Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

e mane e sera, tutto mi ristrinse l'animo ad avvisar lo maggior foco. E come ambo le luci mi dipinse il quale e il quanto de la viva stella che là su vince, come qua giù vinse, per entro il cielo scese una facella, formata in cerchio a guisa di corona, e cinsela e girossi intorno ad ella. Qualunque melodìa più dolce sona qua giù, e più a sé l'anima tira, parrebbe nube che squarciata tona, comparata al sonar di quella lira onde si coronava il bel zaffiro del quale il ciel più chiaro s'inzaffira. Bel zaffiro! inzaffira! I nostri antichi poeti, specie gli stilnovisti, sono affascinati dalle pietre preziose, come ancora ieri, ma con tutt'altro spirito, i decadenti. Canta il Guinizelli della sua donna: Verde rivera a lei rassembro e l'are, tutti color e fior, giallo e vermiglio, oro ed argento e ricche gioi' preclare medesmo Amor per lei raffina miglio. E il Cavalcanti, di monna Vanna: Aria serena quand'appar l'albore e bianca neve scender senza venti, rivera d'acqua e prato ·d'ogni fiore, oro, argento, azzurro 'n ornamenti ... Ed è forse ozioso ricordare il lapidario in nona rima, desunto da quello in esametri latini dell'angioino Marbodo, in cui l'autore dell'Intelligenza, chiunque egli sia, dice le virtù delle pietre che adornano il diadema di Madonna. 154

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