Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

«coloro che escono, entrano, camminano e vanno» dalle «porte», tazuq nokar, «porta di casa, porta del villaggio», un araldo, portavoce del capo, talvolta un capo di guerra. Le funzioni legate alle pratiche agricole sono svolte da plebei. I capi di sesso femminile non sono tutti eguali e alcuni conferiscono al loro villaggio una posizione più importante di altri. È il pezzo attribuito ai partecipanti al pagu pilaq che determina il posto di ciascuno. Si potrebbe dunque pensare che esista un codice ben chiaro di relazione fra un certo osso e una certa funzione, ma, curiosamente, non mi si è mai presentato in modo esplicito, senza dubbio perché questo codice dipende da circostanze che non sono mai esattamente le stesse, e c'è sempre una parte di interpretazione che fa sì che nei rapporti gerarchici si inseriscano modifiche che si evolvono nel corso del tempo. Prima di affrontare i grandi pagu pilaq mitico-storici e allo scopo di comprenderli meglio, esaminiamo le diverse circostanze nel corso delle quali hanno luogo le spartizioni di animali. Infatti, ogni volta che si abbatte una bestia, anche semplicemente per nutrirsi, cosa che capita ogni tanto con le vacche balinesi, bisogna mandare al capo femmina il pezzo che le spetta: una coscia, per esempio, a Dirun dove mi trovavo io. Innanzitutto, il tipo d'animale sacrificato in un rituale ha un valore simbolico. Il maiale è considerato un animale collegato al freddo e alla fecondità, il suo sangue è utilizzato nei rituali della fertilità, è anche un bene femminile che coloro i quali danno le donne offrono a chi le prende; è sempre bollito. Al maiale si oppone nei rituali da un lato la capra, considerata un animale caldo perché è armata di corna, può vivere in un ambiente secco e caldo, e viene utilizzata nei riti collegati alla guerra e ai maschi morti; la sua carne è allora arrostita. Dall'altro lato, negli scambi cerimoniali, al maiale si contrappone il bufalo, ri99

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==