Il piccolo Hans - anno XXI - n. 82 - estate 1994

serta fuorché di piccole commesse di negozio e di guardie». Vorrei aggiungere-e non mi giustificherò con un incongruously -che mi ronzan negli orecchi certi famosi versi della Toccata Galuppi's: As for Venice and its people, merely born to bloom and drop... Così per la società cosmopolita di Firenze; così per Lilian, Sheila, Gioia: Dear dead women, with such hair, too-what's become of all the gold... Forse l'aria di via Tornabuoni è impregnata di esse e di tutte le loro sorelle. Ecco perché, letto il romanzo, la cosa che veramente resta impressa nella memoria è una stagione, una strada. Ma qui Joan Haslip potrebbe trionfalmente obiettarmi che Lilian, Sheila, Gioia, son nostre contemporanee, e che il mio richiamo ai versi del Browning è sentimentalismo a buon mercato. Per me, il suo romanzo ha già un color di tempo, una patina. È il romanzo d'oggi che tra vent'anni sfoglieremo con divertita nostalgia, come oggi sfogliamo quelle pagine del Forse che sì, o quelle di Névrose del gramo Émile Morel. Mi domando se, al passo a cui s'è incamminato oggi il mondo, una pagina come la seguente non rappresenterà fra vent'anni una curiosità del costume: «Gli argentieri sedevano fuori delle porte delle loro botteghe a martellare le loro croci pseudosecentesche e i loro anelli portaveleno cinquecenteschi e i braccialetti quattrocenteschi adorni di lapislazzuli e di crisoprassi e d'acquamarine; tutti pei forestieri. Nel Dayton, nell'Ohio, nel Milwaukee e nel Wisconsin la gente s'infilava alle dita gli anelli portaveleno e diceva che erano precise repliche di quelli appartenuti ai Medici e ai Borgia. A Stoccarda e a Francoforte s'appuntavano le spille smaltate sulle camicette: «Fabelhaft! tale e quale un Benvenuto Cellini! » E in Kensington e nel Surrey i braccialetti coi lapislazzuli e 121

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