Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

parte del mondo»9 • Ricreare la distinzione tra «noi» e «loro» nei termini di una memoria industrializzata, comperando reliquie di un monumento scomparso, significherà allora ricostruire il Muro come simbolo del rapporto conflittuale con il concetto di movimento che l'Est e l'Ovest hanno intrattenuto, a Berlino, dal 1961 al 1989. Tale rapporto si articola inoltre in una dimensione non soltanto culturale ma psichica: il Muro, simbolo della guerra fredda, di una guerra dunque simbolica, è stato per l'Europa un oggetto unico che ha segnato un evento storicamente unico e irripetibile; sublime, trascendente come una costruzione sacra, esso si è proposto per un trentennio come panorama immenso e dunque edipico, grandioso come lo sono «nell'immaginazione infantile, le figure parentali» (Bottiroli, 1989:176). Ad esso si possono ascrivere altre caratteristiche degli oggetti edipici, invulnerabili e fragili al contempo, il cui fascino deriva dalla nostalgia verso un mondo perduto, il mondo smisurato, ovattato e tragico della nostra infanzia, che tali oggetti replicano tentando di comporne illusoriamente i contrasti e di risalire fino a un punto che li precedeva (ibid.). In realtà bisognerebbe allora considerare il Muro come un oggetto pre-edipico: il suo ergersi, la sua qualità fallica, è accompagnato da una qualità uterina che ne fa il ricettacolo di una certa visione politica; se ne potrebbe parlare dunque come di una «formazione di compromesso, proiettata verso l'origine, e nella quale desiderio e divieto sono riconciliati» (ibid.). Il Muro che si erge e protegge sovrasta allora la geografia nel senso che i soggetti vivono accanto ad esso in una totale dipendenza dall'inaccessibilità dell'altro, in una condizione paradossalmente costrittiva e.onnipotente che li colloca sotto il segno di un edipismo monumentale. È ancora una volta a partire da questo carattere monumentale che i racconti di Oates inda72

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