Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

sacri misteri dell'Eterno alle austere reprimende dei vizi quotidiani, ne.i quali è obbligo proprio del magistero calarsi e operare. Ma qui, su questa seconda e più «personale» convenienze/-, converrà fermarsi, perché chiarissimi non appaiono i rapporti fra il predicatore e il poeta, fra, insomma, Gia�o'.mo Lubrano e la sua maschera tarda (le Scintille poetiche escono nel 1690, quando questi ha già superato la settantina, ed è «in somma riputazione salito di grande orator sacro», come ricorda nell'Autobiografia il Vico, che, «giovanetto» sottopose deferentemente alla sua «emenda» una «canzone sopra la rosa»): Paolo Brinacio. Nato a Napoli il 12 settembre del 1619, Giacomo Lubrano era entrato nella Compagnia di Gesù a quindici anni, e appena trentenne aveva principiato la sua carriera di predicatore, cui aveva arriso immediata fortuna (se già nel 1651 stampò l'orazione funebre Geminatus fortunae triumphus; e nel '53 il panegirico Il Tempio della Memoria, per il capitano dell'artiglieria di stanza a Napoli don Diego di Chiroga y Faxardo). Dal 1660 in poi, finita la peste a Napoli (durante la quale trova rifugio a Reggio Calabria), è, come ricorda Claudio Sensi (che nel 1976 ha tentato un'importante biografia del nostro), «stabile alla Casa Professa di Napoli»; invitato a predicare in altre città, compie comunque pochi viaggi (Palermo, Venezia, Modena, poi di nuovo in Sicilia e a Malta). Fra le scarse informazioni che possiamo trarre dalle opere sue e dei suoi contemporanei, due cenni biografici brillano per il loro significato: nel 1678, il cardinale Caracciolo invita a Napoli il predicatore cappuccino Francesco Maria Casini, parrebbe proprio in funzione antilubraniana (il trentenne Casini rappresenta un'oratoria che tende di già a scrollarsi le ampollosità barocche, e che vede nel Marino delle Dicerie sacre il nemico da combattere, non già l'esperienza capitale del secolo); intorno agli anni '80, poi, il Lubrano inferma, attaccato da un «ostinatissimo morbo» che gli toglie d'un tratto lo strumento di lavoro, o, come ebbe a 22

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