Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

mo: quaggiù tutto è apparenza, non vi è nulla da scoprire o da costituire (e quindi neppure il paesaggio) per un io che deve vivere soltanto nell'attesa di un eterno al di là. L'immediatezza nella quale vive l'uomo greco contemporaneo di Platone, il suo essere pienamente nel mondo, il suo non essere ancora soggetto (in opposizione al nonio) ridimensiona però nei fatti il pregiudizio del filosofo; la scultura classica svela un uomo in armonia con la natura, un essere che non ha ancora scoperto la scissione (né la scoprirà sino alla fine del Medioevo). L'invenzione del paesaggio, ovvero l'invenzione di quel che ci è dato di vedere, procede sempre da una perdita, da una negazione: la incontreremo infatti nei momenti di frattura dei grandi sistemi di pensiero, nei periodi di crisi dell'armonia classica, nelle violazioni dell'ordine consolidato della mente. Il periodo immediatamente susseguente all'apogeo della cultura ellenica conoscerà per l'appunto un tentativo di definizione della lingua lirica e pittorica del paesaggio. Nella pittura ellenistica e nella poesia bucolica avremo a che fare per la prima volta con dei paesaggi, ma dopo questo primo «scorcio panoramico» bisognerà attendere almeno fino al XIV secolo, perché, alle soglie del Rinascimento, l'esperienza del paesaggio ridiventi possibile. Anche più tardi, all'epoca delle grandi rivoluzioni scientifiche del XVII e XVIII secolo, l'accesso al paesaggio andrà di pari passo con la perdita delle certezze sulle quali si basava fino ad allora l'uomo: impadronendosi grazie al microscopio dell'infinitamente piccolo e spiando al telescopio !'infinitamente grande, il nuovo sguardo scientifico relativizza la centralità e l'ovvietà della vista umana e rimanda nel contempo alla costituzione della soggettività per quanto inerisce alle idee. L'assoluta precisione dello sguardo umano che ci viene suggerita da Vermeer nel suo famoso quadro della città di Delft non è altro che l'espressione positiva di un «occhio» che prende atto della sua straordinaria capacità d'invenzione. 191

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