RE NUDO - Anno II - n. 5 - maggio 1971

RÈ NU00/6 AL MSI E AL CORRIERE SAPEVANO TUTTO PRIMA ROMA: La prima domanda rivolta da Alberto Sensini del Corriere della Sera, al segretario del MSI Giorgio Almirante, nel corso di tri– buna politica televisiva di giovedi 18 marzo riguardava i rapporti tra il MSI e il F.N. di Borghese. Almirante ha colto prontamente l'occa– sione per scindere le responsabilità dei fascisti del MSI da quelle dei fascisti del F.N. La trasmissione televisiva era stata registrata prima che si diffondesse ufficialmente le notizie sul tentato colpo di stato. Chi ha assistito alla trasmissione non può certo credere a una fortunata coincidenza per Almirante, anche per tutti gli interventi di Sensini durante la trasmissione, che parevano addirittura concor– dati per dare la possibi'lità al duce del MSI di presentarsi agli italiani come difensore della legalità democratica. Evidentemente il Corriere della Sera aveva già ricevuto « indiscrezioni » su quanto stava per essere messo in atto dalla magistratura. Non solo il Corriere però, era ben informato. Le stesse indiscrezioni dovevano essere arrivate anche alla direzione del MSI, dato che, come si rileva consultando i quotidiani, dopo l'ondata di violenze messe in moto in gennaio e in– fittitasi fin verso la fine di febbraio, dai primi di marzo l'attività squa– drista è stata ovunque e quasi del tutto sospesa. Si dice che il media– tore sia stato il segretario della D.C. Arnaldo Forlani. Solo dopo es– sere usciti indenni CO'IMSI dalla prima fase delle indagini, i missin~ hanno ripreso le loro imprese squadristiche, confortati anche dal fatto che i giornali « indipendenti » rivolgevano la loro più ampia at– tenzione· (coincidenza anche questa?) verso le imprese della « Bri– gate Rosse » e successivamente trasformando bande di malviventi fascisti e sbandati di tutti ·i generi in tupamaros o maoisti. ROMA: IL PSDI SCAVALCATO- La questura della capitale, rivolgendosi direttamente al ministro de– gli interni . Restivo a proposito della faccenda Borghese, ha scaval– cato anche il capo della polizia Angelo Vicari, oltre che ai carabi– nieri, sette o otto alti ufficiali dei quali vengono sospettati di simpa– tizzare se non addirittura di essere collegati con il Fronte nazionale. Questo spiega come mai siano stati i socialdemocratici, ai quali Vi– cari è notoriamente legato, a lamentare· sia che i carabinieri fossero stati tenuti fuori dal caso, sia che vi fosse stata una fuga di notizie sul complotto. D'altronde ·la fuga di notizie è stata voluta soprattutto perché Borghese avesse il tempo di eclissarsi, evitando di diventare un testimone che avrebbe potuto coinvolgere molti e gran parte « in– sospettati » rappresentanti dei pubbl·ici poteri. ROMA: Il SID, Servizio informazione difesa, era da tempo al corrente delle forze e dei piani di Valerio Borghese. Un uomo del SID era di– ventato, da tempo, uno dei collaboratori più vicini del principe. Tut– tavia, l'intervento del SID si è limitato a provocare il contrordine nella notte dal 7 a11'8dicembre, durante la quale la congiura, che sarebbe dovuta esplodere, fu invece congelata. Perché Borghese accettò di prendere questa decisione? Egli era la figura più •importante della cospirazione soprattutto simbolicamente. Era il punto di riferimento convenzionale, ma l'esito reale del complotto era in altre mani, cioè in quelle di alti ufficiali, soprattutto dell'esercito e della marina (alla quale i piani previsti affidavano tutti gli impegni logistici). L'appoggio di questi mil-itari o dei più importanti fra essi è però venuto meno, non si sa per quale motivo specifico. Era in gioco la scelta fra le due vie battute dall'estrema destra dopo la riorganizzazione del fascismo, scelta insistentemente sollecitata dall'opera di mediazione e unrnca– zione patrocinata da Almirante, in vista dell'avvento « legale » di una repubblica presidenziale. Borghese è stato abbandonato al suo de– stino, oggi, allo scopo di riqual·ificare l'intera destra, « maggioranze silenziose » e Corriere della Sera compresi. La notizia, non pubbli– cata dai giornali tradizionali, che circa 700 ufficiali sono rimasti per qualche tempo agli arresti domiciliari, probabilmente in attesa che si chiarissero le idee, sembra confermare questa ipotesi, e inoltre dimo– stra il proposito dei pubblici poteri di coprire ogni responsabilità, pur di non intaccare il prestigio di ·istituti, confusi, come sempre, con le persone fisiche che ne fanno parte. MILANO: CARNE DA SERRATA IN ARRIVO DA REGGIO Sono giunti al sindacato fascista della C.I.S.N.A.L. da Reggio Calabria, liste di disoccupati che si sono « battuti bene » durante i mesi della rivolta reggina. Le liste servono per raccomandare ai padroni milanesi questi sotto– proletari sbandati, come spie e picchiatori fidati da assumere e jntru– folare tra gli operai. Parecchi di questi elementi sono stati recente– mente assunti come operai alla Snia di Varedo e alla Innocenti. ISCRITTO ALL'ALBO IL CAPOSQUADRA MISSINO MILANO. Il gruppo di una quindicina di fascisti, quasi tutti minorenni, che la sera di giovedl 25 marzo in piazza Piola ha aggredito due giovani di sinistra che avevano commentato ironicamente uno dei soliti volantini provocatori, era diretto e manovrato dal giornalista pubblicista Leopoldo (Leo) Siegel, nato a Torino ·il 17 gennaio 1940, iscritto al MSI, addetto alla sezione propaganda della « Giovane Italia » e uomo di fiducia di Franco Servello. a CRONACA LOTTE E REPRESSIONI ROMA 5 aprile: Compagni di « Lotta .Continua» e • Potere Operaio• mo– bilitano oltre mille baraccati per occupare tre palazzi dell'lncis, nel quartie– re di Centocelle. Dalle finestre delle case occupate: bandiere rosse e stri– scioni di lotta; tutt'intorno poi, barricate erette con assi e filo spinato. .O.Ile 5 del mattino l'intervento polieziesco: oltre duemila celerini: due ore di combattimento e infine la polizia ha ributtato sulla strada I senza tetto. Ora però si sono ancor più rinsaldati i rapporti tra I proletari baraccati e I com– pagni dei gruppi rivoluzionari. Quindi, nonostante la sconfitta militare del popolo contro la forza bruta dello stato borghese, Importante è stata la vit– toria politica del popolo In lotta. LUINO: « Lotta Continua » è stata scelta come bersaglio di azioni provoca– torie che potrebbero anche essere il preludio di una massiccia operazione repressiva. Tre gli episodi: tempo fa sono state segnalate a Luino quattro persone che, presentandosi scopertamente come « militanti di L.C. », cer– cavano insistentemente di mettersi in contatto con venditori di armi. Suc– cessivamente sono stati messi in circolazione, con la falsa firma dello stesso gruppo politico, dei volantini in cui si denunciava il sindaco uscente per aver rilasciato un assegno di 17 milioni a favore della DC. In un secondo volantino si invitava il pubblico a una manifestazione esortandolo a pre– pararsi all' « ultima battaglia » per il 23 marzo. I compagni di • Lotta Con– tinua » erano del tutto estranei alle « rivelazioni » del primo volantino e all'appello del secondo com'era all'oscuro delle attività di quei quattro misteriosi personaggi che hanno fatto di tutto per farsi notare proclamando ai quattro venti il « loro » -credo politico insieme alle • loro » intenzioni di rifornirsi di armi. TORINO 12 aprile: Alle Nuove I detenuti celebrano Il secondo anniversario della rivolta del '69. Questa volta però non si fanno più fregare dalle pro– messe di ammodernamento: sfasciano tutto quello che si può sfasciare. Solo una trentina di detenuti per lo più « liberanti » si dissociano dalla rivolta che coinvolge i mille e più reclusi. Davanti alla terra bruciata fatta in carcere, le autorità pare si siano finalmente convinte a rifare un carcere nuovo e (nei programmi) un minimo dignitoso. Probabilmente hanno fatto i conti su quello che poteva costargli una rivolta simile ogni anno. ROMA 16 aprile: Manovra coordinata del prefetto Mazza e dei fascisti del « comitato anticomunista ». Un giorno prima della loro squallida adunata MIianese(poi proibita),viene reso pubbllco un dossier su MIiano, redatto dal prefetto nel dicembre del '70; il titolo ripreso da due giornali filofascisti (PSDI e MSI): « Ventimila estremisti a ·Milano». La cosa non merita nessun commento tranne- forse un « fosse vero!». MILANO 17-18-19aprile: Sciopero della fame a S. Vittore ad opera della maggioranza dei detenuti. Caso strano la notizia è stata subito comunicata ufficialmente alla stampa dal direttore del carcere, simpatizzante fascista Alfonso Corbo. Forse però questa insolita sollecitudine non era cosl stra– na, infatti c'era ancora l'odore di bruciato proveniente dai ruderi delle « Nuove» Torinesi. MILANO17 aprile: Un militare di Perugia, Renato Rosi si è dato fuoco alla caserma « Santa Barbara » durante il concorso ippico. Il supremo sacrificio nella lotta contro l'esercito dei padroni. MILANO 22 aprile: Ancora una volta l'Università Statale è stata presa di mira dai teppisti fascisti. Esperimentato per la prima volta il napalm fatto in casa, con scaglie di sapone e materiale. MILANO 24 aprile: I fascisti sp'arano dieci colpi di rivoltella contro alcuni compagni intenti ad attaccare manifesti. Sfasciata l'auto dei teppisti e arre– stati dalla polizia due dei topi di fogna rintanati in un bar. MILANO 25 aprile: Manifestazione antifascista, parecchie migliaia di com– pagni sono sfilati dalla Statale in piazza Duomo: comizio antifascista e antirevisionista di Mario Capanna. ROVIGO26 aprile: Ancora una sparatoria di teppisti fascisti contro compa– gni: una statistica a Milano dice che un fascista su due gira armato. 27 APRILE: è uscito « Il Manifesto » quotidiano, da come è impostato, lo riteniamo utile per seguire le lotte in Italia, ogni giorno. MILANOAPRILE:HAPPENINGA PALAZZODI GIUSTIZIA.Chi volessevedere un bell'esemplodi processocome si Immagina Il debbanofare In Grecia o In Brasilenon deve fare altro che andarealla secondasezionedel tribunale di MIiano dove processano Braschl Faccloll, eccetera. Diretto da un presi– dente (Curatolo) di cui cl hanno detto che ha studiato In Germania negli ultimi anni trenta, che abbia presieduto I processi per le bombe In Sud Ti– rolo, per I fatti di Reggio Emllla e da un giudice a latere (Danzi) di cui uno del pubblico diceva: « Se di notte quello ml chiedesse l'ora gli darei subito l'orologio senza una parola. », Il processo si va rivelando una montatura da armata brancaleone di poliziotti. I resoconti del giornali danno un Immagine molto. pallida di ciò che succede durante le udienze: più che la « ricerca delle verità » la faccenda sembra un happening, col testi d'accusa che sem– brano uslre da un circo equestre. Le cose che più danno fastidio, oltre natu– ralmente alla partigianeria del magistrati, è la voce sgradevole del presidente, che raggiunge toni di sguaiataggine quando, dopo mezzogiorno, la fame gli scatena !'aggressività; l'aria da sadico domenicano Inquisitore dell'« a latere "• la voce llvlda, educata delle Zublena, che fra Il sacco di palle che ha con– tato ha avuto un solo attimo di sincerità quando ha scritto a Braschl che dato che De Peppo,Petroslno,Amati, Curatoloerano I pegglorfmagistratidi MI– iano ed erano del fascisti e dato che Il processoera politico gli ordini arrivavanoda Roma. Uno degli obbiettori di coscienza dei quali abbiamo parlato nel numero scorso; Giorgio Jacuzzo di Udine presentatosi alla visita di leva dopo più di due mesi di Intensa attività antimilitarista ha distribuito nella caserma del distretto decine di dichiarazioni e di volantini contro l'esercito a coscritti, militari e graduati. Dopo due giorni si è visto consegnare Il congedo definitivo, senza prowedlmentl a carico.

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