Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

percezione-che abbiamo fin qui tentato di delineare. Il che ci riporta, ancora una volta, al Muro di Berlino. Nel racconto «Ich Bin ein Berliner» [d'ora in poi IBB] di Joyce Carol Oates il narratore, camminando per le strade del settore Ovest, riflette: tutti sono turisti qui, in questa parte della città, in questa parte dell'Europa. Siamo occidentali nell'Est. Un'oasi di frizzante Ovest nella tetraggine dell'Est circondato dal filo spinato6 . Ecco dunque che per il soggetto occidentale fa via al riconoscimento di una propria identità si inscrive in un sentimento di estraneità, in una sensazione di non appartenenza particolarmente forte in un luogo dove lo spettacolo della paranoia politica passa attraverso l'effervescenza del vissuto (il «frizzante Ovest»), ponendo ancora una volta in primo piano la velocità di quello spettacolo, e dunque facendo della percezione una metafora del movimento. Una simile concezione risulta particolarmente forte in un contesto come quello del Muro, dove la distanza tra soggetto e oggetto assume una collocazione fortemente politica e al contempo geografica. Gli oggetti del frizzante Ovest definiscono geograficamente la realtà, colta superficialmente in una serie di oggetti assolutamente estranei nella familiarità di cui li dotano i media. Il soggetto non può che confessare, per quanto entusiasticamente, la propria capacità di riconoscervisi: Guardate: la radiosa croce della Mercedes-Benz, che ruota con eleganza sulle nostre teste! Una visione sacra che si irradia oltre il Muro sulle ombre dell'Est7. Il panorama della distanza suggella dunque, grazie all'anonimità di tutto quanto resta invisibile oltre il Muro, l'appartenenza del soggetto al luogo e a se stesso, appar67

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