Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

rebbe. Direbbe: "Ecco un corruttore; uno che viene qui a mungere il toro!"». Boswell è un depresso, lo dice più volte. L'angolo visuale della depressione è fecondo di humour, ma costa caro. Tuttavia, dice Boswell, ho parlato della mia ipocondria con orgoglio. La tetraggine, l'ipocondria, l'umor nero, la depressione sono «malattie», o doti, che Boswell non nasconde. Se non le possedesse, crederebbe in qualcuno o in qualche cosa, e non potrebbe burlarsi della grandiosità e dei Grandi che la esprimono. Per credere in sé deve usare i superlativi, alzare la voce, lodarsi. Le lettere a Voltaire e a Rousseau sono dei capolavori dettati dall'ironia e dalla nevrastenia. La mattina di Natale del 1764, un giovane di nome James Boswell misurava a grandi passi la stanza d'albergo nella quale aveva preso alloggio da ventiquattr'ore. Rotondo, rubizzo, né alto né basso, rivelava nel portamento un carattere deciso, che contrastava con lo sguardo, che era astuto ma, nello stesso·tempo, remissivo, esitante e, nel profondo, melanconico. Aveva gettato lo sguardo oltre i vetri della finestra. La città, che si disponeva a santificare quella giornata, era avvolta nell'aria lattiginosa che preannuncia la neve, ecc. Fenomeni. «Qui sto senza paesaggio», «soltanto suppellettili, una campagna/ fatta ad artificio». Nuovo rifiuto della retorica, e della letteratura di paesaggio. Il racconto cominciato poco fa non potrebbe continuare per un inciampo nella letteratura di paesaggio. La nuova notizia è che Hess si sia ucciso impiccandosi con un filo per la corrente elettrica. Tutti si affannano intorno al perché, a come possa un vecchio nazista di anni novantatré meditare e attuare il suicidio. Il discorso sulle 146 r

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