Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

Evidentemente, passando da un informatore all'altro e da un villaggio all'altro, le versioni cambiano, o più esattamente è un pagu pilaq piuttosto che un altro che viene invocato, perché, si presume, ne risulti privilegiato colui che parla. La difficoltà maggiore, quando si interpretano queste spartizioni, è che il codice simbolico su cui si fondano appare mutato nel tempo e nello spazio e da una stirpe al1'altra, senza dubbio in funzione di tradizioni diverse legate alla storia dei loro spostamenti, che sono menzionati nei testi genealogici mitici detti Bei Gua «itinerari degli antenati» (v. Berthe 1972). Le popolazioni che parlano il bunaq, lingua non austronesiana, contrariamente alle lingue parlate dai loro vicini, si aggirano sulle 50.000 persone, di cui due terzi sono a Timor, nella parte orientale dell'isola occupata dai portoghesi fino al 1975. Esse sono installate per una quindicina di miglia a lato della frontiera fissata nel 1916 col trattato di La Haye fra Portoghesi e Olandesi, su un territorio, indonesiano dal 1946, chiamato Lamaknen. È sui Bunaq di questo Kecamatan Lamaknen2 che forniremo la maggioranza dei dati; ma ci saranno anche osservazioni raccolte dall'altro lato della frontiera nel territorio di Mutul, allora sotto giurisdizione portoghese. Le informazioni sono state raccolte da me fra il 1966 e il 1973 e da Louis Berthe fra il 1955 e il 1966. Io non sono più tornata a Lamaknen, ma, viste le trasformazioni socio-economiche che ho potuto constatare altrove a Timor, ci sono forti probabilità che le condizioni in cui hanno avuto luogo le spartizioni rituali che accompagnano le cerimonie abbiano subito un'evoluzione, per cui il presente qui usato deve essere considerato un presente narrativo. I Bunaq sono agricoltori del "Taglia e brucia", il cui nutrimento di base è il mais, come per la maggioranza delle popolazioni di Timor. Tuttavia il riso, coltivato in risaie asciutte, ma anche, quando lo permette il terreno, inon96

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