Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

NOTE 1 I.:analogia tra la candida rosa dell'Empireo dantesco e le finestre a rosa delle cattedrali gotiche, già proposta da Ozanam e contraddetta dal Savi-Lopez, fu ripresa in esame da Filippo Ermini in un dotto studio apparso nel Giornale Dantesco (XXV) e ripubblicato nel volume postumo Medio Evo latino (Modena, Società Tipografica Modenese, 1938, pp. 327-332). Ma l'Ermini, che si fermò a lungo sul simbolismo della rosa nella letteratura del Medio Evo e sui rapporti tra la struttura della candida rosa e quella dei rosoni gotici, accennò appena all'analogia che in queste pagine si vuol suggerire: quella delle figurazioni nei rosoni gotici e nella Commedia. 2 Si veda ora l'ampio studio di A. Levavasseur, Les pierres précieuses dans la «Divine Comédie», nella «Revue des études italiennes», gennaio-giugno 1957. 3 Non avendo a disposizione il testo originale nell'edizione dei Benedettini di Solesmes, cito la traduzione cinquecentesca di Antonio Ballardini (Libro della Spiritual Gratia delle rivelationi e visioni della B. Mettilde vergine, ecc., Venezia, appresso Nicolò Misserini, 1606, p. 69): «Nella notte al mattutino, vidde il Re della gloria sedente in trono, di cristallina purità, il quale era convenientissimamente ornato di cornellini rossi, dalla cui destra la Regina del Cielo sedeva sopra un seggio simile al Saffiro, molto ornato di bianchissime perle. Per il Trono cristallino di Dio intese esser significato l'inestimabil purità della Divinità. Per le cornelline rosse, la sanguinosa passione della sua Humanità. Per il Saffiro ancora si significava il cuore celeste della madre di Dio, e per le bianche perle, la sua verginal purità... ». Edizioni della stessa traduzione, anteriori e posteriori a questa di cui mi valgo, stanno ad attestare, con la popolarità di santa Matilde, la diffusione del movimento mistico in Italia nel Cinque e Seicento. Se qualcuno, come ha fatto il Bremond per la Francia, ne delineasse la storia letteraria! 4 Boito, A., Tutti gli scritti, a cura di Piero Nardi, Milano, Mondadori, 1942, p. 1320. 165

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