Sulla base di questo rigido schema galenico, che sembrava insistere sulla differenza funzionale tra maschile e femminile per conoscere il genere come macchina di riproduzione della vita umana, lo Huarte continua dicendo che, «se quando la natura ha finito di f ar un huomo in tutta perfezione, lo volesse convertire in donna, non haverebbe a far altro che fargli ritornare in dentro gl'instromenti della generatione. Et se, fatta una donna, volesse tornare a farla huomo, col cavarle fuora l'utero et i testicoli, haverebbe fatto ogni cosa». Il medico spagnolo non pensava di avere a che fare con un modello da applicare - più che altro come rete di allusioni - ai discorsi sull'acquisizione dei caratteri sessuali secondari. Pensava che si trattasse d'un evento sempre possibile proprio per il fatto che il di dentro e il di fuori della «creatura» si corrispondono. «Del che sono piene le historie». Molti non ci credono perché della materia si sono appropriati i poeti. «Ma la cosa è veramente così». I medici sanno «che molte volte la natura ha fatto una femmina» che «tale è stata uno o due mesi nel ventre delle madre». Ma, sopravvenendo «nei membri genitali copia di calore», gli strumenti «sono usciti fuora» e il corpo, da femminile che era, è diventato maschile28 . Ma da cosa inferisce l'Huarte che un soggetto sia passato attraverso questa complessa storia fetale dal momento che il processo di formazione e sviluppo dell'organismo nel ventre della madre era invisibile? Ricorrendo a alcuni suggerimenti che venivano dalla tradizione semiotica della fisiognomica che in quegli anni stava attraversando una straordinaria effervescenza teorica. Il rinnovamento dell'antica disciplina avveniva allargando a dismisura lo spettro dell'anima che, fatta affiorare nei suoi turbamenti e nelle sue angosce, rompeva le povere classificazioni per tipi umani. Questo è, comunque, il metodo di Huarte per l'introspezione dell'anima attraverso i gesti. «A chi sia accadu68
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==