Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

che conosco io naviga nella memoria. È immagine inconsistente. Eppure cerco. Magrelli tenta di entrare negli interstizi aperti dalle venature dei corpi umani, minerali ecc. «Sentirsi male ecc.» è una venatura che apre una scissura tra il bene e il male. Sentirsi: entrare in noi, aprire, slabbrare ferite. Ma è vero che «il dolore impedisce/ l'ascolto di se stessi». Chi ascolta le voci dei ragazzi che giocano nei giardini delle case nuove, chi ascolta le loro voci nella casa abbandonata? Tra le case nuove, qua e là già scrostate, ho intravisto una grande costruzione disabitata. Qui è pieno di ruderi, di sovrapposizioni. Il colle di pochi metri che la ruspa ha rispettato inalbera un olivo senza età, grande cespuglio argenteo. La struttura della casa vuota rimanda alle costruzioni spagnole di queste parti. Ha un barbacane, una specie di zoccolo, che raggiunge le finestre vuote del primo piano. La stranezza è in due corpi avanzati di qua e di là all'ampia porta beante dell'ingresso: sono due torri di mattoni con feritoie appaiate, bocche per armi da fuoco rivolte al lago e, più oltre, al mare. I possibili abitatori: in un primo tempo, soldataglia spagnola; guardie crudeli, guardiani ubriachi; in un secondo tempo, dopo gli spagnoli, una o due famiglie di contadini. Cerco le piccole cose, ma non ne vedo. Eppure dovevano essercene, come nella casa di Magrelli: i secchi per l'acqua, le ciotole per bere, i piatti di stagno o di terracotta, le culle per i neonati, gli armadi di legno massiccio, le madie, i tavoli, le sedie, le forchette, i coltelli, tutti gli oggetti che fanno una casa. Non c'è più niente. L'arma della metamorfosi è la distruzione. Non c'è più niente, le finestre sono vuote, e il mondo di fuori non entra nelle stanze disabitate. Non c'è 139

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==