Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

suo attacco, non è inizialmente quello di negare, in via di principio, la metamorfosi dell'organismo umano. È unicamente quello di bloccare la tendenza, emersa sporadicamente nel corso del XVI secolo e portata al suo apice da Arcangelo Piccolomini, a concepire una sorta di specularità normale tra l'apparato genitale del maschio e della femmina; una sorta di reversibilità non patologica tra l'uomo e la donna. Ma, soprattutto, l'obbiettivo del medico legale pontificio è quello di bloccare ogni ipotesi sulla possibilità che il maschile possa subire un'involuzione verso il femminile. Egli non vuole insomma che si rompa lo schema d'uso della perfezione fisica maschile come oggetto del desiderio femminile di essere un individuo finito. Quello che conta, infatti, è che non si modifichi la convinzione che la natura non può togliere il pene all'uomo ma può dotare la donna d'un organo maschile. X. Il medico romano, parlando di trasformazione (ch'egli intende considerare piuttosto come rivelazione d'una realtà latente), non può tuttavia rinunciare all'idea d'anomalia della conformazione, della funzione, della costituzione. Sono stati i medici - dice Zacchia - che, con le loro ricerche sull'azione del calore del corpo che non condensa, non contrae, non ritrae, hanno contribuito a rendere inagibile la credenza nelle metamorfosi dal maschile al femminile: Marcello Donati, Jean Riolan, Nicolas Nancel35. Essi hanno piegato alle loro idee anche molti teologi. Esemplare, per esempio, quello che ha sostenuto l'autore delle Disquisizioni sulla magia. Il padre Martino Del Rio36 , nel dire che i demoni non hanno il potere di trasformare il corpo dell'uomo nell'organismo della donna, si richiama alla scienza (ventiduesima questione del secondo libro). Vale a dire: riconosce che si tratta d'un fenomeno impossibile a verificarsi secondo le leggi della natura. 72

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