Ci sembra di poter cogliere, in due enunciati identici nella sostanza-le due negazioni affermano-la differenza tra una proposizione che sorge da una costruzione di pensiero, destinata in seguito alla rimozione, ed una proposizione che salta invece la costruzione teorica e consegna direttamente alla rimozione la rappresentazione di un'assenza sgradita. Gli effetti, per il soggetto, appaiono molto diversi: se i sogni del nevrotico sono popolati dai serpenti di Medusa, «l'occhiata al naso» è agita dal feticista quale condizione del suo godimento. Ai temi sollevati dalla poesia di Stevens, e dal feticismo, può accostarsi il soggetto del film di Sautet Un cuore d'inverno. L'associazione semantica di «una mente d'inverno» con «un cuore d'inverno» denota una sottile affinità tematica che si manifesta anzitutto nell'assenza di sofferenza e di emozione, tanto più perturbante quanto più «vera», che caratterizza il protagonista del film, gradualmente immerso in una situazione di lento crescendo. «Il feticcio - scrive Freud nel 1927 - mentre certamente è riconosciuto da coloro che ne dipendono come un che di anomalo, solo in rari casi è vissuto come un fattore di sofferenza». L'unica donna che Stephane, liutaio di mestiere e costruttore per hobby di bellissimi automathes musicali, potrebbe forse amare, è la violoncellista Camille - nome di vergine e di amazzone-che lo incanta con la sua bellezza ma soprattutto con la magia del suo violino. Non basterà tuttavia l'umanissimo ardore di Camille, che si illude sul potere dell'amore, a sciogliere il suo uomo di neve. La scena in cui la donna viene definitivamente respinta si svolge, al culmine della tensione, in un caffè affollato, nel momento in cui, fuori di sé-labbra rosse e capelli sfatti - gli si offre, per così dire, «nuda», come l'immagine stessa della sensualità femminile più appassionata. A burrasca conclusa, ed alla fine del film, veniamo a sapere dal quieto accento di Stephane che rivedrà con piacere Camille al suo prossimo concerto. Viene ristabilita in 195
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