RE NUDO - n. 0 - novembre 1970

RE NUDO/ 6 MARRONE , un giudice dei nostri Vilipendio alla magistratura: per questo reato, lo stasso giorno in cui cadeva il governo Rumor, il mi– nistro della Giustizia Reale conce– deva l'autorizzazione a procedere nei confronti di Franco Marrone, giudice in Roma. Marrone verrà processato fra qualche settimana, incriminato per il reato di vilipen– dio alla Magistratura. Come è noto, il discorso incrimi– nato è quello tenuto dal giudice Marrone il 2 maggio a Sarzana, in un pubblico dibattito sul tema: « La giustizia dei padroni e il caso Val– preda ». Altri due giudici sono stati incri– minati nei giorni scorsi; Generoso Petrella e Marco Ramat, per avere pubblicamente espresso la loro so– lidarietà al collega romano. Se oggi proponiamo la lettura del discorso incriminato, non è per stupori e in– dignazioni alla Giorgio Bocca e neppure per sollevare intorno al– l'imputato la consueta generica so– lidarietà delle firme. I giudici liber– ticidi non sono l'eccezione; in real– tà inv.ece sono proprio Marrone, Petrella, Ramat le « mele marce », le pecore nere al cui esautoramen– to lo stato borghese deve procede– re. Se è necessario però conoscere bene il presente per preparare il futuro, ecco che il caso Marrone costituisce un modesto ma signifi– cativo esempio di questo nostro presente. Marx ha affermato che il diritto non da niente, ma sanziona solo ciò che esiste. Che cosa esiste attualmente nella nostra società? Esiste il dominio di una classe, quella borghese, sul– le altre. Ed è la classe dominante la qua– le crea il diritto, che, perciò, non esprime gli interessi di tutta la col– lettività, ma soltanto quelli di una parte della società. Ma essa impone norme che devono poi servire a tutti e che dice essere oggettive e neutre, norme che, riaturalmente, nei confronti delle classi subordina– te assumono una funzione repres– siva. L'esempio più concreto di questa affermazione è dato dal fatto che sono previsti dal nostro Codice pe– nale dei reati contro la proprietà privata, come il furto o l'occupa– zione di fabbriche e di terreni, lad– dove non esiste, per esempio, il rea– to di sfruttamento del lavoro altrui, che, in una società ben regolata, dovrebbe essere reputato di estre– ma gravità. Direi che un fatto recente ha reso tipico questo atteggiamento della classe dominante. Voi sapete che nel corso del 1969 vi è stata una enorme fuga di capitali dall'Italia: in un solo anno sono scomparsi ol– tre 1.400 miliardi, beni evidente– mente sotratti alla collettività tutta ;ntera. Ordunque, qual'è stata la reazio– ne della, classe dominante rispetto ad un crimine cosi grave? C'è sta– ta forse l'emanazione di una legge per stabilire che trasportare capi– tali all'estero è reato e che i pa– droni, cioè coloro che lo commet– tono, devono risponderne dinanzi ai giudici? Come avete visto, nulla di tutto ciò: la risposta è stata la creazione di fondi di investimento, cioè si è data la possibilità di far fruttare me– glio in Italia i loro danari che, esportati altrove, potrebbero dare un guadagno anche minore. Come se si anticipasse alla clas– se operaia ciò che chiede, appa– gando tutti i suoi desideri per evi– tare che porti avanti le sue lotte. Ora, se è vero che il diritto è per sua natura il diritto della società borghese, un diritto ingiusto perché tutela solo una parte della società a danno dell'altra, è evidente che la funzione del magistrato non può essere essa stessa parziale essen– do l'attuazione di norme per loro natura parziali. I magistrati italiani, come tutti i magistrati dei paesi capitalisti, at– tuano tali norme; inoltre essi, pro– venendo da un certo tipo della clas– se borghese - la piccola borghe– sia -, hanno una mentalità che direi rifarsi al paleo-capitalismo, nepure al neo-capitalismo, per cui tutte le volte che si trovano di fron– te ad una contraddizione fra le leg– gi che attualmente esistono nella società italiana - per esempio, la Costituzione da una parte e dall'al– tra i codici penali, codici, come sa– pete, fascisti - tendono a dare la precedenza alle norme fasciste e non applicano neppure la Costitu– zione che, rispetto a quelle norme, rappresenta un passo avanti. Direi che di questo fatto l'espe– rienza più dura l'hanno dovuta fare i lavoratori nel corso delle lotte del– l'autunno, quando gli operai" si sono mossi non più per far valere dei di– ritti economici, ma per realizzare delle acquisizioni di potere all'in– terno delle fabbriche: la reazione dei padroni, e naturalmente dei ma– gistrati che sono i loro servi, è sta– ta immediata. Hanno rispolverato ,f~~r ;iRE~~:::~~ t REGNO PA 6UERRE, OPIO, LUSSO RIA E AVIPITA' ! 't>ecchie norme fasciste e le hanno applicate a danno degli operai e di coloro che ne sostenevano le ra– gioni. Anche nel caso del processo più· importante che probabilmente si è instaurato ii, Italia a decorrere dal 1948, quello delle bombe di Milano che, per sintetizzare, potremmo chiamare il processo contro Val– preda, la Magistratura è stata, co– me sempre, la mano destra del po– tere esecutivo. Quali prove esistono nei confron– ti di questo uomo accusato di reati gravissimi, tenuto in carcere, assie– me ad altre persone? Se uno come me, che si ritiene essere un tecni– co, legge i verbali di interrogatorio resi dal Valpreda nel carcere, si ac– corge che non esiste assolutamen– te alcuna prova contro di lui. Ep– pure vi è una norma del Codice pe– nale che impone al giudice l'obbli– go di portare a conoscenza dell'im– putato le prove che esistono nel processo. L'unica prova che si adduce a carico del Valpreda è il riconosci– mento effettuato dal tassista, il qua– le, come tutti sapete, ne aveva in precedenza vista una fotografia ne– gli uffici della Questura. Tutta la dottrina è concorde nell'affermare che quando un riconoscimento av– viene dopo che il ricognitore ha vi– sto una fotografia dell'imputato, esso si riferisce alla fotografia e non più alla persona che il ricogni– tore stesso dice di aver riconosciu– to nel corso dell'esperimento. È, quindi, evidente che la prova del Rolandi è estremamente debole ed è debole anche per le risultanze ul– teriori, cioè in base a tutto ciò che è stato acquisito dopo il riconosci– mento, in quanto, come sapete, si è detto che molte altre persone ras– somigliano a Valpreda e potrebbe– ro essere state loro ad attuare in Milano il crimine attribuito a Val– preda. Ma l'accusa come si è comporta– ta di fronte a questa mancanza di prove? Ha chiesto l'incriminazione per falsa testimonianza di coloro che avevano deposto a favore del Valpreda. Vi rendete conto della gravità del fatto? -Vi sono alcuni che testimoniano a favore del Val– preda, altri contro di lui e c'è qual– cuno il quale, prima che l'istrutto– ria venga chiusa - badate bene-, dice che alcuni testimoni sono fal– si e, guarda caso, proprio quelli che parlano in favore dell'imputato. Di fronte alla carenza delle pro– ve, l'accusa reagisce chiedendo la perizia psichiatrica di Valpreda. Per persone che sono esperte di pro– cessi, ciò appare di estrema gravi– tà. Infatti sottoporre l'imputato a perizia psichiatrica, può significare che alcuni periti dicano che egli è pazzo. Se è pazzo contro di lui non si può fare il processo, cioè il pro– cesso viene ·chiuso in istruttoria; il che vuol dire, praticamente, che non vi sarà mai un dibattimento pubbli:::o nel quale Valpreda possa liberamente difendersi o far valere le sue ragioni, o mostrare come l'accusa non abbia ragioni di ac– cusa nei suoi confronti. Ma questa carenza di prove e questa persecutività verso il Val– preda quale significato politico ha? Prima di tutto l'evidente intenzione di coprire le responsabilità di colo– ro che sono i veri autori della stra– ge di Milano, la quale ha avuto, evi– dentemente, un'efficacia politica enorme, ampiamente utilizzata dal– la borghesia. Voi ricorderete che, subito dopo il fatto criminoso, la prima affermazione fata da Rumor fu: « Adesso è il momento di rico– struire immediatamente il quadri– partito »: di fronte alle lotte della classe operaia che tendevano ad aumentare il potere, la risposta del– la borghesia fu quella di riportare tutto nei canali del normale tra– sformismo. Bisognava seguire la linea che finora era stata seguita perché, di– versamente, la sinistra extraparla– mentare avrebbe potuto reagire in maniera inconsueta cosi come era accaduto per i fatti di milano. È evidente, perciò, che la mano– vra della borghesia potrà essere ri-. battuta solamente dalla classe ope– raia, la quale, continuando a gesti– re in prima persona la propria lot– ta, dovrà impedire ad essa di svi– luppare sino in fondo il disegno fin qui preordinato.

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