Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

può inferire ben altro. Prima di tutto si può capire come numerose storie d'ermafroditismo altro non sono che fenomeni di lesbismo nascosto, d'omosessualità femminile travestita. Le protagoniste di queste vicende sono riuscite ad avere un rapporto con altre donne eterosessuali solo esibendo un clitoride come verga; sono riuscite a praticare facilmente la loro sessualità perversa simulando l' esistenza d'un pene. Alcune donne - continua Paolo Zacchia- s'accoppiano insieme e una getta il suo seme nel ventre dell'altra (tritum quoque est feminas nonnullas seipsas invicem inire et semen in alias eiaculari). Ma, attenzione, non dobbiamo credere che lo facciano attraverso le ghiandole di secrezione degli umori vaginali, vale a dire aprendo i vasi seminali concessi al loro sesso (per consuetas sibi vias, nempe per vasa seminaria suo sexui concessa). Lo fannocome dice una pratica medica araba- perché il loro clitoride può effettivamente crescere fino a tanto ch'esse, come se fossero veri uomini, sono in grado di gettare il proprio seme nella vagina delle altre donne che visitano46 . Ma che cosa accade a una donna se il seme d'un'altra donna con la quale s'accoppia raggiunge l'apparato di riproduzione (quid autem fieret mulieri quae alterius mulieris semen eo modo emitentis conciperet)? Dirà uno dei nostri interlocutori che questa donna non può concepire dal momento che il seme della sua compagna non ha il potere di raggiungere il luogo in cui svilupparsi (ad fundum succubae mulieris incubae semen pervenire non potest). È noto a tutti - ribadirà con sicurezza- che il percorso dell'umore muliebre è inverso a quello virile. Questo significa che le femmine non eiaculano il liquido fuori dalla vagina, ma lo inoculano - per attrazione- nel loro proprio utero (mulieres semen emittunt ad intra uterum, non ad extra). Gli si risponderà che, generalmente parlando, questo è 75

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