La Rivoluzione Liberale - anno I - n. 14 - 21 maggio 1922

52 La questione è ardua, ed io accenneròqui soltanto brevemente. Nazione è concetto cl:tel:ta in sè alquanto del naturalistico. Le nazioni ·sono determinate nella loro individualità da molti elementi del tutto foelimìnabìli, opachi come dati dì fatto materiali. Come tali, essi presentano il pericolo che l'interesse della Nazione sia concepito altrettanto infetto di « egoismo naturalistico 11 quanto quello della classe. ~on si vede per che motivo razionale (e tanto più se i partiti sono _:__quando sono - organizzazioni pratiche con programma limitato, destinate a risolvere determi'liati prob1emi) 1101c1i debba essere posto per siffatte vitsli organizzazioni, che siano polariz1.ate per altre idee-basi, che quella di nazione. È stato osservato acutamente che1 in una rigorosa àottriua nazionalista, là dove si dice comunemente, .. Nazfone, .deve quasi setnpre intendersi Stato. Cosi intendendo, il nazionalismo si fa molto più comprensivo, il suo punto di vista si ele,·a il suo orizzonte si allarga, sì da consentire uua visione integrale della vita politica : da concezione di partito, esso si eleva davvero a veduta filosofica. Ciò è magistralmente esposto da una delle menti più lucide d·el nazionalismo italim.10, Silvio Perozzi, uello scritto stesso citato più sopra; del quale giova riferire questo passo capitale: « Il Nazionalismo non domanda la morte di nessuna idea politica, se non forse di. quella anarchica. Domanda soltanto la subordinazione di tutte a quella della necessità di mantenere lo Stato e di farlo vivere come deve, secondo le sue necessità, vivere. « Così essendo, esso si pone sopra i partiti. Onde la sua mèta ideale è Yeramente questa di scomparire per essere divenuto il patrimouio comnne di tutti gli italiani. Il pensiero dello Stato deve divenire per i partiti, a così dire, quello che è il territorio dello Stato pe, i cittadini; il luogo doYe tutti stanno e s'incontrauo pure per combattersi. « E' davvero impossibile una socialismo nazionalista? U~ democrazia nazionalista? La domanda è da porre con tanto maggiore sicurezza di una risposta negativa in quanto chi guarda oltre i nostri confini vede, se non proprio dei socialisti nazionalisti e delle democrazie nazionaliste, socialismi e democrazie a cui pcco manca -ad essere interamente tali •· Da,·anti ad un pensiero come questo del Perozzi ci sembra lecito, senza fare questioue di parol 1 e, chiederci: ma questo è ancora nazionalismo, o è una nuoYa affermazione di !iberalism?? L. EMERY. POSTILLE I nostri Machiavelli Chi osa ancora a<:cusarei nazionalisti .italia~i dì fare delle frasi da Dannunziani? Dispensami, caro Gobetti, dal parlare del congresso nazionalista, quando un commento ufficios~ così 1:1eparla (Idea Nazivn.ale del 6 maggio, articolo d1 fondo a firma Emilio Bodrero): e Le nostre discussioni non furono solament~ teoriche ed accademiche eleganze intellettuah espresse in isquisite raffi.nature verbali di esteti della politica (oliibò!), ma l'una e l'altra rosa furono armonica esplicazione di perfetto stile politico italiano. Lo stile è la Nazfone (altro_ che Buffoni). Lo stile... è contatto preciso e_continuo del corpo con lo spirito, è dom1n10 ev1deute e~ estetico della idea sulla materia, ... è· Yoloutà d1 essere, espressa in necessità di estetica ( !} r di pratica, di logica e di psicologia ( !) ecc. •· Al congresso « \·'era in tutti 11 proioudo couYincimento che automaticamente ( !) l'essere nazionalista e l'essersi per ciò impregnati <lelladottrina nazionalista conferisca un criterio perfet~ to ( !) per giudicare alla stregua del più ,·ero interesse d'Italia ogni questione ( !), nei suo1 . minimi particolari ( ! !J. Di {atti il nazionalismo è ormai più che un semplice sentimento od una complessa teoria politlca, addirittura uua categoria morale ( ! ! !} •. . . . . . Ci si domanda che cosa aspettino 1 11az1onallstt, oroclamato il dogma àella infallibilità, ad eleg- ~ere il loro Papa! ~'fa non interrompiamo questo saggio di stile... politico. , Il panegerista prosegue : , Come tale esso (nazionalismo) rapprcse11ta uno di quei prodigiosi corretti d che lo ~pi_rito italiano ha saputo creare nella Sllà merav1gtiosa dialettica politica, ecc. ecc. E quale è il camm-ino da percorrere? Mi spiego con un..esempio: , Una via sassosa su un argine ( !) che sorga tra paludi e dirupi { !... ), senza spallette, su di un percorso tortuoso su cui non ci si d~ve arrestare, ecco la via dell'Italia: spelta a 110c1ondurre su <li essa la );azione ... >. 1Hachiave11i?il suo -realisnu, sa:-à da preu<lere, 0 no a modello di scienza politica; ma, di lui come' scrittore, anch'io apprezz.o molto il. .. dobbiamo dire -rcalis11t0, se realismo significa sobrietà, proprietà, limpidezza, nerbo, pre<"isione?Ma questi suoi njpoti !... L. E. I lettori e gli amici che hamw ricevuto La Rivoluzione Liberale e che non hanno ancora pagalo l'abbonamento riceveranno i1. questa settimana l'a-zn:isodi pagamento. Contza1110sulla sollecitudine con cui amici e lettori con1piran110il loro dovere. LA RIVOLUZIONE LIBERALE RASSEGNA Mentre a Genova i rappresentanti di trentasette Stati discutevano intorno ai molti ardui problemi la cui soluzione dovrebbe segnare un piccolo passo compiuto sulla difficile strada che condurrà pur tra ostacoii infiniti alrassestamento dei rapporti politicoeconomici internazionali, i delegati della Federazione Sindacale Jn.ternaz-ionale convenuti a Rom.a da quindici diversi paesi e rappresentanti v>entidne milioni di lavoratori organizzati prendevano in esame'. partendo _da premesse diverse ma con scopi 111 parte comcident.i con quelli che movevano l'azione dei , diplomatici ufficiali, importanti questioni di vita sindacale molte delle quali però, solo indirettamente ad essa attinenti, nella formulazione e nella sostanza corrispondevano a quelle trattate nelle assise genovesi. I leaders operai infatti pur mantenendo la discussione, sì come si mantiene l'opera, nettamente distinta da quella delle Internazionali politiche, oltre allo studio delle conquiste sindacali realizzate o sperate e_delle condizioni delle classi lavoratnc1 nei smgoh Stati dovettero necessariamente tratta,e di problemi che si inquadrano trn quelli che fonnano oggetto delia. politica 1nt~rnaz1ona!:e e dai quali solo si vorrebbe ora, con evidente e:sagerazione, far dipendere la possibilità di riso!vere i molteplici interni come se il pacifico assetto de[ rapporti fra gli Stati non fosse essenzialmente basato sulla solidità del loro ordinamento e sulla loro capacità di contribuire v~lidam~nte alla produzione seriamente mentando il credito desiderato. Finita la guena le organizzazioni sindacali, spinte da quelle politiche che ne fianch-eggiano e troppo spesso ne soverchiano l'azione hanno rivelato una decisa tendenza a parte~ipare alla discussione dei proble1111 internazionali cercando di influenzare le 60luzioni rroposte od attuate dai rappres,-:;. tanti ufficiali dei singoli governi. Sarebbe stolto vedere nella loro volor:tit di agire anche in questo ca:m.po un errato indirizzo degno di biasimo giacchè esse, conscie di rappresentare in ciascun paese gli interessi di larghe masse di lavoratori, avendo constatato nel corso. dei più recenti avvenimenti come i rappozti fra gli Stati possano aver gravi ripercussioni interne sulla vita delle" singole popolazioni, logicamente tentano di influire sulla stipulazione dei rapporti stessi affinchè gli effetti da quest_i na: scenti volgano a favore deìle categone d1 lavoratori orga11iz24ti_ Senonchè rosservatore che segua con indagine spassionata _lo svolgersi della vita dei sindacati può fa9lmente rilevare come questa loro azione politica si esplichi in un modo contradditorio rispetto a quella eseircitata entr? 1 confim dello Stato per la conqmsta d1 m1gl10ramenti economici, di un più alto tenore d1 vita per le classi operaie. . . . . . La rilevata contradd1z1one s1 mamfesta -m ciò che mentre l'attività nazionale loro va, sia pur lentamente, portandosi verso una sfera in sempre più razionale rapporto ~olla realtà della vita economica, quella esercitata nel campo della politica estera (presupponente cioè :rapporti che intervengono tra organismi di natura assai complessi quali sono gli Stati) si mantiene m una nebulosa intessuta di concetti di,ettamente procedenti dail'id-ea prima di internazionalismo, idea di per sè stessa priva di qnals1vogha contenuto reale. E ci spieghiamo: il modo _con cui in q17esti ultimi tempi le organ1zzaz10m sono venute impostando le nvend1caz1om operaie nella pratica quotidiana _indica nel: l'indiriZ7.,0 di quelle una sene d, successJV1 ripiegamenti che prendendo origine da una ardita posizione iniziale segnata dalla volontà di realizzare un grande moVJmento politico-economico creduto pe,r_un momento possibile e facilmente. attua1Hle, glll;l~ono alla ben più modesta risultante da_llam,01!- dizionata accettazione del pnnc~j)'.IOmarx~- ta g ià posto con leggereZ'/A _lll ob!w > il s ' 1•· d quale insegna com.e _1nstauraz1one I una società a base soc1ahst1ca sarebbe solo possibile traverso una lenta evoluzione segnata dalla creazione di indispensabili p,esuppo~t, etici ed economici. . . Pm-e non condividendo l'opnuor,e che. la società cli domani debba essere. n_ecessanamente organizzata su basi colletti viste' }tacchi: crediamo si possa giungere me~iant~ una. continua evoluzione ad uno stato a1 pn1 J)( rfetto ordinamento, p_er.il _bene.co~'.unL, dell'attività dei singoli md1v1du1 lwera- -mcnte e spcmtaneameiite 111anifesta1:lesied esercitantesi senza gli impacci creati oa q~ella artiliciosa organizzazione che della soc,eti,. comunistica è indispensabile fondamento (e che vonébe con ben scarsa opportunità dare alla vita umana nell'ambito dell'azione economic:i impostazio:ie siffaita pi:r cui ii fenomeno che avverrà e che è in gran parte SINDAC_LZ\_LE sconosciuto sarebbe costretto entro vincoli p-redisposti sugli incerti dettami di una astratta ideologia) crediamo che il passo a ritroso compiuto in breve volgere di tempo dai sindacati verso atteggiamenti meno in contrasto coi bisogni immediati della ricostruzione economica sia avvenimento di reaìe importanza e capace di dare alle forze del lavoro un notevole incremento. Da essrJ appare infatti come le organizza;;ioni operaie 11011siano effettivamente chiuse cittadelle tetragone a.gli insegnamenti della vita ed irrigidite in un atteggiamento dogmatico e come questa loro sensibilità lasci supporre che esse, sempre sotto la spinta cli vicende sovrane, saranno ps·esto in grado di assumere quel posto che loro realmente spetta nella vita sociale, sapranno accetta.re il diflìcile compito di equilibra.re con la solidarietà operaia la maggior potenza che il capitale può avere nei rapporti che intervengono fra i due essenziali e1e menti-deila produzione, rapporti che nel loro equilibrio continuamente variabile ma costantemente riproducentesi determinano la misura della distribuzione del prodotto. Ci sembra cioè che i s111dacati, i quali nei fenom,eni econo1nlci che si vanno attualmente svolgendo hanno tre;vato ragione di abbandonare, più o meno volontariamente, l'attitudine assunta nei riguardi della creàzione del orofitto e sostenuta sino alla negazione di q~.e,to, possano fare un passo più in là e òivenire causa conco1nitante nella determinazione ddlo stesso dando prova di una notevole capacità ài equilibrio, cessando di essere inconsci Q.genti dell'isterilimento del rlspar_tnioe in conseguenza della produzione avvenire. Sarebbe però ingen~!Osperare che essi ammettano di aver ra~innto una posizione come effetto della involuzione compiuta: essi anzi tenteranno presumibilmente di nascondere la verità con, movimenti in apparenza sempre più i.ntransigenti ma in_pratica anche un deciso diniego non toglierebbe il vantaggio che il loro nuovo atteggiamento procura al difficile problema della prodnzione. Volendo ricercare le cause determinatrici del fenomeno accennato bisognerebbe concludere che sull'irreale principio della lotta di classe come scopo a sè sfessa (tale è in ultima analisi quella predicata <lai partiti estremi) deb_baprevalere 11fatto mcliscutibile che cap1tale e lavoro non sono irreconciliabili nemici tenuti avvinti dalla ferrea catena del dispotismo borghese per ottenere una sempre più altra produzione dipoi iniquamente dis~ribuita,_ bensì due ele menti fattivi ed ind1spe11sab1hdella produzione stessa, due forze le quali debbono, tr~- verso una lotta suscitatrice di naturali ~qmlibri, dar luogo al sorgere degh elementi del benessere comune, Nel campo della politica internazion.al_e questa « rettifica di tiro•, per usare _-l'orribile espressione comune, questo movune1:to atto a riportare le direttive _clell'az1one smdacale in un piano più vicmo alla contmgente reaìtà non si è avverato. In ~sso. ~ominano ancora sovrane idee semphc1stlcne orientate verso un'utopistica concezione della vita sociale : dall'assoluto dis~nno delle nazioni all'idea recentemente naffermata se: condo la quale si vorrebbe _imporre agli S~at1 un vero e proprio collett1v1smo econ_om:co, ri•v>edendocon magnifici intenti umamtan la difettosa distribuzione naturale delle materie prime essenziali ,si naviga i.n piena utopia. Tutto ciò_h~ in sè evidenter.nente qualcosa d'anacromsttco anche se vagliato al lume dell'ideologia socialista; adottiamone per :'n momento la terminologia e nle,·eremo cne ;uentre nella vita interna si viene amm.et~e1:- ào come possibile la realizzazione del_socialismo traverso una serie in•inte.rrotta d1 formule intermedie che man mano andrebbero sostitt1endo gli organismi fondamenta !t della società capitalistica barghese attuale, 111 quella internazionale si vorrebbe raggrnn~ere immediatamente (cou trattati e convenzioni delle quali ormai si conosce il reale. valore) un assetto socialistico che soverch1ando 1 valori morali nazionali (che hanno pure un peso grandissimo) dovrebbero annul!are_quei motivi di rivalità che attualmente susc1tan_o tra gli Stati l'occasione di urli sangtu'.10s1. Ora, dato e non concesso, che l'or,ramzza'. zione capitalistica sia cat1sa unica c!t q,,est: , urti appare assai strano come si possa 7:edere possibile l'instaurazione cli un ~eg:me socialista di vita per gli Stati quando in ciascuno di essi si ammette possa ancora sussitsere quel substrato economico e sociale che è ritenuto capace di creare i tanlo depreco.ti fermenti. La ragione dello strano contrasto deriva dal fatto che dall'armistizio in poi la sxietà è andata facendo nei campo economico una serie cE esperimenti di organ:zzazione democr.atica con risultati ben poco brilla!!'.: - dal punto di vista materiale ma efficacissimi forse per guanto riguarda l'insegnamento teorico e morale che in essi è contenuto. Sotto i colpi di maglio della realtà che non si può smentire. e che. ;1on si può eludere con una Jeaislaz10ne p1u o meno affrettata e abborracciata (specialmente quando questa posi essenzialmente su un ~esickrio di pace sociale più che sµ sostanziali cond1Z1om economiche della collettività) l'opera interna delle organizzazioni operaie è stata violentemente costretta a riprendere la posizione lo~ica cui. già ab?iamo ac,cen_na~?-Nel campo 1nternaz1onale u1 vece 1 att1v1La loro si è potuta mantenere in una sfera puramente icleolo"'i-capriva di portata pratica sl che ancora oigi il pensiero direttivo cli essa ouò essere fatto derivare direttamente dai principi che si compendiano nel più vieto internazionalismo abolitore di frontiere. Naturalm~nte le organizzazioni operaie hanno ragione di sostenere che se il loro atteggiamento nel campo della politica internazionale è caratterizzato da un eccesso di idealismo e 11011può quindi raggiun'gere risultati tangibili immediati può sempre risultare utile agli effetti di una propaganda morale in pro delìa pace universale. E' nostro scopo fare per ora delle semplici constatazioni di fatto e non giungere a conclusioni dalle quali implicitamente possano scaturire consigli che non verrebbero ascoltati; ma ci sembra che il valore negativo dell'opera compiuta dai sindaca.ti in questo campo si riverberi sulla loro attività interna e la danneggi suscitando acerbe opposizioni che in ultima analisi vanno a detrimento degli ocganizzati. La rigidezza infatti con la qual2 essi trattano il problema internazionale li pone costantemente contro l'organismo politico del quale fanno parte e nel quale agiscono cosicchè se in linea teorica si può vedere nell'interessamento portato dalle organizzazioni operaie ai problemi che lo Sta- • to deve risolvere nei rapporti con gli altri la fonte di un utile impulso {in quanto viene allargata e migliorata la base su cui gli organismi dello Stato stesso, supremo regolatore e custode degli interessi della collettività stanziata sul territorio nazionale, devono venire svolgendo l'opera loro, giacchè col crescere del numero delle premesse considerate aumenta la possibilità di raggiungere effetti che più si avvicinano agli ideali) in pt'atica l'azione sindacale va considerata come un vero e proprio ostacolo frapposto alla più ardita attività nazionale traducendos,i in -un elemento di debolezza per quegli organi che la devono immediatamente curare e realizzare. Nè si deve credere questo effetto derivi solo-da una falsa valutazione degli avversari giacchè se la politica degli odierni organismi statali può sembrare tahrolta ecx:ecla certi limiti desiderati da un utopistico pacifismo ciò si verifica sotto l'impulso invincibile di determinate condizioni etiche, politiche ed economiche; in linea normale il costante atteggiamento -negativo dell'azione sinda-cale (esempi in proposito sono superflui perchè a tutti conosciuti) appare come determinato da un calcolo preconcetto fatto allo scopo di accwnulare difficoltà contro una forni.a di attività dello Stato che, regolata quasi sempre da profonde ragioni di reale interesse collettivo, se liberameute svolta col consenso e con l'appoggio illuminato di tutte le categorie di cittadini, lungi dal portare a quelle conseguenze catastrofiche che le organizzazioni operaie mostrano di temere, accrescendo il prestigio delìa Nazione traverso i.l maggior credito da essa ottenuto determinerebbe per le stesse classi lavoratrici la possibilità di godere, con un più favorevole assetto ciel mercato interno e dei rapporti con anello mondiale, un più elevato tenore di vita preparatore di ulteriori cause di benessere sociale. M1:lo110?, ?1aggio 1922. BAUER RICCARUO. Edizioni de la " 1ll1tolazionIeilbePala ,, n'r M~.r IXE:--:1'EPUBULfCAZIONE : FELICE CASORATI, PITTOR!t Testo critico e 50 ope7e di questo si11gol.wrisSL· mo artista che, ·11vnost.a11tela curiosità con cu.i è se.[[nito e: i daniori cu:i è fatto seJ!IIO, •resta ignorato o frainteso dai più. Perciò questo lib;o che comprende le s,,e opere più note11ol.i, dal 1909 ad oggi riuscirà per gli artisti e gli uomini di coltura ,wa del.le pil, gradite ri11ela:io·11i. COL PROSSli\'.1O NUMERO SI !NfZlERANNO LJ;; PRENOTAZIONI V. FORMENT!Nl COLLABORAZIONISMO Con q'uesto "JOlnme di serena indagine critica La Rivoluzione Liberale ri-vela ·imo dei più forti Pe·,isatori d.ell'ltulia contemporanea. A.KCHE IL BARETTI E' Its PREPARAZIONE Il prossimo m1mero sarà dedicato al Fascisnzo

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