maledicendo il destino/ si trascinava con il sacco sulle spalle16 . Prima e ultima strofa a chiosa di un testo dedicato al ritorno a casa, dopo l'inevitabile attraversamento delle selvagge steppe a piedi, di un evaso dalla Siberia. Varcato il mitico lago Bajkal (definito in un altro canto slavnoe more, svjascennyj Bajkal [glorioso mare, sacro Bajkal]), confine ideale tra l'oriente della Siberia e la terra russa occidentale, viene a sapere dalla madre che il padre è da tempo «nell'umida terra» (ricorrente cliché che sta a indicare la morte) e che il fratello fa «risuonare le catene» sulla strada della Siberia. Altra reazione o soluzione non troverà che riprendere il cammino e «fondersi» con quelle steppe. La prima strofa ritornerà in chiusura del testo. Debole e insignificante è quasi sempre l'intreccio che riguarda questi protagonisti. Manca l'azione o la reazione all'ingiustizia o al dolore subito. Secondo la natura russa si sopporta e si subisce, sfogandosi nella celebrazione o nella condanna attraverso il canto. Canto che sarà protjaznyj (strascicato) a indicare la sofferenza, ma soprattutto a fondersi con quella natura ampia e a sua volta «strascicata», mesta e infinita. Il vero protagonista è il paesaggio, la natura che meglio di qualsiasi essere umano si presta a fare non solo da sfondo, ma da coprotagonista all'emozione che ha suscitato il canto. La raffigurazione del paesaggio russo nei canti popolari non è mai tale. Per lo meno l'immagine del paesaggio è assente. Se «il paesaggio è spazio e la rappresentazione di un paesaggio è rappresentazione di spazio» (Assunto: 23), allora quello dei canti popolari russi è un esempio perfetto. Si può parlare di un'evocazione, di un ennesimo tratto dell'animo umano che si manifesta attraverso i fenomeni naturali, atmosferici e anche immaginisticamente paesaggistici. Ecco allora una serie di aggettivi e di avverbi che, ritornando e costituendo un vero e proprio leitmotiv lessicale, si sostiSO
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