Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

sia, organizzata come un corpo, dotata di una sua fisiologia (il corpo umano è il modello) cerchi «materialmente» di afferrare gli oggetti che rappresenta, usando il principio d'identità (Mandel'stam, Luzi); 3) che, evitata la metafora, la poesia faccia capo direttamente sulla presenza della cosa, chiamata a incarnarsi (il modello è il corpo di Cristo) nel testo (Hopkins, Luzi, Artaud). In tutti e tre i casi si tratta di posizioni estreme, impossibili. Solo un orientamento, nella ricerca di una via d'uscita fuori dalle gabbie letterarie (dal narcisismo sogget0 tivistico, dalle ubriacature social-ideologiche o dalle mode e convenzioni estetiche) che dia alla poesia uno scontro forte col mondo, gli oggetti, l'idioma, gli istituti linguistici, le deformazioni del sentire idiosincratico, le ossessioni. Un orientamento, questo, che - come abbiamo visto - in Luzi è orchestrato principalmente per via di porre e togliere, affermando e negando, acqua, monti e nuvole, attraverso il movimento delle ripetizioni. In lui, la ricerca dell'identità si effettua passando per il suo contrario. Il testo contempla nell'identità dell'oggetto qualcosa di molto simile a ciò che Monet insegue nella cattedrale di Rouen, sempre diversa nella diversa luce. Come l'acqua, che per Luzi è il vero modello dell'identità, della discendenza, del fiume in movimento verso se stesso. L'acqua, che regge i corpi, sottraendoli in parte alla gravità, conduce il testo verso la foce. E lì, infine, nessuna rivelazione, nessun ritrovato contatto col mondo (solo improvvisi occhieggiamenti, sbalzi di tono nell'altezza dell'invocazione, aperture inaspettate sulla tradizione, improvvise accensioni del paesaggio senese) solo un avvolgente approdo, un balzo verso la terra illusoria e inesauribile della tautologia. Lì, infatti, conduce «S'aprì, acqua di roccia», a questa semplice tautologia: Così parla la parola, testimonia questo la testimonianza. (Battesimo 157) 169

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==