RE NUDO - n. 0 - novembre 1970

I JUMBO JET NON Cl SERVONO Dawson' Field, Giordania, settem– bre 1970: il proletariato Palestinese in armi recita -il meraviglioso spet– tacolo dela rivoluzione. Tre aerei di linea, fra i quali un Jumbo Boeing 747 del valore di quindici miliardi di lire, sono fatti saltare in aria con cariche di esplosivo e contempora– neamente con essi saltano le illu– sioni imperialiste di una pace «ono– revole » russo-americana. Questo episodio ·che si colloca in un mo– mento estremamente delicato della storia del popolo arabo, è la prova esemplare della superiorità rivolu– zionaria del proletariato sui bisogni mitici espressi e imposti dall'imma– ginazione capitalista. In questo epi– sodio di lotta antimperialista c'è in– fatti, una lezione che dobbiamo fa– re nostra, italiana, occidentale, e di cui dobbiamo dare atto al fedayin; quella di averci additato un modo rivoluzionario di combattere smitiz– zando simboli ed espressioni arti– ficiali della borghesia con un gesto che è al tempo stesso l'epifania del– lo stato insurrezionale popolare. Essi hanno dimostrato di saper sce– gliere e di voler scegliere l'impera– tivo del «tutto» e del subito», di saper respingere la trappola del va– lore di scambio della realtà borghe– se. Con il sequestro in volo degli aerei, i palestinesi hanno risposto alla pirateria capitalista del privile– gio e della selezione. Il proletariato non va in aereo, lotta invece con– tro l'assurdo della vita quotidiana a cui è legato con la forza e pren– de subito ciò che il capitale mostra come astrattamente disponibile e lo prende per farne un uso rivoluzio– nario. A ciascuno secondo i suoi bi– sogni vuol dire soltanto questo. Per calmo d'ironia, la cultura palestine– se, che sembrava senza avvenire, relegata in ignobili campi di con– centramento, sulla quale hanno per anni sputato imperialisti, sionisti, revisionisti e cretini, ha denunciato ·coraggiosamente /'oscenità di qua– lunque al.tra ulteriore illusione o speranza di promozione e d'inte– grazione, ha preso alla lettera la propaganda dell'economia moder– na e la sujl pubblicità dell'abbon– danza: ha trasformato il consumo in consumazione! Ogni gésto di rivolta contro lo spettacolo delle merci borghesi è direttamente una rivolta contro i rapporti sociali che le amministra– no, contro la miseria della vita, lo sfruttamento del lavoro e contro coloro che hanno fatto di questo una loro proprietà. Ciò che in questa storia più di– spiace agli imperialisti, ai sionisti e agli opportunisti e fa loro rabbia, è ctie i «colpevoli», i fedayin, si sono rifiutati di assoggettarsi all'indegni– tà generale che fra i questuanti del– la pace sociale, questo gesto susci– ta il loro non sentirsi colpevoli e rassegnati, anzi addirittura felici, perchè nei tre roghi sulla pista del– l'aereoporto della Liberazione, essi hanno riaffermato la loro libertà, la loro fantasia, la loro voglia di vive– re. Dopo essere per tanto tempo respinti adesso rifiutano di. fatto tregue e compromessi se non in funzione della loro vittoria; guarda– no ai loro campi profughi, come ad L'ESPLOSIONE DEL BOEING: UNO SPETTACOLO RIVOLUZIONARIO un'indegnità per una colpevolezza mai accettata; con lo stesso spirito rabbioso con cui gli operai guarda– no la catena di montaggio, con cui i carcerati guardano i muri delle loro celle. Devono imparare gli im– perialisti e i loro servi che la rivo– luzione proletaria non è una cosa bella, pulita e indolore come i po– poli del mondo hanno già imparato da tempo che le guerre che porta– no gli imperialisti sono fatte di stra– gi, genoicidi e crudeltà. I Palestine- si, come i Vietnamiti hanno impara– to a fare la guerra di popolo, a pe– scare nel torbido, nel sotterraneo nell'imprevisto. Il Jumbo Jet in fiamme per i fedayin è stato uno spettacolo rivoluzionario. E lo spet– tacolo ultimo che la rivoluzione do– vrà dare ai propri attori è quello della fantasia libera, della libertà dai miti, e dalla gioia di vivere e non già della miseria e della farsa a cui aspirano relegarla gli oppor– tunisti di tutte le risme. HAIR: UNO SPETTACOLO REAZIONARIO HAIR NON Cl PIACE Joseph Papp rappresentava « Hair » per la prima volta all'Off– Broadway Theatre di New York, il 29 ottobre 1967. L'urlo di . protesta dei giovani contro la società del benessere, contro l'aggressivo colonialismo, della politica americana, contro le istituzioni borghesi, aveva trovato nel palcoscenico un nuovo, effica– ce veicolo di comunicazione, capa– ce di colpire lo spettatore sia sul piano artistico che su quello poli– tico, con una violenza pari a quel– la del « ciclostilato"· Certo era impossibile scorgere in quel messaggio una ben delineata RE NUDO/ 13 linea di impostazione politica: la ri– bellione allo zio Sam, alla guerra contro il Vietnam, ai razzisti che vivono sotto la statua della libertà ai colonnelli, non era il frutto d, una analisi politica. Cioò comun• que rispecchiava fedelmente laser sibilità della New Left americam, la quale, caratterizzata da una prq fonda diffidenza verso tutte le ideo logie, presentava una composizio ne sociale non chiaramente defin, bile (intellettuali, gruppo appari~ nenti al movimento per i diritti c vili, giovani elementi radicali). È dunque in una oggettiva pn, messa critica comune a vari grupI sociali ed intellettuali che « Hair ha trovato al suo nascere un s, gnificato artistico e politico. Verso la fine dell'anno, nella Nuo va Sinistra americana si manifest, una nuova fase: molti studenti co minciano a esercitare un'opposi zione attiva dedicando alla lott& tutto il loro tempo, altri, seguendc il movimento per. i diritti civili, s, trasferiscono dal Nord al Sud del paese per aiutare i' negri a iscri– versi nelle liste elettorali. Ha inizio l'attivizzazione politica in tutti gli Stati Uniti. Alla prima indignazione stretta– mente moralistica, al primo super– ficiale rifiuto di costume, la rivolta americana aveva sostituito la vo– lontà di individuare le ragioni rea– li, le vere cause che sorreggono la società « ingiusta». In quel cli– ma, ricco di impegno politico, i giovani americani cominciarono a pro.vare una certa indiffe·renza nei confronti di « Hair ». Il decadente in1mobilismo della sua tematica lo ancorava ad un momento ormai passato. " Hair » SPETTACOLO NEL MONDO Dopo il suo debutto off-Broad– way, Hair è stato broadwayizzato (e sono stati spogliati gli attori), gli è stata aggiunta una mezza dozzina di canzoni nuove e Tam o'Hargan l'ha rimesso in scena. E iniziata cosi la sua fase di espansione in tutto il mondo, non come simbolo dell'impegno rivoluzionario della si– nistra americana, ma, sfruttato dal– l'industria culturale, musicale; e da quella dell'abbigliamento, esclusi– vamente come simbolo del folklore scenico e musicale. Svuotato com– pletamente del suo originario si– gnificativo politico, lo strumento che era stato proprio dei giovani ribelli è diventato strumento della società capitalistica, che non p~r– de mai l'occasione di .dirottare su falsi scopi molte energie protesta– tarie in teoria capaci di sviluppare spinte autenticamente rivoluziona– rie. È dunque in questa luce che « Hair è giunto in Italia. Il suo de– butto ai Sistina di Roma il 3 set– tembre ha dimostrato in pieno il suo fallimento, sia sul piano ideo– logico che su quello artistico. No– nostante ciò, il 15 novembre, al teatro Manzoni di Milano, centinaia di persone si accalcheranno all'in– gresso del teatro con gli occhi lu– cidi e le narici dilatate, pronti a co– gliere e a seleziognare fra i vari odori l'illusorio alito della «dea" libertà. Beati loro e beati anche gli organizzatori che tanto· gentilmen– te ogni sera ci offriranno « un altro giro - un altro regalo"·

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