Enrico Burich - Fiume e l'Italia

- 15 - brano superflue. I colpiti non possono protestare, non possono chiedere il perchè : devono subire la violenza e lasciare la loro città, le loro case, le loro famiglie, i loro amici entro ventiquattro ore. La Giovine Fiume è ormai sciolta da parecchi anni; ma il suo spirito s'è diffuso dovunque, anche tra coloro che nei primi t~mpi non volevano convincersi della necessità di ricorrere ad altre vie di difesa. Ad ogni modo, nessuno più s'illude che il governo ungherese possa ricredersi e tornar a rispettare l'autonomia e a lasciar viva l'anima italiana di Fium~. Il governo ha la forza bruta e può sospendere e paralizzare la vita autonoma della città; può anche fabbricare le liste elettorali come gli pare e piace. Ma il Municipio non è disposto a rinunziare ai suoi diritti e ha dietro di sè il plauso e il braccio di tutti i cittadini. Ora a Fiumt non c'è forse un solo italiano disposto ad un accordo col governo. Lo si è visto chiaramente nelle ~lezioni amministrative del marzo 1914. Basti dire che i seimila ungheresi disponevano di millecento voti; il resto degli abitanti cioè 44.000, di 1200 voti. Eppure dopo essersi così assicurata qu~sta quasi maggioranza fittizia, il governo all'ultima ora ritenne opportuno ritirarsi dalla lotta e lasciar il campo agli itali-ani. Evidentemente lo fece perchè non gli riuscì di trovare tra i cittadini italiani di Fiume chi s'acconciasse a farsi portare sullo scudo governativo e perchè allo stesso governo parve enorme ed inconsulto venir fuori con una lista di candidati puramente ungheresi. E il Comune rimase in mano degli italiani. Ma ciò che non è accaduto ieri costituisce una eterna minaccia. Fiume combattè per la libertà in nome dell'Ungheria, e acquistatala, tentò di collaborare sinceramente ad un miglioramento economico di tutto un paese di cui s'illudeva di far parte: volle essere quasi un pont~ di passaggio tra Italia e Ungheria. Oggi, in premio, tradita e imprigionata si vede imporre colla forza lingua, spirito, costumi, cultura non suoi· P non ha più la possibilità di provvedere nè alla sua vita spirituale nè a quella materiale. In una notte dell'ottobre del 1913 scoppiò a Fiume sotto al Palazzo del governatore una bomba innocua. «Ci s=blioteca Gino 81dnco

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