Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

niani, e segnatamente nei vv. 98-110. Innanzi tutto la stoltezza dell'uomo, che, per quanto «nato a PERIR», riempie le proprie opere d'ingegno «di fetido orgoglio», dell'invettiva leopardiana non può non ricordare le domande retoriche che principiano il sonetto («Mortalità che sogni? Ove ti ascondi / se puoi PERIRE a un alito di fato?»); ma soprattutto ai vv. 105 e 107 si possono trovare in posi- . zione privilegiata (vale a dire a fine verso) due parole messe in rima da Lubrano: terra (v. 11) e fiato (v. 7), quest'ultima nel sintagma «fiato/ d'aura maligna», che seppure significherà un'epidemia (e non il «sozzo vapor» vulcanico del terremoto napoletano), si trova comunque in contiguità con il sintagma «sismico» che completa il verso, «un sotterraneo crollo». A parte tali riscontri, la presenza dei sonetti scritti da Lubrano per il terremoto del 1688 ne La ginestra di Leopardi sembrerebbe serpeggiare non solo nei momenti «paesaggistici» (ai quali, fra l'altro, non sarà estraneo il «paesaggismo con rovine» che ancora all'epoca di Leopardi, fra tante vecchie tele, doveva abbellire non poche case della piccola nobiltà) ma anche nello sguardo moralistico, insomma nell'occhialino dell'Ecclesiaste, spinto a scrutare le rovine dei secoli fugaci (va anche ricordato, a tale proposito, che il Lubrano utilizza nel sonetto XVI il sintagma «vil ginestra» per indicare, in una variante poco attestata della «nascita dalla polvere», le miserrime origini del baco da seta). Quanto Leopardi, nell'assurgere con le armi proprie del sarcasmo a tale spalto secentista, si sia fatto coinvolgere dalla ribollente orchestrazione lubraniana, potrebbe provare chi si prendesse la briga di seguitare lungo tutto il testo, ma in specie nelle prime due strofe, la presenza carsica della parola «terremoto», più volte franta e decostruita, addirittura anagrammata, a partire da quel minaccioso «sterminator» con cui s'individua il «formidabil monte», il Vesuvio. Un giorno, forse, piuttosto che inseguire le lucciole dei grandi romanti20

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