Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

ministero l'eroe del Nuovo Mondo, della Seconda Repubblica, il magistrato Antonio Di Pietro. In quelle due puntate, diveniva chiarissima non solo la funzione ipnotica, medicinale della televisione (la sua dimensione mitica) ma anche la riduzione del romanzo alla nuova velocità. Aldo Grasso ne aveva scritto: il montaggio disancorava dalla realtà la storia, che diventava più avvincente e finta della finzione; è stato uno spettacolo di prim'ordine. Ecco, appunto. Si è trattato, né più né meno, che d'uno spettacolo (d'un romanzo). Ma che tipo di spettacolo era? Questa è la domanda cruciale. Credo che il livello di realtà, cioè di finzione percepito da noi spettatori, si situasse ad una specie di quarto grado. Il primo era quello della storia, l'intrigo di oscurità, ignoranza, violenza che aveva portato i protagonisti alle aule del tribunale. Il secondo era il processo stesso: la loro storia, la storia di una donna uccisa a calci e pugni dai suoi amici e amanti, era filtrata attraverso questo nuovo codice, il processo. Il terzo livello, inutile dirlo, era la televisione, un codice linguistico che più ci avvicina alla realtà e più ce ne allontana. Il quarto, infine, era offerto dalla presenza di Di Pietro, così forte da assorbire in se stessa le altre e da rovesciarne e annullarne il significato. Lo si giudicasse con simpatia o con delusione, Di Pietro appariva, in quella storia, come un mito: il mito distruggeva, naturalmente, le nostre residue, già debilitate facoltà critiche. La storia, la storia che più di tante altre pretendeva di essere vera (c'era, dopotutto, sullo sfondo, un morto), era più lontana d'ogni altra storia. Era diventata, appunto, uno spettacolo. Lo spettacolo, inoltre, traduceva una nostalgia, nei termini del nuovo linguaggio (dico nuovo d'una cosa che è all'ordine del giorno da mezzo secolo e che è filtrata capillarmente nelle nostre fibre fino a renderci ad essa intrinseci: come mutanti): la nostalgia del romanzo. Il bisogno di narrazione era appagato, lautamente. Ma il bisogno di romanzo? Il bisogno di romanzo è il bisogn? di tempo, di dram180

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