Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

Napoli di François de Nomé nella quale l'agglomerato urbano, fitto di «tetti giganti», appare circondato da ombre scurissime, flutti neri e inquieti e minacciose vampe di vulcani. Ma dell'ira «del Ciel» questi alti palazzi parrebbero non solo vittime ma causa innanzi tutto, dal momento che furono architetti «le colpe»(«Armide» che dilungano l'uomo da più nobili scopi), quelle che insomma crearono «opre d'incanti» che l'«ozio imbelle» trasformò subito in «Elisii maestosi», in un monumentale cioè mondo di morti. Se tali furono gli architetti, allora la città è piuttosto una «Babelle», e ogni edificio è un atto d'empietà, che il Cielo «abbatte irato(...) tra pochi istanti/ in baratri di polve». La sirena Partenope dovrà allora volgere le proprie «armonie soavi» in «nenie» funebri, così come ne L:Eraclito, sempre a causa della «licenza de' lussi», i «sorrisi de l'Albe» si convertivano in «fiamme ultrici»(vv. 1722: «La licenza de' lussi, I con pompe lusinghiere/ di colpe adulatrici,/ avvelena gli influssi;/ e cangia ne le sfere/ i sorrisi de l'Albe in fiamme ultrici»). Nel congedarsi da questo piccolo ciclo dedicato al terremoto, dunque, Giacomo Lubrano ritorna sulla polemica col lusso in opera nei trenta sonetti iniziali del libro, quella in cui si declinano le «moralità tratte dalla considerazione del verme setaiuolo», e per le quali il lusso s'identifica, non soltanto per la seta, immediatamente in «un vomito filato/ di sozzi vermi» (XXIV 1-2). Ma è un discorso complesso, che pervade in definitiva l'intero libro, e che veniva, ad esempio, di già interamente dispiegato nel sonetto XLVIII (Nella vita non esser nulla di nostro), nella cui seconda quartina vi è in germe l'intero nucleo delle argomentazioni affrontate in questo ciclo(«Spenda tesori il lusso, e ricco sfoggi, I che son poi nel morir atomi neri; / alzi fabriche immense ed al Ciel poggi, / ch'una goccia disfar può sogli interi», vv. 5-8). Le fatue grandezze del fasto rivelano allora il loro inutile «strepito», a 35

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