Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

saette di fulmini, ad assalire le fortezze de' nemici; così la Religione ingenera con le polveri benedette, arma i cristiani ad atterrare le rocche delle concupiscenze più perniciose, più indomite. La cenere è dunque l'antidoto per la presunta ineluttabilità dei desideri carnali, perché li mostra già quali saranno nei tempi lunghi dove ci sarà dato risvegliarci; se ad essa ci affidassimo, saremmo in grado di sedare gli stimoli più continui e fastidiosi (ancora ne Eassedio delle ceneri: «Qua sensuali, qua carnalacci, che vi scusate per impotenti a spuntare gli stimoli della carne. Se vi coprisse una celata di ceneri la fantasia, vi farebbe invulnerabili ad ogni saetta di allettamenti»). E, soprattutto, se in essa vedessimo prontamente convertiti i vizi impietriti nei lussi, forse saremmo in grado di antevedere quanto i nostri «vanti» siano «confini all'abisso». Per i palagi puntellati e incatenati dopo le scosse del terremoto lte, o Lussi, ad alzar tetti giganti; spingete i marmi a lapidar le stelle; v'apran le colpe, Armide in ozio imbelle, Elisii maestosi, opre d'incanti. Abbatte irato il Ciel tra pochi istanti in baratri di polve ogni Babelle; e sboccando Vesuvii il suol rubelle fa confini a l'abisso i vostri vanti. Ah patria mia, qual sei! La tua sirena rivolga in nenie !'armonie soavi con cadenze di duol, fughe di pena. Sì, giusto è ben che gli edifici gravi di più falli che sassi, altri in catena, altri in debito tremar pendan da' travi. L'ultimo sonetto dedicato al terremoto del 1688, il CXXXVII, riarretra nuovamente lo sguardo dell'artista, che abbandona le rovine di singoli complessi monumen33

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