Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

di un luogo di culto. Queste abitazioni sono raggruppate in villaggi a ciascuno dei quali corrisponde un determinato territorio. Le casate non hanno tutte lo stesso status, che dipende dal possesso di titoli legati a oggetti sacri, generalmente dischi d'oro o d'argento con un nome, acquisiti in circostanze precise. Si presume che alcuni siano stati portati dal cielo da antenati maschi dei principali lignaggi, ma poi siano stati trasmessi dalle donne tramite i matrilignaggi che restano differenziati all'interno di ogni casata. Altri sono stati conferiti dal sovrano del regno di Wehali sulla costa meridionale, altri ancora sono stati sottratti con l'astuzia a coloro che li detenevano. La storia di questi oggetti è riferita nei racconti mitici destinati sia a perpetuare il ricordo della creazione delle casate e delle loro alleanze matrimoniali, sia a raccontare attraverso quale itinerario gli antenati dei Bunaq sono giunti a Lamaknen, dove essi non si considerano affatto autoctoni. Sembra che non ci siano regole assolute per determina-. re il valore degli oggetti sacri e lo status che conferiscono. Hanno essi realmente un valore in se stessi o il potere loro attribuito è il risultato di una lotta? Certe gare di patrimonio riferite nei racconti mitici assomigliano piuttosto a partite di poker in cui ognuno cerca di ingannare l'altro. Da qui l'importanza di queste famose spartizioni, i pagu pilaq, che fissano, almeno per un periodo di tempo, lo stato delle cose. I titoli corrispondono a una funzione all'interno di ogni villaggio e stabiliscono subito una differenza fra i nobili, detti sisaltul, «pezzo d'osso», cioè che hanno diritto a un osso nelle spartizioni, e i plebei che non ne hanno diritto. Al sommo della gerarchia troviamo un capo femminile e uno maschile3 ; segue un certo numero di titoli che possono variare da un villaggio all'altro e generalmente indicano aiuti che eseguono gli ordini, sai tama meme o mal, 98

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