Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

promessa soprattutto quando ci sia stato di mezzo un giuramento». E allora i suoi interlocutori insistettero: «Non è forse vero che la pressione del calore naturale sul corpo può cambiare, insieme alla libido del soggetto, anche gli stessi organi genitali?»; «E poi, non è facilmente accertabile il fatto che sono stati spesso sciolti dei matrimoni perché l'ermafrodito femmina, proprio in seguito al cambiamento di sesso, era diventata indifferente al marito e s'era messa a far l'uomo con le altre donne?»32 . La risposta del Maioli accetta l'autorità del caso allegato (hoc non est a veritate alienum). Non concede nulla però sul piano della morale. Riconosce che, se è cambiata la vis incaJescendi, può essere cambiata anche, fino a rovesciarsi sul modello galenico, la forma dell'apparato genitale (et ipsa quoque naturae instrumenta fuere inversa)33 . IX. Dopo aver letto il libro di Juan Huarte, l'archiatro Paolo Zacchia (che non cita le lezioni di Arcangelo Piccolomini, ma conosce bene i dialoghi di Simone Maioli) diventa ancora più consapevole di quanto fosse urgente che il medico si ribellasse alle «vane e ridicole» opinioni che circolavano ancora tra alcuni uomini di sapere a proposito delle trasformazioni del sesso. Egli deve ribadire, per prima cosa, che non si danno metamorfosi di genere come processo naturale (dicendum id naturaliter nequaquam passe succedere). Sente poi l'obbligo - in base alle sue conoscenze specifiche - d'attaccare con forza anche coloro che, considerati come autorità del sapere moderno, si dice abbiano tenuto delle posizioni ambigue. Lodovico Vives, per esempio, non doveva scrivere- commentando un passo agostiniano - che la trasformazione d'un uomo in una donna è difficile. Doveva scrivere eh'è impossibile34 . L'obbiettivo di Zacchia, contrariamente a quello che si potrebbe pensare considerando l'impianto polemico del 71

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