Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

si di mutamento allegati dalle cronache come fenomeni d'improvvisa rivelazione della natura sessuale virile in un corpo ch'è sempre apparso sotto l'aspetto genitale della donna, ma non era femminile nella sua essenza; come fenomeni di subitanea maturazione della sostanza sessuale maschile in un corpo che si è sempre presentato sotto la forma genitale dell'uomo, ma non era maschile nella sua costituzione. La relativamente frequente virilizzazione (evasio in virum) e la assai rara femminilizzazione (evasio in feminam) del corpo sarebbero eventi dell'adolescenza umana che riguardano delle feminae apparentes e dei mares adumbrati. In secondo luogo ho analizzato gli enunciati di quegli studiosi i quali aderivano alla nozione di metamorfosi all'interno del discorso sull'evoluzione e sull'involuzione della natura: sull'evoluzione animale e l'involuzione vegetale. In particolare ho cercato di capire i problemi posti ai medici - aperti, tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo, a tutte le discipline naturali - dalle osservazioni di Pietro Andrea Mattioli sul regno vegetale e dalle ricerche sistematiche condotte da Kaspar Bauhin per compilare il libro sull'ermafroditismo animale13 . La contiguità anatomica tra regno umano e regno animale superiore - dove la metamorfosi (si diceva tra gli etologi) era attestata con estrema chiarezza tanto dal maschile al femminile quanto dal femminile al maschile - aveva procurato agli esperti una serie di dubbi in grado di far vacillare le prime ipotesi dell'incomunicabilità dei regni. In ogni caso venne riconosciuto che, in linea di principio, neanche il movimento di trasformazione dall'organismo maschile a quello femminile si colloca fuori dai limiti della natura (ex quibus non videtur extra naturae limites esse ex maribus feminas fieri)14 . IV. Vorrei affrontare in questa sede, seguendo il discorso riassuntivo delle Quaestiones medico legales di Paolo Zac62

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