza della propria _fuazione entro lo Stato. Ma i benefici son tutti qui, si può dire. Ottenuti agli impiegati gli aumenti e il ric?noscn;1ento dei diritti elementari, le orgamzzaz,cni impiegatizie dovevano sparire o trasformarsi, e, volendo trasformarsi dovevano di,venire organi di studio e di ~o!tura p_rin:a, e rei, ~agari, organi politici con fllllZl011l leg1slat.tve e con reswnsabilità adeguate. • Invece, abbandonate dai primi c0 ,1do'tieri svu?tate d~l primitivo significato ;olit:co di cntica e d1 nunovamento, degenerate rn organizzazioni. di ~ipo camorristico, queste grandi associaz101:1sono nmast~ per i pcchi come predella o p1ed1stallo politico, 1~r i oiù copie drenaggio del danaro pubblico e fdcolari d'indisciplina, e adesso funzionano ancora come impedimento a qualsiasi attività legislati•va Ja quale intenda a toglier orivilegi, a diminuire prebende e- ad impo~re responsabilità. .Cosiffatte orgauir.zazioni apolitiche di imµieg_ati salariati e dipen<lellli dallo Stato o da Enl! P_ubbltc1 sono adesso una •;era piag~. del.la nta pubbli a italiana, e, per il bene puob_l1cononchè per il bene degli impiegati stessi! urge provvedere alla loro eliminazione. Ma p~r ciò non giovano da noi i metodi reaz10nan e violenti : basta lasciar operare la natura, o, tutt'al più, favorirne l'azione. L::i _teudeur.a naturale di questi pletorici orgam no~ più irrorati dal sangue di nessm1a_1dea e, da oua JY<lrteq, uella di :,fasciarsi, d1sgregaHdosi i_nvarie suborganizzazioui, a seconda dei particolari interessi delle varie catcgone: bisogna favorire codesto sfar·elo Come? _Unodei metodi migliori è di ne~ar~ aumenti a tutti, e diminuire le "compdenzc » ora ad una cateP-ona or?, ad un'ai1•-a • quauclo gli organizzati vedranno che ·le c;~o'. te federali salgono e i mensili calano aliora lo sb:rnclameuto sarà irrefrenabile. ' - . Altra tencleuza che s'a,,verte ora in questi s.11:dacat~apolitici è di ass.u1ne.re coìore pohttco, aaerendo a questo od a quel partito : cosa pencolosetta anche que.sta per le casse dello Stato e per la disciplina, ma pur sempre da preferirsi all'attuale stato di cose· r~e~chè, anz.i~utto :1derire ad un partito po~ litico vuol d1re, o, per lo meno, deve- dire, ac_cettare un completo programma di governo e m ~u~sto programma, cioè in questa visio- ~ d1 b_1soguigenerali, inserire, debitamente hm1tat1, 1 bisogni particolari della classe· in secondo luogo i partiti, se Dio vuole ~no parecchi, e, con l'ade~ione degli impi;gati a qu.e~to od a quel partito, è sempre più probab1le che la classe impiegatizia non possa fonua.re falange e "fronte unico» nel suo assalto cronico aile casse dello Stato e alla santità della discipina. li volta di!l!a patria E adesso, fatta la diagnosi s,i cloV1·ebbe conchiudere scr.ivendo la ric~tta; ma se descrivere pittorescamente i mali della nostra v'ita pubblica è la traduzione dell'-indie tanto facile à.nche ai prin{:ipianti, dir~ poi p1·aticamente che cosa si possa fare per guanre, ecco quel b,.,sillis, contro di cui si rompono tutte le teste. Come abbia funzionato u~ tempo !a macchina del!.a nostra burocrazia, specialmente provmc,ale, e_con _qu~li risultati, come poi questa macchma si sia venuta sempre più sgangherando e il suo rendimento sia venuto man mano diminuendo è cosa che a cliria nou mi è mie.a riuscito troppo difficile, ma come si possa ora aumentare dell'immane congegno il re11G.in1ento,si da rin1ette·te le cose alm~no almeno nel tollerabile stato in cui pare si trova.Ssero una volta, questa è cosa di una difficoltà davvero tren;encla, Però, giacchè ho incominciato bisogna bene che finisca, e gia,cchè ho posto delle premesse è pur mestieri ch'io· ne deduca le couse- .guenze. Deduciamo dunque. e terminiamo una buona volta. Dunque_ a rid13:rre la pletora degli im.piegati e dei salanati, neanche pensarci per ora; e.i si riuscirà forse quando l'Italia sarà arricchita, cioè quando sulle rovine delle sue tndustrie pesanti sarà fiorita l'industria agricola e quelia peschereccia, e quando, e11.- rope1.zzat.o tutto il bacino del Mediterraneo, l'Italia sarà ridivenuta la trafficante dei bei tempi che tutti sappiamo. Ma di ciò... a suo tempo. Intanto codesto superfluo di impiegati bisogna ten.er-selo; e, già che ce io dobbiamo tenere, il problema sarà di giovar.sene il meglio che sia possibile, aumentandone il rendimento. Cioè dare alla burocrazia consapevolezza degli interessi del paese, dare· al paese uua « coscienza amministrativa•, trasformare la burocrazi2 in una forza nazionale, disfar la casta per rifarla popolo. . Se l'origiue di tanti mali sta, anche qui, m quelle tali incursioni di barbari tra le file della .burocrazia, e tra le masse del pubblico, e se questi barbari non 'è più nè possibile nè equ.o ei_iminarli dagli impieghi e dalla vita pubblica, altro uon ci resta che addomesticare e incivilire questi barbari : questa è la via maestra per risolvete il problema, ma è una via lunga, è roba cli oenerazioni, e intanto i barbari ci sono e 0 sono quello che sono, e poi, via via che uno stato si_umanizza, un altro stato gli succede, vergme e grezw, e saremo sempre da capo. E allora? . Ecco: dlll·ante la guerra, per esempio, a me, e anche a voi immagino, è succe950 cl.i vedere in certi uffici e in certi servizi pubblici avvenire il miracolo, per cui oersouale ridotto di nnmero e sottoposto ad ;n accresnuto Ia:voro, m_oltiplicandosi e prod.igandos1_.r,iusciva a sbrigare il servizio nel modo prn sodd1slacente e pd inappu_ntabile. Di questo prodigio mi so:.i d9mr,ndr.to il p-erchè, e l'unico perchè vero eh' io abbia trovato è stato questo: fra le scartoffie o sul lender, a quella gente, in quel momento si mostr~va_ ·il -i:olto della patria; quello non era pm d ,, personale» che attendeva al •_servizio», quelli eran degl.i llaliani che dtfenclevano la palria; accadeva insomma che per_quegli impiegati, l'astrazio11e Stalo amministrazione diveniva la realtà « patria paese, luogo natio ,,. • ' E che ci voglia proprio la guerra al fronte e _la fascia al braccio per ottener questa procl1g10sa trasformazione? lo_ credo, che no._ Sarò un illuso, ripeto, ma 10 crecto che s1 possa ripetere il miracolo anche 111 tempi norn1ali e continuamente, solo che sa,pria lo Stato o l' Ammi11istraz10ue o la Comune assumere volta per volta, per ciascuna categoria e qualità dei suoi dipendenti, invece deiJa mas.:hera frigida e immota che le è consueta, un volto mutabile e domestico e gradito : solo che la for- ~uul_adi tutte le riforme non sia quella che e ora m voga della «perequazione», ma sia rnvece la formula opposta cioè « sperequazione i), Sperequazione Non è mica vero, io credo che l'italiano nou _abbia il « senso della pat~ia », solamente c1 scuo tante sorta d'italiani e ciascuna sorta sente la patria a suo modo: l'un,iie, umile non di classe ma di coltnra, vede e seute la patria attraverso il « loco natì,,,, attraverso la «regione)>; posto che !::i ::,, ~ l~zione del problema sia nell'ottenere' l'equaz10ne « stato - pa~ria », perchè questa equaz10ne non può, per costoro, mutarsi in q11e-c ste _altre.« stato-comune », « stato-regione? » Non_v1 ~1ete mai domandati perchè in genere, 11 p1ù perfetto e più ammirabile impiegato pubblico sia da noi il segretario comunale? la ragione mi par che sia ovvia : il se~retario comunale funzioua così bene perche se!'Ve un ente che gli è vicino, che egli conosce e sente, che è suo, che è lui. Trasfor:n,iamo il maggior numero possibile di tmp1egati pubbhci in searetari comunali ci_oèpo'.tiam_o il maggior" numero possibil~ d1 funz1onan _a contatto con gli enti locali, comune, provmc1a, regione, e avremmo fatto, solo con ciò, un bel passo avanti. Deceutrameuto, autonomie locali federalismo? ' dacato, il « principale•, come per le rane il serpente; ebbene che a costoro il Proteo statale comparisca in forma di serpente. Io ho visto per esempio in un paese de] Piemonte una grossa ricevitoria postale esser trasformata, per fregare il ricevitore, in ufficio di pnma classe; un disastro, Jo Stato ci rimette-va_l'os5? de~ collo e il pubblico non era servito; 1 u.ffi.c10è retrocesso a ricevitoria cioè affidato in sostanza dallo Stato a un pri'. vato, ch_elo fa ~ndare come un padrone fa anda_re tl negoz10, e il servizio, d'incanto, ha npreso a filare. Quanti « uffici di prima c)asse », e non solamente nell'ammiuistrazwne, postale, si potrebbero far rifiorire solo con l affidarli ad un padrone! Ma gli impiegati non son mica tutte rane nè tutti sindacalist!, nè _tutti «paesani.; ce ne sono anche d1 quelli a cui la pòlis, 0 r~s piiblica, o patria, o Stato, può comparire essa stessa, cosl com'è, e parlar ad essi come parl~rono a Socrate le leggi ed esserne mtesa 1~ suo augusto linguaggio. A costoro bisogna che si presenti Io Sta- ~o, come a Mosè il Padre Eterno o come Zeus _a Semele (tranne l'incenerimento); e che sia con loro largo e magnifico, e dia ad essi _la coscienza di quel che valgono e :bb1a riconoscenza dei loro 5":t"Vizi,e questa consapevolezza del valore di costoro la diffonda fr_a il pu_bblico predicandola per il paese; e h cerchi dove sono e li raduni e faccia che dia_n conto del loro lavoro e che lascrno, a chi verrà, notizia e documento della loro ~sperienza, e li ponga in sommo della sc_alacome si conviene fare di questa v_er~aristocrazi..a e d1 così preziosi stromenti d1 governo. .Va ?a sè che quanto s'è detto per gli impiegati nelle loro relazioni con lo Stato vale ~nche _pe; il pubblico. La questione della b_u,ocraz1a e anche la questione dei rapoorti che corrono fra pubblico e Stato o; ·più precisamente, fra pu~blico e impiegati. Ora e. ;1aturale_ che ques~1 rapporti siano tanto pm agevoli e cordiali quanta ma<mior confiden~a e familiarità abbia il pubbl~o con gli uffìc:ah dello_S_t~to. Per stabilire tali rapporti d1 cord1ahta e confidenza fra lo Stato e un pubblico tanto selvatico come il nostro deve lo Stato comparire a questo pubblico ~on un volto noto e domestico (ufficio locale tnvece_che_miu_istero) ed essere rappresentai? da _1mp1egat1che possano e sappiano <~l- ~vars1 _la confidenza del pubblico (impiegati locah). Ma sì, come volete; ma decentramento autonomie, non perchè codeste sian paro!; ven_uteo_ tornate ora di moda, ma perchè so- • uo 11simbolo grafico dell'idea, che ci ha guidati nel tira·r giù queste note. Concludendo E non ci spaventiamo dell'obbiezione fat- Traendo ora dalla già troppo lunga favota specialmente da gente che si chiama li- la una morale e conchindendo diremo che bera)e, del pericolo di una « burocrazia pro- per noi : V1nc1ale » : se burocrazia ha da essere ad la questione della burocrazia è anzitutto ogni. m?do, meglio sempre uua burocrazia ~ s~pratutto questione di uomini : uominiprovmc1ale vera e propria, che non la buro- impiega.ti e uo11;1ini-pubblico; craz1.a çentrale o centralizzata. la burocrazia nostrà, intesa come comLo so bene che per ora il vento tira in ples5? ?i impiegati rende poco, anche perchè t~tt'altro senso, e che la gran moda è anzi ~ d~fic1e1:1teg, eueralmente parlando, fra gli ?1 t:asfo'.mare anche gli impiegati locali in imj)1eg~ti la religione della cosa pi,bblica. 1mp1egah statali; ma nou bisogna mica la- . a, risolvere la questione della bmocrazia ~iarsi troppo impresionare da questo fatto, si puo concorrere anzitutto creando e rinfone credere che codesta corrente non si pos- c?lando tra gli impiegati questa reli o-ione sa nè arginare uè deviare. La tendenza è cioè educa,nclogli impiegati; "' ' questa, lo so anch'io, ma le ragioni del feno- educare non è render buoni i cattivi O i meno c'.ove sono? I dipendenti degli enti Io- neutn c°:1 procedimenti pedagogici, ma è cah, o almeno molti di essi, anelarono e prendere 1 srngoh così come sono e indiriza~elano allo Stato, una volta per desiderio zarh ad un'attività pratica, cli cui possa apd: avere una posizione più stabile e per sfug- profittare la comnne; gire alle angherie delle cricche municipali, / lo Stato può c~sì sfruttare a profitto ora anche per la speranza che con Io Stato della comune le qualità buone e meno buone si busd~i di più; d'altra parte le ammiui- d~i s_ingoli, solo che sappia coi diversi indistraziom locali da uu pezw in qua sono trat- v1dut assumere diversi aspetti; te _af_avorire questo esodo per la necessità in . per 01:ain Italia, Io Stato potrà dai suoi cm ~1 trovano _cliscaricar sullo Stato degli dipei:,denti ottenere in genere un maggior onen finanz1an a cui le risorse locali sono rendimento, solo se alla maggioranza di essi sempre pit1 impari, in secondo luogo perchè comparirà non come Stato ma come Ente no_nc. i t_rova1:p1i.ù su_goa tenere e paga1·e de- locale, o corporazione, o individuo dèlegato. gh nnptcgati nel Clll reclutamento e nel cui Lo Stato deve, anche ora, apparire come governo_es~~amminist 7azioni locali non ha,n- t~le solo all'aristocrazia de' _suoi impiegati, no quasi pm nessuna mgerenza. Stando co- hattandola davvero come anstocrazia. sì le -~osefermare il movimento si può : primo nnsanguando le finanze locali; secondo concedendo alle autorità elettive locali nei r~p~i dei lo!o dipendenti, quella libertà eh az10ne che sia compatibile con le elementar~ garanzie di stabilità e di indipendenza assicurate ai dipendenti; terzo, togliendo prontamente e recisamente ai dipendenti degli enti locali l' ilusione che lo Stato possa pagare di più. AUGUSTO MONTI. !BTTOURlll~nE PELRARIYOLDZIOftE LIBERALE (6'elenco) P. Epifani (raccolte tra gli amici del Telegrafo centrale) . e • • • • L. L. Bracci U'. Mattei P. Bunese C. Bruni Elenco precedenle roo 300 30 20 Totale L. 3260 Ad_u~'altra categoria di suoi impiegati e salanat1 lo Stato, in<vecedi comparire sotto l'aspetto del loco .natio, per esser più in corrente coi tempi , può anche dissimularsi per entro la figura del sindacato, cioè riconoscere esso un'organizzazione tecnico-industriale di suoi dipendenti, e a questa delegare_ mansioni speciali e servizi. In questo m1 pare non sia nulla che repugui al- Ai prossimi numeri : l'_idealiberale, purchè resti inteso che l'espe- C. LEVI: Sa.land:ra. nmento sna fatto dal sindacato inteso come individuo_ concorrente con· altri individui,• non dal srndacato operante in regime di protezione statale, ahas di favoritismo camorristico. Altri poi, vece che la per farli lavoi.·are, ci vuole inpatria o il municipio o il sinA. MoNTI : Il problema della scuola normale BRIGHTOòl :Note s11/la politica. francese. • C. E. Suc.s:ERT: Polemica -religiosa. S. A1'SALDO: La Conferenza cli Genova : nole d-1 f>s-i.cologia. ANTIGUELFO: Esperienza Liberale.

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