Il piccolo Hans - anno XX - n. 79/80 - aut./inv. 1993-1994

neva per diritto di nascita, un solo incidente. Essendo sorta una controversia tra Zeus e Era intorno all'intensità del piacere sessuale nell'uomo e nella donna, venne chiamato - avendo egli avuto esperienza, durante la sua esistenza, dell'una e dell'altra condizione libidica della specie - a dare un giudizio di merito. Il dio sosteneva ch'era la donna a gustare il piacere più profondo nel coito; la dea asseriva invece che nell'amplesso era l'uomo a provare l'orgasmo più vivo. Tiresia volle rivelare la «verità» sul sospetto o segreta sensazione degli amanti che il sublime godimento sessuale appartenga sempre all'altro. Emise un verdetto per il quale perse la vista (decisione di Era), ma acquistò il dono della profezia (deliberazione di Zeus)3 • A partire dalla seconda metà del XV secolo cominciano lentamente a cambiare le idee della scienza genesica, con il declino della spiegazione aristotelica (la capacità riproduttiva è contenuta nel seme dell'uomo) e la riemergenza dell'insegnamento ippocratico (la fecondazione nell'utero della donna si ha per effetto della mescolanza dei due principi della vita: lo sperma maschile e il liquido femminile). In questo contesto sono stati molti i medici d'Europa a utilizzare il mito tiresiano per affrontare tanto la questione fisica del ruolo del piacere nel concepimento quanto la questione morale del godimento nel rapporto sessuale. Rammento, a questo proposito, i titoli di tre dei più interessanti documenti fisico-morali prodotti nel corso d'un secolo di dibattiti; un secolo segnato, proprio a metà, cioè nel 1559, dalla sconvolgente affermazione di Realdo Colombo che il piacere reciproco dell'uomo e della donna nell'amplesso fosse la condizione necessaria e sufficiente alla riproduzione della vita. Il celebre anatomista cremonese, nel corso delle sue lezioni alla Sapienza romana, aveva infatti detto: «Non enim absque mutua maris et feminae voluptate concipi posse crediderim»4 • I do57

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