Il piccolo Hans - anno XXI - n. 83/84 - aut./inv. 1994

mazione conoscitiva, emozionale e relazionale, a un cambiamento della persona (o maschera) prevalente nella singolarità, a un mutamento del destino personale. 1.1.4. Il carattere cronodetico dell'antropologia trasformazionale è sottolineato poiché nessuna interferenza catastrofale di sotto-insiemi di eventi umani può essere compresa o utilmente descritta senza una considerazione ininterrotta del legame dei sotto-insiemi originari, dell'accadimento catastrofale e dei risultati antropici agli orizzonti continuamente subentranti del loro tempo. 1.1.5. Molteplicità di strumenti antropologici di osservazione e molteplicità di osservati antropici (mutevoli entrambi storicamente e topologicamente, cioè sincronicamente e diacronicamente): questo è il quadro operazionale che direttamente deriva dalla consapevolezza fenomenologica della complessità. 1.2. L'antropologia trasformazionale è un filone diacronico di ricerca empirica che s'inscrive nello sfondo teoretico e meta-teoretico di filosofie diadromiche, rimedi opinabili e fugaci, argumenta ad hominem a cui ricorrere per mettere in discussione i presupposti filosofici reistici o spiritualistici delle correnti teorie psicologiche e psicodinamiche. 1.2.1. �Laògoµoç è ciò che corre di qua e di là; òtaògoµ'Y] è il correre a traverso, il correre di qua e di là, l'andare e venire. Le filosofie diadromiche sono tentativi linguistici multipli di esplicitazione dei vortici compresenziali d'epoca, implicite nelle Weltanschauungen sottostanti alle antropologie e alle scienze umane correnti: sono dunque frammenti impliciti di sfondo inevitabili delle scienze umane applicate, aspetti che vengono in genere solo fugacemente esplicitati4 • 1.2.2. All'idealismo, al materialismo storico, all'empirismo logico, alla fenomenologia, all'epistemologia falsificazionistica e a tutto ciò che ne è seguito le filosofie diadromiche oppongono, quando ciò avviene, la radicale 101

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