Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

più nessuno che ascolti, nessuno che raccolga le voci dei bambini, il rumore della strada a cento metri da qui. Ho pensato a Ewald Tragy perché, come lui, anche io cerco una scrivania, ma per dire quello che, cercando, non trovo. Quella grande casa-fortezza mi fa paura. Non è come le fondamenta dell'abitato/tomba dalle quali mi ha scacciato il cane da guardia. L'indifferenza non è abitudine o distrazione: è difesa dalla paura. Il flaneur non vuol vedere perché ha paura: delle metropoli, ma anche di queste case vuote tra le prime colline dell'interno, Orbetello e il mare. Dicono: - Ci ballano i topi. - Ma vogliono dire: - Ci sono i fantasmi. Così oggi un tale ha capito che la sola cosa da fare, con il passato, è distruggerlo. Anche i resti, le vestigia. La cronaca dice èhe un giovane contadino, guidando il suo trattore attraverso i campi, ha devastato quanto restava di una villa romana del primo secolo. Data: 11 agosto 1987. Il giovane si è messo al lavoro per trasformare un appezzamento di terra (frutteto, non più vigna e oliveto o campo seminato a grano): a un tratto la terra ha restituito vasellame e mosaici. Il trattorista non si è fermato e ha travolto quei resti. Qualcuno poi ha chiamato i carabinieri. Non so come sia finita la storia. Credo che, in fondo, la paura del passato la vinca anche sull'interesse. I soldi, la proprietà, la volontà di tacere: qui, a fior di terra, c'è un altro mondo, una stratificazione di civiltà; bisogna stare attenti a dove si posano i piedi. Meglio allora travolgere quel che affiora, e nessuno saprà mai che quel frutteto è sorto su una villa romana del primo secolo. Nessuno mai riconoscerà le piste. Di qui non passano i nomadi incontrati da Italo Calvino in Iran, quei nomadi capaci, essi soli, di riconoscere piste nascoste. Né questa gente, propensa più al racconto, all'invenzione che alla ricerca del passato reale, conserva la forma ideale di 140

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