Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

14: «Come se stesso adula il fasto umano I e per diletto amplifica gl'inganni,/ stimando un mondo ogni atomo di vano./ O Ottica fatale a' nostri danni!/ Un istante è la vita; e 'l senso insano/ sogna e travede Eternità negli anni»). In quanto tale, è bene che il fasto a sua volta venga ricondotto alla cenere, così come di fatto avviene nei sonetti CXXIII-CXXXVII, dove i crolli dei grandi monumenti e dei palazzi signorili vengono salutatLcome provvide vendette del tempo. E se nel CXXXIII (Per le colonne davanti al tempio di San Paolo dedicate da' gentili a Castore e Polluce, fatte in pezzi) sarà l'antichità che rapiva «a la Fé plausi eruditi» a pagare il proprio debito, avendo il terremoto «ripulito» piazza San Gaetano (l'agora di Partenope, il Foro di Neapolis) del pronao del tempio d'età tiberiana dedicato ai Dioscuri (che furono i protettori della città greca), e lasciato di quel formidabile complesso (di cui ci resta solo un disegno del 1540 del portoghese Francisco de Hollanda, e la notizia dell'attenzione destata in architetti come Giuliano da Sangallo e Palladio, oltre che forse nello stesso Leon Battista Alberti del Tempio malatestiano) solo poche «dirupate colonne», «audacie già de l'Arte, ora a la gente/ scheletri d'idolatria, marmi codardi»; se, dunque, innanzi tutto sarà la proterva arte classica a sperimentare la vendetta del «suol fremente» (che diede, diciamo così, una mano ai padri teatini nello sgomberare il terreno da simili «anticaglie», facilitando l'erezione monumentale di S. Paolo Maggiore, cui lavoravano sin dal 1538), nei sonetti CXXXIV-CXXXVI toccherà alla stessa monumentalità cristiana della cupola della Chiesa del Gesù, affrescata soltanto una quarantina di anni prima dal parmigiano Giovanni Lanfranco, divenire «un monte vil d'arridi massi». Le argomentazioni con le quali Giacomo Lubrano rie­ . sce a rendere meno lacerante il disastro intervenuto nella chiesa madre sono degne di nota: nel primo sonetto (Per le rovine della cupola nella Chiesa del Gesù; rimasti solo ne' 31

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==