Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

che la esprime, o ciò che essa esprime, io l'ho chiamato Leviatano. Parlo, in realtà, come individuo, dal punto di vista personale: sia come spettatore, sia come attore. Come spettatore, penso agli ammonimenti di mia madre: non sai quanto la televisione è importante, lo capirai da vecchio. La televisione, dunque, da spettatore la percepisco come unamedicina. Essa mi appare legata alla invalidità, alla vecchiaia, al restringimento degli interessi, all'affievolirsi della vitalità. Ancora una volta, il villaggio globale è in realtà un piccolo mondo: non già un piccolo mondo antico, eppure «antico» al di sotto di tutte le sue pretese di emancipazione dell'uomo, di sua universalizzazione, al di sotto di tutti i suoi strati linguistici, di tutte le sue invenzioni e metamorfiche capacità. La televisione parla, nel mondo, non già un linguaggio universale ma un linguaggio settoriale: il linguaggio di chi vive nell'handicap. Costui ne sarà consolato. Ma è questo il nostro fine? Essere consolati? Ovvero: consolare? D'altra parte, come attore le cose non vanno meglio. Nella mia per ora breve esperienza, sono stato assalito da una quantità d'imbarazzanti problemi. Di là dallo schermo, dal piccolo schermo, c'è il personaggio che supplendo alla qualità (il cinema) con la quantità (l'audience) riesce ancora una volta nell'operazione faustiana, trasformare la creatura in mito, garantirsi un'immortalità, sia pure breve, o ipotetica - nello stesso momento in cui noi, di qua dallo schermo, dobbiamo non dico accontentarci delle briciole ma, peggio, vivere nell'alone di quella leggenda, sommersi dallo scintillio di una gloria che offusca, come sempre, le eventuali facoltà critiche. Di qua dallo schermo, cioè davanti alla telecamera, lo sgomento (è quanto mi è accaduto all'inizio) della mia immagine che se ne andava in giro per il mondo. Quella incredibile quantità dei miei doppi, tutti uguali. Non, cioè, la mia voce, non più la mia scarnificata, spirituale parola: ontologicamente, forse, tratta in inganno dalla sua 176

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