Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

minili le bellezze per le quali impazzivano principi e titolati di vario grado. Grande snobismo. Da queste parti, un buon vino bianco viene trasformato in spumante. Miserabile snobismo. Manca un Proust che si precipiti fuori di casa per recarsi al Figaro, dove Gaston Calmette è stato ucciso a revolverate da Henriette Caillaux; manca Henriette Caillaux, manca Ginette Lantelme, ecc. La strada dello snob Swann non s'incrocia con quella dei Guermantes. Quindi non nasce la Recherche. Il vecchio, splendido deserto che traversavo quando ero ragazzo da queste parti, è letteralmente coperto da un paesaggio di ladruncoli e di leccapiedi. Mancano i viandanti (forse li vedo soltanto io), mancano i viaggiatori come James Boswell. Giorni fa ho letto articoli sull'umorismo e la satira qui da noi. Ne ho scritto anch'io, tempo fa, facendomi qualche piccolo nemico. Avevo detto che qui da noi non c'è né umorismo né satira, ma residui e elaborazioni di vecchie barzellette militari. James Boswell, grande snob nevrotico, depresso per esplicita dichiarazione (parla dei suoi risvegli malinconici), può farsi beffe di Rousseau e di Voltaire perché sa di essere uno snob. Ha humour, è uno snob, sa di esserlo e lo dice. I nostri satirici sono degli allegroni da festa paesana: sono, come si dice in Toscana, dei «burlettoni» da veglia accanto al fuoco. (Soltanto dopo la Visita a Rousseau e a Voltaire ho letto la prefazione di Bruno Ponzi: B.F. parla dello snobismo di Boswell.) Dalla radio, 24 agosto 1987. Dice che il figlio di Rudolf Hess sia stato colpito da ictus cerebrale. È semiparalizzato, così dicono. Sento una profonda pietà per lui: e per me, per noi tutti, figli e nipoti delle filosofie della storia e delle Visioni del mondo concepite dalla piccola borghesia 148

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