Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

L'ironia di Boswell, Rousseau non la sospetta neppure. Solamente con l'ironia si può farsi beffe dei grandi: dei Grandi. Tutte le altre armi sono cortigiane. L'ironia inscena uno spettacolo di corte che il potere, per sua natura, non capisce. L'uomo di potere non può essere ironico. Se lo fosse, capirebbe quanta comicità vi sia nei progetti di salvezza che il Grande concepisce e persegue. Boswell coglie in Rousseau la comicità involontaria che è in lui e, per es., nella risposta sul modo di espiare il male facendo il bene. L'ironia di Kafka: voler guarire il mondo è una grave malattia. Ai nostri giorni, la comicità di una risposta come: -Bisogna avere un qualche grande scopo-, si è tramutata nella ferocia dello sterminio. Per grandi scopi sono stati sterminati i «nemici» del bene e della salvezza: gli ebrei, gli zingari, i kulaki, i cinesi che non obbedivano a Mao, i cittadini di Phnom Penh. I soteriomani a cui fa cenno Guido Ceronetti nel libretto / pensieri del Tè, i maniaci della salvezza universale, hanno conosciuto i loro giorni di gloria nel nostro secolo. Il golpismo. Ho cercato, in Gioco di corte, di rivisitare questo luogo comune del nostro tempo. La necessità spingeva le grandi masse europee a cambiare il loro stato, la loro condizione, ma i golpisti piccolo-borghesi si sono impadroniti dei loro movimenti. Hannah Arendt ha ragione quando dice che sulla necessità non può fondarsi niente di buono. Cito ancora (Visita a Rousseau e a Voltaire di James Boswell, a cura di Bruno Ponzi, Adelphi): - Gli ho riferito il bon mot di Mr. Johnson a proposito degli innovatori: che per loro la verità è una vacca che non dà più latte, e così si mettono a mungere il toro. (Rousseau) ha detto: «Mi deteste145

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