Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

tenenza strutturabile in termini esclusivamente differenziali. In virtù della sua anonimità il Muro definisce allora i soggetti dell'Est e dell'Ovest in qualità di diversi gli uni dagli altri, indicando quale sia il loro posto grazie alla propria fisicità: fisicità di un significante che, ancora una volta grazie alla qualità dell'astrattezza, entra lacanianamente nel significato «in una forma che, non essendo immateriale, pone la questione del suo posto nella realtà» (Lacan 1974:494). Il Muro insomma, grazie alla presenza invisibile dell'altro, definisce il soggetto panoramicamente, come ciò che l'altro non può vedere. Accanto ai racconti sul Muro8 bisognerà allora collocare un aneddoto raccontato da Lacan, che risulta qui particolarmente calzante: un bambino e una bambina, seduti l'uno di fronte all'altro in uno scompartimento ferroviario, al fermarsi del treno si scambiano le seguenti battute: «To', - dice il fratello - siamo a Donne!- Imbecille! - risponde la sorella-non vedi che siamo a Uomini!» (1974:495). Storiella particolarmente illuminante in questa prospettiva di una definizione panoramica del soggetto, poiché ci consente di reinterpretare la questione del rapporto tra soggetto e significante in chiave geopolitica, come distinzione tra Est e Ovest: Uomini e Donne saranno da questo momento per quei bambini due patrie verso cui le loro anime si rivolgeranno con ali divergenti, e sulle quali sarà loro tanto più impossibile venire a patti in quanto, trattandosi in verità della stessa patria, nessuno dei due potrebbe cedere sulla precellenza dell'una senza attentare alla gloria dell'altra (ibid.). Uomini/donne, est/ovest: se parlare di una estetica, o peggio ancora di una psicologia, del Muro, potrà sembrare quantomeno sinistro, bisognerà comunque concedere che distanza e isolamento diventano qui le metafore di una insularità che non possiamo scrollarci di dosso, e che 68

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