Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

per così dire passivo e riflesso. Poi, di colpo, è accaduto ciò che è per me incredibile: si sono logorati i rapporti con i giornali ai quali collaboravo e, nello stesso tempo, si è aperto uno spiraglio nuovo, per un nuovo lavoro: proprio in televisione, da me finora così drasticamente trascurata, se non intimamente, subliminalmente disprezzata. Come spettatore, restavo (e resto) uno spettatore virtuale; come eventuale facitore di qualcosa che abbia a che fare con essa, le mie poche esperienze, una in particolare, come consulente di Mixer, nell'era Bagnasco, in questa più attiva veste non mi ero saputo vedere. Per 1� verità ne ero fuggito. Quando fu trasmessa la puntata in cui Carmelo Bene e Guido Davico Bonino si insultarono, pensando che in qualche modo ero stato artefice di quel che accadde, che avevo contribuito a preparare la scaletta di quella trasmissione, mi ritirai in buon ordine. Ho sempre detto: se di questo si tratta, di sporcarsi le mani, ebbene, non bisogna mai tirarsi indietro. Ma un conto è pesare le parole, come accade quando si scrive (come può accadere), e un conto è scagliarle in faccia a qualcuno e a tutti gli altri (dico gli spettatori). D'altra parte, gli inviti alla sobrietà e al silenzio mi innervosiscono fino al desiderio di rivendicare una mia più scanzonata natura. Da dove sono venuti, storicamente, gli inviti alla sobrietà e al silenzio? Sono venuti, in arte, dalle avanguardie fredde; nella vita politica, dai lager, cioè dai lager nazisti (sobrietà era una delle parole preferite di Hitler); e nella vita, dagli ipocriti: quando Pietro Citati, recentemente, ha di nuovo predicato quelle ambigue verità, gli è stato fatto notare che nella clausola del suo contratto con «La Repubblica» c'è qualcosa che riguarda un vincolo ad apparire in prima pagina. Penso che sobrietà e silenzio, come ogni virtù, debbano essere dissimulate. A ciascuno di noi spetta, in un secondo momento, scegliere, o trovare, la dissimulazione a sé più confacente, cioè il proprio stile. Beninteso, anche la sobrietà e il silenzio posso174

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