Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

L'altro estremo è rappresentato dall'approccio rousseauiano della natura: in un primo tempo esso va compreso ex negativo, come una fuga dalla città, dalla sfera dell'ordine consacrato della società, che porterà poi in un secondo tempo alla scoperta del paesaggio come quadro di un'esperienza altra. La coscienza vigile e profonda del paesaggio è così costantemente legata alla perdita della posizione centrale dell'uomo con la conseguente consapevolezza della relazione tra io e natura, relazione che ha nel paesaggio il suo punto di fusione. Rousseau sperimenta sulla propria pelle la durezza della «civilizzazione» e viene respinto verso la semplicità disordinata di una natura che si presta quale provvisorio rifugio. Nel bel mezzo dell'idillio sull'isola di Saint-Pierre, nel centro segreto della sua estasi paesaggistica, Rousseau, gli occhi socchiusi, non «vedrà» più 'la natura né il paesaggio, bensì soltanto se stesso: Le flux et le reflux de cette eau, son bruit continu, mais renflé par intervalles, frappant sans rel.khe mon oreille et mes yeux, suppléaient aux mouvements intemes que la reverie éteignait en moi, et suffisaient pour me faire sentir avec plaisir mon existence, sans prendre la peine de penser. De temps à autre naissait quelque faible et courte réflexion sur l'instabilité des choses de ce monde, dont la surface des eaux m'offrait l'image (J.-J. Rousseau, Les Reveries d'un Promeneur Solitaire, Paris 1949, p. 49). L'arte, soprattutto nelle sue forme poetiche e pittoriche, non è espressione né semplice strumento dell'esperienza del paesaggio, non illustra una tendenza generale, ma è spesso il luogo stesso nel quale il paesaggio viene esperito. Il paesaggio poetico di conseguenza non è tanto l'apparizione culturale del paesaggio nella poesia, quanto la sua scoperta attraverso gli «occhi» del poeta. Spiegare il paesaggio vuol dire pertanto ripercorrerne la storia. 192

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