Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

Muro è mantenuto in vita da un apparato poliziesco che consuma energia per mantenerne l'immobilità. Il paesaggio creato dal Muro risiede nel suo nome, «Muro di Berlino», un nome immediatamente riconoscibile come monumento all'astrazione politica. Il carattere astratto del Muro deriva dalla sua inaccessibilità e dal suo anonimato: isolando il soggetto rispetto a ciò che non è, esso crea l'immagine di uno spazio sacro della politica, al quale soltanto la polizia può accedere: «l'umiliazione, se debitamente assorbita, può essere un'esperienza sacra (...). Non ho mai visto il Muro sconsacrato»11 . Rispetto alle mura antiche che circondano le città, che non spariscono col passare del tempo poiché diventano rovine, oppure vengono integrate in un nuovo tessuto, il Muro di Berlino è fortemente astratto, e svolge la sua funzione divisoria senza avere una consistenza particolare. Esso concettualizza l'idea del limite: (...) divide, separa, isola ma non ha consistenza; sarà smantellato. Difficilmente riuscirà a determinare segni propri sul suolo della città futura (Marastoni, 1994: 17). A causa dell'elevato livello di astrazione che sottolinea la sua qualità linguistica il Muro si pone dunque come monumento sacro, come luogo di un'inscrizione, opponendosi però all'idea quasi religiosa di monumento come luogo per il culto degli eroi nazionali, come tempio nel quale il passato emerge per dimostrare il carattere omogeneo della storia nazionale12 . La sacralità del carattere monumentale del Muro risiede invece, oltre che nelle qualità edipiche alle quali abbiamo accennato più sopra, nel suo essere linguaggio, nel suo potere di nominare: costruito per monumentalizzare l'oblio, esso ci dice il nostro nome di soggetti politici, nominandoci non perché apparteniamo a un mondo, a una nazione o a un gruppo storicamente f ondato, ma in quanto soggetti isolati e ac74

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