Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

quel che Madame de Sévigné diceva di Nicole e dei giansenisti, capaci di «immergere una lanterna nell'oscurità del cuore umano». Da quella stessa, sbigottita luce sarebbe nata la grande narrativa otto-novecentesca. Molti di questi temi tornano in un breve, memorabile saggio sulle Liaisons dangereuses, proteso verso una lettura per così dire «balistica» del più maledetto tra gli epistolari. Se la persuasione è una forma di assedio, spiega Macchia, è logico che il culmine di quest'arte macchinosa e millimetrica fosse raggiunto da un ufficiale di artiglieria. Recuperando la tradizione dei predicatori seicenteschi, conferendo al racconto il rigore di un teorema psicologico e geometrico, Choderlos de Laclos realizzò nel 1782 un magistrale congegno bellico, una bomba a orologeria, un minuzioso grafico. Qui, ogni missiva sembra essere un proiettile, la cui parabola ha per bersaglio l'etica del nemico. Smantellare la fortezza delle sue convinzioni morali, ecco lo scopo della coppia infernale. Riprendendo l'intuizione di André Malraux, la Merteuil appare dunque l'erede non solo di Machiavelli o di Gracian, sommi teorici della dissimulazione, ma anche di Sant'Ignazio di Loyola e dei suoi vertiginosi esercizi spirituali. Sacro e profano si rivelano allora come due facce della stessa medaglia. Di questo e d'altro ha scritto Giovanni Macchia nel corso di una vita di ricerche, svolgendo conmano leggera i fili più intricati della politica e della letteratura, della pittura e della drammaturgia. Con mano lieve, ma su un fondale buio, poiché, giusto come osservava Mazzarino, ogni rapporto umano pare un viaggio, dove, spalancate le porte dell'anima, «tosto sbucano le fiere dai covili del cuore». Valerio Magrelli 189

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