Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

ci europei o la luce smorta del classicismo settecentesco, vi sarà chi deciderà di regolare i conti lasciati in sospeso dal Seicento e saldati da taluni dei nostri più grandi autori del XIX secolo: ne verrà fuori un certo scespirismo di taluni apici manzoniani e i debiti formali che il lombardo contrasse con Chiabrera e chiabreriani da un lato, e dall'altro il meticciare di Leopardi predicatori gesuiti e scettici francesi (e poi classici ed Ecclesiaste, come già fecero costoro), oltre che il suo essersi inoltrato non nello «sciolto» razionalista ma nella «selva» della facondia barocca. Allora, chissà, anche Lubrano meriterà più degne attenzioni. L'istesso accaduto nella vigilia di Pentecoste Se in furie di vapor la terra avvampa e suona a l'arme entro le vene impure, ove si pensa men la vita inciampa, e son le fughe a' piè nuove paure. Del Repentino a i colpi in van ci scampa o lido o colle o 'l sen d'ampie pianure; né mai di sicurezza orma si stampa per le vie de' tremoti ambigue, oscure. Napoli contro il Ciel sì addensa i torti che un Dio spirto d'Amor nembo farassi, spargendo in faccia a' vivi arie di morti. Già posson l'agonie d'infranti sassi con bocche di terror renderci accorti Nella successiva forte scossa di terremoto, avvenuta il giorno precedente la Pentecoste, il gesuita dové reperire due straordinarie convenienze: la prima andava nel senso di una lettura «celeste» dell'avvenimento e, dunque, dato quanto prospettava il calendario liturgico a fronte di ciò che era accaduto nell'annuario terrestre, nel senso precipuo di un ammonimento alla città tutta e ai suoi «torti»; la seconda, invece, pareva sollecitare piuttosto il predica-. tore, avvezzo nei giorni di solenne liturgia a coniugare i 21

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