Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

l'altro, due lettini. Ha detto proprio due lettini. Nei caffè e nei ristoranti della zona sono in declino le fotografie dei banditi ammazzati e legati al tronco di un albero dai carabinieri, in piedi e con gli occhi aperti come se fossero vivi. Ora ci sono le stampe a colori delle tombe a camera, opere originali di una Canon. L'opera d'arte è la Canon, oggi, non l'oggetto fissato dall'obiettivo. Quel contadino col trattore a modo suo ha capito che non c'è più niente che non abbia perduto l'aura. Come aspettare senza pena il sonno. Magrelli compone un corpo morto in un lenzuolo, «la rassegnata effige del dormiente». Ho avuto paura di questi versi come della casa vuota, della casa-fortezza. E la paura suggerisce altre immagini, per esempio la trama di gesti, di atti, di pensieri che si addensa tra sonno e veglia. Lì, in quel continente, in quella zona di confine sempre aperta sul buio c'è un nuovo modo di pensare e di raccontare. Meglio di tutti ne ha parlato Franco Rella in Metamorfosi. Orlando Di Lasso e la riproducibilità tecnica della voce. Ai suoi tempi questa riproducibilità non era possibile. Perciò scrisse Eeco. Udito sere fa dai Madrigalisti, ben presentato da una ragazza che ha fatto intendere all'uditorio della chiesa che nessuno, ai tempi di Orlando Di Lasso, poteva udire la propria voce: soltanto l'eco poteva rimandarla. La voce doveva rimbalzare e tornare indietro, fino all'orecchio del cantore. Così, cantando contro un muro, i cantori della Cappella Sistina si riascoltavano. Oggi il mezzo tecnico riproduce la voce umana: e poi la voce umana riproduce, imita quella del mezzo di riproduzione. È uno dei più clamorosi casi di sofisticazione. Il restauro del sonno. Come sia impossibile. 142

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==