Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

una lettera Caro Sergio, cari amici di Il Piccolo Hans, sento il desiderio di dirti, di dirvi il dolore, che provo, nell'apprendere della morte di Mario. Proprio un anno fa, trovandomi a Milano, passai a salutarlo. Gli portai delle piccole rose gialle, che gli piacquero. Le mise subito in un vaso, ma non tolse la carta di cellophane, che le avvolgeva: una piccola incongruenza, che mi saltò agli occhi e che mi piacque. Parlammo poi di Croce, andò a prendere nello studio i volumi recenti Adelphi con gli scritti di Croce e questi sì, li tolse subito dalla custodia. Parlammo poi del piccolo giardino interno al palazzo di questa sua casa e di un mio lavoro su Croce (Padre Mio Benedetto), che gli avevo portato in lettura, ma non saprò mai se l'ha letto, perché ancora a fine gennaio scorso mi diceva che si riprometteva di leggerlo e che me ne avrebbe detto qualcosa. Parlammo pure di un mio recente viaggio a Mosca, gli dissi che m'ero lasciata condurre in quel viaggio passo passo dal ridirmi nella mente le poesie di Marina Cvetaeva come l'unica guida possibile. Lui disse che una volta aveva fatto un viaggio simile, ma lasciandosi condurre passo passo dalla musica (non ricordo di quale musicista). Convenimmo che la poesia e la musica sono gli unici Ciceroni possibili e attendibili. Perché non mi sono appuntata il nome di quel musicista? Perché non gli ho telefonato più 13

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