Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

più ambizioso di toccare e riattivare i punti nevralgici, la rete neuronica della comunicazione poetica. Il sonetto è una rielaborazione-traduzione- e in tal senso si pone anche sul versante critico- di due frammenti poetici di H.W. Longfellow e Th. Gray8. Dietro di essi si può cogliere in filigrana l'evocazione di un altro poeta di lingua inglese, quell'Edgar Allan Poe qui sottaciuto ma presente, che assurge infatti ad interlocutore e mediatore privilegiato dell'intera attività poetico-speculativa di Baudelaire. Il collegamento con la lingua inglese è in realtà su Edgar Poe che si sperimenta, attraverso un'opera di traduzione come critica e critica come traduzione che serve a fecondare di nuovi accenti stranieri la propria lingua poetica. Il «guignon» rinvia a quell'immagine del poeta misconosciuto che apre il famoso saggio su Edgar Allan Poe, sa vie et ses ouvrages (1852) in cui Baudelaire, in una sorta di proiezione speculare, en abfme, sembra tracciare anche il suo destino di poeta. E l'Artiste inconnu era il primo titolo previsto del Guignon. Si cominciano a intravvedere le complesse ramificazioni che si intrecciano intorno a questo celebre sonetto apparentemente costruito su una serie di citazioni, scaturite dalle sottili connessioni operate dal poeta traduttore e critico. Confrontandosi con poeti di un'altra area linguistica (Poe coperto da H.W. Longfellow e da Th. Gray) che gli consentono di mediare il rapporto con la lingua materna, in una situazione più protetta, sfalsata, Baudelaire approfondisce e esorcizza al contempo il suo «guignon», ·1a sua disdetta, quel contro-desiderio mortifero con cui è costretta a scontrarsi la sua necessità di dire. In un processo di sdoppiamento può proiettare sull'altro che gli fa da schermo, dissipando così i rischi dell'impotenza, il suo destino di poeta condannato a una comunicazione perturbata: 50

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