smaterializzata natura;_ lusingata nel gettarsi, in questa avventura, travalicare il tempo, cui il corpo, benché televisivo, è per sua natura impedito. Al contrario, che il corpo sia reso un corpo televisivo, è ciò che ne accresce le implicazioni di consumabilità, moltiplicandolo in effigie, polverizzandolo nell'etere. Vedendo le mie immagini su un monitor, ho provato sgomento e orrore, più, suppongo, di quanto potrebbe provare un attore brechtiano che si vedesse vivere sulla scena, o solo sulla scena. Come attore (attore è più preciso di attante, per usare un termine di Brandi, perché in televisione non esiste natura, come qualcuno pretende, ma solo naturalismo, una seconda natura), come attore, dicevo, non ero infine che al termine di un percorso abnorme. Scrivendo per i giornali, poco a poco avevo dovuto ridurre le mie pretese di scrivere per me. Da giovani, o virtualmente, non abbiamo altra pretesa che questa. Poi, si impara (o si finge d'imparare: ma io credo che s'impara davvero) che una disciplina è tutt'altro che negativa. Comunicare non è meno importante che esprimere. Il comune sentire non è meno im:.. portante dell'originalità, dell'eccentricità, dell'irreducibilità. Non avevo previsto, tuttavia, che avrei dovuto fare tutto un altro pezzo di strada, dico nel cammino verso ciò che ho chiamato il comune sentire; e non avevo previsto, naturalmente, che in ogni caso, al termine avrei trovato quella clausola: ciò che imparerai nel cammino dovrai non limitarti a consegnarlo, come si consegna un articolo, ma recitarlo: che è tutt'altra cosa. Recitarlo, per quanto saldi si sia nei propri principi, per quanto freddi, didascalici ecc., è sempre un irrimediabile, gravissimo uscire di sé, compromettersi, svenarsi. Eravamo ancora alla semplice «lotta», al semplice « sporcarsi le mani»? In ogni caso, svenarsi (al termine del cammino) e fare un altro pezzo di strada, tutto questo, è precisamente il nostro problema. Se non altro è il problema che io mi 177
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